Il giorno dopo i funerali di Italo d’Elisa e il silenzio di Fabio Di Lello, l’uomo che lo ha ucciso per vendicare la morte della moglie, si aggiungono due nuovi particolari a questa storia di rancore e morte. I genitori del fornaio diventato killer avevano chiesto a uno degli specialisti che lo avevano in cura perché depresso di farlo ricoverare e confermano che Roberta Smargiassi era incinta e che avrebbe comunicato la notizia a tutta la famiglia il giorno dopo. A Corriere e Repubblica Lina e Roberto Di Lello, che non hanno trovato il coraggio di andare al funerale di D’Elisa ma hanno inviato fiori, raccontano di aver tentato di sottrarre il figlio a quell’ossessione che lo ha portato il 1 febbraio a impugnare la calibro 9, regolarmente detenuta, e sparare tre colpi contro il 22enne che il 1 luglio dell’anno scorso aveva investito con la sua Punto nera il motorino della donna.
La madre di Di Lello: “Andava al cimitero anche di notte”
“Fabio stava male, molto male… – racconta la donna ai cronisti – L’incidente ha cambiato la vita di tutti. Fabio non è riuscito ad accettare la morte di Roberta. Andava al cimitero anche di notte, saltava il muro e stava lì con lei. Sempre, notte e giorno. Poi ha smesso con le notti ed entrava alle 7 del mattino, quando aprivano i cancelli, tornava a mangiare un boccone, poi di nuovo lì fino alle 6 di sera, l’orario di chiusura. Un’ossessione: suo fratello lo invitava a Roma e lui rifiutava: “E poi chi ci sta con Roberta?”. Gli dicevo Fabio tu non puoi vivere così, ma lui si arrabbiava”. Il medico aveva spiegato ai genitori che per ricoverarlo sarebbe stato necessario il suo consenso. L’ex calciatore dilettante dal giorno della morte della moglie continuava a chiedere giustizia: ma D’Elisa, al momento dell’incidente, non era ubriaco né drogato. E comunque l’udienza preliminare era stata già fissata a sei mesi dai fatti.
Il padre di Fabio, che ieri davanti al giudice per le indagini preliminari non ha ripetuto la versione fornita ai suoi avvocati e cioè che il ragazzo lo aveva sfidato, spiega di provare vergogna verso tutti e che il figlio era ossessionato da Italo: “Io l’accido quello lì”. Ma l’uomo dice di non aver saputo dell’arma, anche se Fabio aveva da tempo il porto d’armi: “Non sapevo che avesse una pistola. Lui aveva il porto d’armi sportivo perché andava a tirare al poligono. Dovevano toglierglielo. Chissà dove l’ha presa poi la pistola”.
Il padre: “Spero che torni la pace”
“Io so che a sei mesi dal lutto o ti riprendi o finisci nel tunnel e Fabio è finito nel tunnel. Non ce l’ha fatta anche perché non accettava certe cose che leggeva sull’incidente prima di Natale, tipo che Roberta non aveva il casco allacciato eccetera. Da quei giorni è andato sempre più giù” aggiunge la signora. La donna ricorda anche come ha saputo quello che era avvenuto. Il padre di Roberta ha chiamato: Vieni qui perché è successa una cosa grave. Oddio, si è ucciso, ho pensato. Sono corsa al cimitero e lui mi è venuto incontro. Mi ha abbracciato fortissimo, così forte da lasciarmi i segni qui. “Ti voglio bene”, mi ha detto. Aveva ucciso il ragazzo… Ma perché, perché l’hai fatto? Non potevi fare una scazzottata che almeno non moriva nessuno?”. “Questa è stata una guerra, ci sono tre famiglie distrutte dal dolore. Roberta è morta e – dice il signor Di Lello – ora è morto anche quel ragazzo e io sento un grande dolore per lui e per la sua famiglia. Devono morire i vecchi, non i giovani. Non so più cosa dire, cosa pensare. Spero almeno che torni la pace fra tutti”.
Il padre di D’Elisa: “Mi disse che avrebbe voluto morire lui”
“Italo era un ragazzo che si dedicava a tutti, stava nella Protezione civile e soccorreva gli altri. Quando ha ucciso Roberta Smargiassi, il primo luglio, mi ha detto che avrebbe voluto morire lui al suo posto. Lui quel primo luglio è morto, anche se camminava. La sua vita era distrutta. Mi diceva: ‘Io chiudo gli occhi e vedo quell’incidente. Ho sempre quell’immagine dell’incidente’.È stato ricoverato anche lui, perché ha avuto un trauma” ha raccontato Angelo D’Elisa, padre di Italo d’Elisa a L’Arena su Rai1. “Italo era un morto vivente. Lo vedevo male. Preghiamo tutti per queste famiglie distrutte, ascoltiamo le parole del parroco che sono sante. Io mi fido della giustizia. Avete un po’ di pietà per queste famiglie distrutte? Lasciateci tranquilli a pregare”.