La Procura di Reggio Calabria ha chiesto il processo per il senatore Antonio Caridi, in carcere da sei mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso. Per i magistrati della Dda, il parlamentare di Gal faceva parte della componente “riservata” della ‘ndrangheta. Stando all’impostazione accusatoria, infatti, Caridi è stato uno dei politici “allevati” dal “direttorio” che, attraverso lui, è riuscito a infiltrarsi negli enti locali e finanche in Parlamento.
Nel capo di imputazione contestatogli si legge che il senatore “fruiva dell’appoggio della cosca De Stefano”, ma anche che operava “in modo stabile, continuativo e consapevole a favore del sistema criminale”. Un sistema criminale che proprio il senatore agevolava “mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico, delle cariche di volta in volta ricoperte all’interno del Consiglio e della Giunta comunale di Reggio, del Consiglio e della Giunta regionale della Calabria e del Senato della Repubblica”.
Assieme a lui, per la prima udienza preliminare del processo “Gotha”, sfileranno in tribunale altre 70 persone per le quali il procuratore Federico Cafiero De Raho, l’aggiunto Gaetano Paci e i sostituti Giuseppe Lombardo, Roberto Di Palma, Stefano Musolino, Giulia Pantano e Walter Ignazitto hanno chiesto il rinvio a giudizio.
Si tratta degli indagati delle più importanti operazioni antimafia portate a termine nel 2016 dai carabinieri, dalla polizia e dalla guardia di finanza nella città dello Stretto. I magistrati hanno riunito in un unico processo le inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, “Fata Morgana”, “Alchimia” e “Sistema Reggio”. Con il processo “Gotha”, alla sbarra ci sarà il “direttorio” della ‘ndrangheta, una struttura con una strategia programmatica che puntava ad alterare “l’equilibrio degli organi costituzionali”.
Con l’inchiesta “Mamma Santissima”, il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo ha ricostruito le varie “componenti riservate” e, soprattutto, è risalito alle due teste pensanti: gli avvocati Paolo Romeo (ex parlamentare del Psdi) e Giorgio De Stefano, “soggetti ‘cerniera’ che interagiscono tra l’ambito ‘visibile’ e quello ‘occulto’ dell’organizzazione criminale”.
Un mondo di mezzo al quale la Dda contesta anche la violazione della legge Anselmi. Un’accusa che la Procura muove a una quindicina di indagati tra cui Paolo Romeo, don Pino Strangio (il prete di San Luca), il magistrato in pensione Giuseppe Tuccio, l’avvocato Antonio Marra, la giornalista Teresa Munari, l’ex assessore comunale Amedeo Canale, Saverio Genoese Zerbi e il funzionario della Corte d’Appello Aldo Inuso. Per loro l’accusa è di far parte di un’associazione segreta, capace di infiltrarsi negli enti locali dettandone gli indirizzi politici. Un’organizzazione che avrebbe agevolato la ‘ndrangheta consentendo il 16 gennaio 2014 al suo promotore, l’avvocato Paolo Romeo, di essere ricevuto addirittura al Senato dall’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali guidato all’epoca da Anna Finocchiaro, oggi ministro del governo Gentiloni.
Oltre a Caridi, è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per diversi politici locali come il presidente della Provincia di Reggio Giuseppe Raffa (Forza Italia) e il sottosegretario regionale Alberto Sarra (ex An e Pdl). L’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, condannato a dicembre a 5 anni di carcere per falso e abuso d’ufficio, non è tra i 69 soggetti per i quali è stato chiesto il processo. Tuttavia è indagato per reato connesso perché, secondo la procura, è stato sostenuto dalla cosca De Stefano e dal killer oggi pentito Nino Fiume. La sua elezione a sindaco di Reggio nel 2002 è stata voluta da Paolo Romeo così come la decisione di candidarsi alle regionali del 2010 quando è stato eletto governatore.
Alcuni riscontri alle indagini condotte dai carabinieri del Ros le ha fornite Alberto Sarra. Dopo essere stato arrestato nell’operazione “Mamma Santissima”, l’ex sottosegretario regionale ha reso importanti dichiarazioni al pm Lombardo: “Io – ha raccontato Sarra – avevo il rapporto con Fiume e Scopelliti aveva il rapporto con i De Stefano (una delle più importanti cosche reggine, ndr). Paolo Romeo è l’anello di congiunzione tra un mondo deviato. Aveva rapporti con Pirilli (l’ex presidente della Provincia di Reggio, ndr) e aveva degli spazi all’interno dell’amministrazione provinciale. Che lui avesse dei rapporti con Valentino (l’ex sottosegretario alla Giustizia, ndr), io lo posso testimoniare perché mi risulta ed erano i rapporti anche in cui lui gli indicava, incideva, esprimeva, dava indicazioni”.
Verbali, questi, inseriti dalla Dda nel fascicolo del processo “Gotha” assieme a centinaia di informative e brogliacci di intercettazioni già sulla scrivania del gup che tra pochi giorni fisserà la prima udienza preliminare.