“Sarebbe la fine del corpo nazionale dei vigili del fuoco”. È perentorio il coordinatore nazionale Cgil-Funzione Pubblica Danilo Zuliani, nel giudicare la bozza di legge con cui il ministero dell’Interno propone di riformare la struttura di vertice dei pompieri. “Si tratta dell’ennesimo tentativo di gerarchizzare un corpo che invece deve mantenere nella flessibilità il suo tratto distintivo”. L’esatto contenuto del documento si conoscerà solo l’8 febbraio, quando si aprirà il tavolo della contrattazione, ma a destare sin d’ora la preoccupazione dei vigili del fuoco è soprattutto quella che sembra la proposta più rilevante contenuta nel decreto. E cioè affidare ad un prefetto non solo – com’è già oggi – il ruolo di Capo Dipartimento dei vigili, ma anche quella di Capo del Corpo, incarico che fino ad ora è sempre stato riservato ad un tecnico, ovvero a chi ha svolto una lunga carriera sul campo. “Per il momento si tratta solo di una proposta che verrà illustrata a tempo debito”, precisano i vertici del Dipartimento, che cercano di stemperare il clima: “Siamo pronti a confrontarci con le parti e a trovare un accordo. Ma prima dell’avvio della trattativa, è inutile parlarne”. “Ci confronteremo a partire dall’8 di febbraio – dicono dal gabinetto del dipartimento – Inutile alimentare uno scontro solo sulla base di ipotesi che devono ancora essere spiegate nel dettaglio. Si cercherà di far convergere le varie posizioni: se non sarà possibile, la proposta resterà nel cassetto“.
Un accordo che però potrebbe non essere semplice da trovare. Zuliani parla di “contrarietà assoluta” al disegno, soprattutto per quanto riguarda la modifica dell’organigramma. Il Corpo ha attualmente una guida a due teste: da un lato il capo del corpo, l’ingegnere Giacchino Giomi, classe ’53 e oltre 30 anni di servizio alle spalle, nominato nel luglio 2014 dal Consiglio dei ministri su proposta del Viminale, e dall’altro il Capo Dipartimento, un prefetto. Dall’agosto del 2016 è Bruno Frattasi a ricoprire questa carica: sessantenne napoletano, ex prefetto di Latina, di lui si era parlato come di uno dei papabili per il ruolo di commissario del Comune di Roma dopo le dimissioni di Ignazio Marino (carica affidata, poi, a Francesco Paolo Tronca). Ebbene, il testo che verrà discusso nei prossimi giorni, un decreto legislativo previsto dalla delega contenuta nella legge Madia, propone di affidare a un prefetto anche la poltrona di Capo del Corpo. Protesta la Cgil: “È inaccettabile: per noi segnerebbe una perdita di autonomia e di efficienza”.
Per spiegare meglio le ragioni di questa opposizione, Zuliani offre un esempio che si riferisce all’ultimo dei tanti episodi in cui i vigili del fuoco sono stati chiamati in causa: “Nessun prefetto, da dietro uno scrivania, avrebbe autorizzato molte delle operazioni messe in atto durante l’emergenza di Rigopiano. Nessun prefetto avrebbe autorizzato, ad esempio, gli operatori del soccorso alpino a partire con gli sci ai piedi e risalire la montagna nel bel mezzo di una bufera per raggiungere l’hotel crollato”. Ci sarebbe, insomma, una sostanziale incompatibilità tra ruoli e sensibilità: “Noi pompieri operiamo sulla base della nostra esperienza e del nostro fiuto e sappiamo che ogni intervento è diverso da qualsiasi altro. Spesso inventiamo sul momento, a seconda della situazione che ci troviamo di fronte. Un prefetto ha una mentalità del tutto diversa: applica pedissequamente la legge, è contrario ad ogni variazione in corso. Questo significa indebolirci: è un pessimo servizio non solo a noi vigili, ma all’intera popolazione”.
Insomma, secondo Zuliani si tratterebbe di “una manovra di Palazzo” e il palazzo in questione è quello del Viminale. “A noi pare – prosegue il coordinatore della Cgil-Funzione Pubblica – che il prestigio che abbiamo acquisito negli ultimi tempi grazie ai nostri interventi, l’amore che la gente ci tributa, diano fastidio al potere prefettizio all’interno del ministero. Ed è per questo che vogliono metterci in riga, irreggimentandoci in un ordinamento che è l’esatto contrario di ciò di cui avremmo bisogno”. Il tutto, peraltro, senza un confronto tra le parti. La bozza di riforma, contesta la Cgil, è stata elaborata all’interno del Dipartimento con la collaborazione del sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci: “Tutto a nostra insaputa. Siamo venuti a conoscenza di questa proposta a ridosso dell’apertura del tavolo di contrattazione. Neppure il capo del corpo è stato consultato”.