“Forse sono arrivato tardi a questa conferenza, se lo avessi fatto prima tutto questo non sarebbe successo. Se in sala c’è il Fatto quotidiano, voglio dire che ho sbagliato a non rispondervi. Mi avevano anche consigliato di farlo, mi dispiace, ho fatto una cazzata“. Le parole del presidente della FederGolf Franco Chimenti non solo segnano un netto cambio di strategia rispetto alla totale mancanza di chiarezza sin qui tenuta da chi doveva garantire trasparenza sull’utilizzo dei soldi pubblici per la Ryder Cup. L’ammissione di colpa degli organizzatori del torneo è soprattutto la testimonianza di un fatto incontrovertibile: se la manifestazione dovesse davvero saltare, le responsabilità sarebbero di chi ha gestito come peggio non poteva la comunicazione dell’evento, non spiegando il perché di quelle garanzie statali nascoste in leggi e decreti che nulla avevano a che fare con lo sport. Ora che il tempo sta per scadere, si tenta la carta della disperazione: da un lato il capo cosparso di cenere, dall’altro il tentativo di inserire i 97 milioni di garanzia nell’ultima finestra possibile, il Milleproroghe.
“È tardi? Di più. Ma ce la possiamo ancora fare”. C’è il clima da ultima spiaggia per la conferenza stampa convocata dalla FederGolf. Tra i rimpianti, le speranze e i mea culpa di chi, dopo l’ennesima bocciatura della fideiussione governativa da parte del Senato, ha davvero paura di vedersi sfuggire il sogno che sembrava già realtà. Franco Chimenti è il primo a prendere la parola. Chiede scusa (persino ai giornalisti) e ammette di aver sbagliato tutto quanto. Per questo da oggi cambia tutto nei corridoi del palazzo Coni di viale Tiziano, dove ha sede la Federazione Italiana Golf. Promesse di trasparenza, cordialità fin quasi eccessiva: tutto ciò che non c’è mai stato in tutti questi mesi di contributi nascosti, sotterfugi e mancate risposte. C’è ancora una Ryder Cup da salvare, del resto. O, almeno, da provare a salvare. E quella scadenza del 13 febbraio, rivelata da ilfattoquotidiano.it e confermata pubblicamente anche dal direttore generale Giampaolo Montali: “Il Board ci ha dato un ultimatum per lunedì, entro cui noi dobbiamo fornire tutte le garanzie del progetto che ad oggi non abbiamo. Si potrebbe arrivare a fine mese, ma solo se dimostrassimo che l’iter è già stato avviato e manca solo la ratifica formale. Ora non dipende più da noi, speriamo che il governo trovi una soluzione. E che gli inglesi abbiano ancora pazienza“. L’esecutivo si deve muovere, insomma, anche per evitare “una figuraccia a livello internazionale che l’Italia non può permettersi”.
Il problema è soprattutto tecnico: l’unico strumento per avere certezze in tempi così brevi è il Milleproroghe, ma anche lì (come per il decreto Salva Banche) si rischia l’inammissibilità. L’esecutivo sta valutando in queste ore se è il caso di provarci o se tentare una strada alternativa. Ma la questione è anche politica, e si è creata dopo mesi in cui da una parte la Federazione ha negato ogni tipo di risposta a chi chiedeva come sarebbero stati spesi milioni di contributi pubblici, mentre dall’altra il governo continuava ad infilare di straforo mance e garanzie in provvedimenti di tutt’altra natura. Generando un vero e proprio caso nell’opinione pubblica, che ha contribuito non poco a far arenare il progetto. Anche se il presidente preferisce glissare sulle responsabilità della politica: “Bisognerebbe chiedere a loro perché hanno scelto queste strade, non credo ci fosse la volontà di nascondere nulla”. E a chi gli fa notare che anche lui in un primo momento non aveva parlato della presenza di contributi pubblici risponde: “Pensavo fosse un fatto noto a tutti, sono uno sprovveduto”.
Così nella conferenza stampa convocata d’emergenza, Montali e Chimenti provano a snocciolare un po’ di numeri: lo studio di Kpmg che parla di un indotto da oltre mezzo miliardo, i 5mila posti di lavoro, i 120 tornei di golf tra cui un Open per disabili che verranno organizzati. “La garanzia di 97 milioni è diluita in 12 anni. E se qualcosa dovesse andare storto il governo coprirebbe, ma poi si rivarrebbe sulla Federazione. Siamo noi i responsabili”, assicura il presidente. “Abbiamo i 41 milioni di Infront, la percentuale sui diritti tv, la grande scommessa dell’aumento dei tesserati: il progetto dell’evento è coperto e la fideiussione è solo un atto formale”. Intanto si sa che l’Italia ha già speso circa nove milioni di euro per l’edizione 2022, tra il “fee” da pagare alla società detentrice dell’evento, Open d’Italia e costi vari. Chissà se la tardiva operazione verità basterà a far cambiare idea all’opinione pubblica e a permettere l’approvazione della garanzia, senza la quale salta tutto. Il tempo stringe. Ma alla fine dell’evento arriva la notizia che in Federazione aspettavano: una telefonata privata direttamente dal Board di Ryder Cup Europe, la società detentrice dei diritti (a cui il governo deve la famosa fideiussione). “Gli inglesi ci hanno detto che hanno seguito con attenzione la conferenza e attendono di conoscere il percorso normativo con cui il governo intende approvare la garanzia”. Un’apertura: “Aspetteranno un altro po’, sono ottimista”, sospira Chimenti chiuso nel suo ufficio. La Ryder Cup è ancora viva. Forse.
Lobby
Ryder Cup, FederGolf in conferenza stampa: “Abbiamo fatto una cazzata a non rispondere al Fatto.it, scusate”
Il presidente della federazione Franco Chimenti in conferenza stampa ammette le responsabilità. Cambio di strategia per cercare di salvare in extremis la competizione: fino a ieri nessuna trasparenza, oggi cordialità (anche eccessiva) e promesse di spiegazioni e di ritorni economici
“Forse sono arrivato tardi a questa conferenza, se lo avessi fatto prima tutto questo non sarebbe successo. Se in sala c’è il Fatto quotidiano, voglio dire che ho sbagliato a non rispondervi. Mi avevano anche consigliato di farlo, mi dispiace, ho fatto una cazzata“. Le parole del presidente della FederGolf Franco Chimenti non solo segnano un netto cambio di strategia rispetto alla totale mancanza di chiarezza sin qui tenuta da chi doveva garantire trasparenza sull’utilizzo dei soldi pubblici per la Ryder Cup. L’ammissione di colpa degli organizzatori del torneo è soprattutto la testimonianza di un fatto incontrovertibile: se la manifestazione dovesse davvero saltare, le responsabilità sarebbero di chi ha gestito come peggio non poteva la comunicazione dell’evento, non spiegando il perché di quelle garanzie statali nascoste in leggi e decreti che nulla avevano a che fare con lo sport. Ora che il tempo sta per scadere, si tenta la carta della disperazione: da un lato il capo cosparso di cenere, dall’altro il tentativo di inserire i 97 milioni di garanzia nell’ultima finestra possibile, il Milleproroghe.
“È tardi? Di più. Ma ce la possiamo ancora fare”. C’è il clima da ultima spiaggia per la conferenza stampa convocata dalla FederGolf. Tra i rimpianti, le speranze e i mea culpa di chi, dopo l’ennesima bocciatura della fideiussione governativa da parte del Senato, ha davvero paura di vedersi sfuggire il sogno che sembrava già realtà. Franco Chimenti è il primo a prendere la parola. Chiede scusa (persino ai giornalisti) e ammette di aver sbagliato tutto quanto. Per questo da oggi cambia tutto nei corridoi del palazzo Coni di viale Tiziano, dove ha sede la Federazione Italiana Golf. Promesse di trasparenza, cordialità fin quasi eccessiva: tutto ciò che non c’è mai stato in tutti questi mesi di contributi nascosti, sotterfugi e mancate risposte. C’è ancora una Ryder Cup da salvare, del resto. O, almeno, da provare a salvare. E quella scadenza del 13 febbraio, rivelata da ilfattoquotidiano.it e confermata pubblicamente anche dal direttore generale Giampaolo Montali: “Il Board ci ha dato un ultimatum per lunedì, entro cui noi dobbiamo fornire tutte le garanzie del progetto che ad oggi non abbiamo. Si potrebbe arrivare a fine mese, ma solo se dimostrassimo che l’iter è già stato avviato e manca solo la ratifica formale. Ora non dipende più da noi, speriamo che il governo trovi una soluzione. E che gli inglesi abbiano ancora pazienza“. L’esecutivo si deve muovere, insomma, anche per evitare “una figuraccia a livello internazionale che l’Italia non può permettersi”.
Il problema è soprattutto tecnico: l’unico strumento per avere certezze in tempi così brevi è il Milleproroghe, ma anche lì (come per il decreto Salva Banche) si rischia l’inammissibilità. L’esecutivo sta valutando in queste ore se è il caso di provarci o se tentare una strada alternativa. Ma la questione è anche politica, e si è creata dopo mesi in cui da una parte la Federazione ha negato ogni tipo di risposta a chi chiedeva come sarebbero stati spesi milioni di contributi pubblici, mentre dall’altra il governo continuava ad infilare di straforo mance e garanzie in provvedimenti di tutt’altra natura. Generando un vero e proprio caso nell’opinione pubblica, che ha contribuito non poco a far arenare il progetto. Anche se il presidente preferisce glissare sulle responsabilità della politica: “Bisognerebbe chiedere a loro perché hanno scelto queste strade, non credo ci fosse la volontà di nascondere nulla”. E a chi gli fa notare che anche lui in un primo momento non aveva parlato della presenza di contributi pubblici risponde: “Pensavo fosse un fatto noto a tutti, sono uno sprovveduto”.
Così nella conferenza stampa convocata d’emergenza, Montali e Chimenti provano a snocciolare un po’ di numeri: lo studio di Kpmg che parla di un indotto da oltre mezzo miliardo, i 5mila posti di lavoro, i 120 tornei di golf tra cui un Open per disabili che verranno organizzati. “La garanzia di 97 milioni è diluita in 12 anni. E se qualcosa dovesse andare storto il governo coprirebbe, ma poi si rivarrebbe sulla Federazione. Siamo noi i responsabili”, assicura il presidente. “Abbiamo i 41 milioni di Infront, la percentuale sui diritti tv, la grande scommessa dell’aumento dei tesserati: il progetto dell’evento è coperto e la fideiussione è solo un atto formale”. Intanto si sa che l’Italia ha già speso circa nove milioni di euro per l’edizione 2022, tra il “fee” da pagare alla società detentrice dell’evento, Open d’Italia e costi vari. Chissà se la tardiva operazione verità basterà a far cambiare idea all’opinione pubblica e a permettere l’approvazione della garanzia, senza la quale salta tutto. Il tempo stringe. Ma alla fine dell’evento arriva la notizia che in Federazione aspettavano: una telefonata privata direttamente dal Board di Ryder Cup Europe, la società detentrice dei diritti (a cui il governo deve la famosa fideiussione). “Gli inglesi ci hanno detto che hanno seguito con attenzione la conferenza e attendono di conoscere il percorso normativo con cui il governo intende approvare la garanzia”. Un’apertura: “Aspetteranno un altro po’, sono ottimista”, sospira Chimenti chiuso nel suo ufficio. La Ryder Cup è ancora viva. Forse.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.