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Conti pubblici: Italia commissariata e svenduta, ma la priorità è la Raggi

Conti pubblici: Italia commissariata e svenduta, ma la priorità è la Raggi
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Allarme spread! Bisogna tagliare il debito pubblico e attuare nuove privatizzazioni!

Ci risiamo, con il pretesto di uno starnuto dei ‘mercati’, la politica è pronta a mettere nuovamente le mani in tasca allo Stato, replicando gli interventi già sperimentati in passato e che si sono rivelati utili per la finanza internazionale, e dannosi per la collettività.

Dall’inizio della crisi l’Europa ha posto in essere una serie di provvedimenti finalizzati a tutelare, a tutti costi, “la stabilità finanziaria della zona euro” (principio introdotto nell’art. 136 del Tfue e richiamato nel trattato istitutivo della Troika, il Mes). Come? Trasferendo i costi del fallimento del mercato unico sui conti pubblici degli Stati e sulle spalle dei cittadini che hanno dovuto subire pesanti riforme in senso peggiorativo: riforma del sistema pensionistico, privatizzazioni, drastica riduzione dei diritti dei lavoratori, tagli ai salari, aumento della pressione fiscale e sempre minori risorse per il welfare e i servizi pubblici.

Risultato? La crisi è sempre più acuta, la ‘ricetta’ europea si è rivelata un clamoroso fallimento, eppure continuano ad utilizzarla, come se niente fosse.

La verità è che una soluzione è giusta o sbagliata a seconda della prospettiva da cui la si osserva. Per i ‘mercati’ la struttura politica messa in piedi dalla leadership europea e dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni è una sorta di paradiso economico artificiale dove potere ordinare riforme  fregandosene della volontà popolare, dove potere considerare normale la svendita della democrazia in cambio di un prestito finanziario (leggasi Troika/Mes), dove un mercato unico fallimentare, impunito e non oggetto di discussione, rappresenta un’occasione in più per fare shopping di beni pubblici e di diritti sociali. Poco importa, poi, se il paradiso di qualcuno è l’inferno per qualcun altro (i cittadini).

La riduzione del debito pubblico (che è comunque un problema, per carità) è solo un pretesto, ormai lo sappiamo, ed è davvero preoccupante che si continui a far finta di nulla riproponendo interventi del passato che hanno soltanto aggravato la crisi. Basti solo pensare che gli interessi finanziari dell’Eurozona sono stati salvati con fondi europei alimentanti dagli Stati, che hanno inciso negativamente sul debito pubblico.

Semplice: risorse illimitate per il sistema finanziario globale, vincoli di spesa per i cittadini. Sarebbe comico se non fosse tragico.

Dovremmo ribellarci a tutto questo, e farlo al più presto. Il nostro futuro dipende da questo.

Il caso ‘Raggi’ – al di là di chi ha torto o di chi ha ragione – sta servendo da ‘scudo’ ad una ulteriore fase di ‘svendita’ del paese. Esattamente come quando nel 2011 le inchieste su Berlusconi oscurarono l’attacco alla nostra democrazia ben sintetizzato nelle richieste dei ‘mercati’, contenute nella famosa lettera della Bce inviata al governo Berlusconi. Un po’ come trovarsi in spiaggia a litigare per una sdraio e due ombrelloni incuranti dell’arrivo di uno tsunami.

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