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Giusto Pio, morto a 91 anni il violinista di Battiato: da L’era del cinghiale bianco a La voce del padrone, i grandi successi

Compositore, strumentista e arrangiatore eccellente, il maestro di Castelfranco Veneto ha rappresentato varie stagioni della musica italiana. La figlia Giulietta al Fatto.it: "Lui si è sempre aperto a ogni esperienza, dall’orchestra sinfonica, così inquadrata e formale, fino alla sperimentazione e all’avanguardia: le ha provate tutte”

di Fabrizio Basciano

Un violino solo, una batteria incalzante, un brano dal titolo ermetico: L’era del cinghiale bianco, la prima di una lunga serie di fortunatissime collaborazioni tra Franco Battiato e il maestro Giusto Pio. Oggi, a novantuno anni, il celebre violinista collaboratore di Battiato e coautore di molti dei suoi più celebri successi ci ha definitivamente lasciati: “Le sue condizioni già non erano buone – ci informa la figlia, Giulietta Pio – Poi dieci giorni fa ha cominciato a star molto male”. Nella sua lunga e variegata carriera musicale, il maestro Pio ha apposto la sua firma su alcune delle più importanti pagine della storia della canzone italiana: da album come, appunto, L’era del cinghiale bianco (1979) a Patriots (1980), da La voce del padrone (1981) a L’arca di Noé (1982), insieme a tanti altri.

Personaggio schivo, sobrio, compositore, violinista e arrangiatore eccellente, il maestro Pio si può dire abbia vissuto più di una singola esistenza musicale, almeno tre: la prima, tutta dedita agli studi e agli insegnamenti accademici, alla musica sinfonica nell’orchestra della Rai di Milano e alla musica da camera; la seconda, caratterizzata da un vero e proprio tuffo nell’edulcorato e scintillante mondo della pop music, in quella fortunatissima collaborazione con Franco Battiato che li vide superare, primi in Italia, il milione di copie vendute con un singolo album, La voce del padrone; la terza, nella sperimentazione e nell’avanguardia, in un mondo popolato da sintetizzatori e computer con album come Motore immobile (1978). Una compostezza, quella tipica del violinista di Castelfranco Veneto, che ai tempi del grande successo gli fruttò appellativi quali Nonno rock o Sua Eminenza Grigia della musica italiana, come piacevolmente e nonostante il dolore ci rammenta sempre la figlia, Giulietta Pio: “Lui si è sempre aperto a ogni esperienza – afferma Giulietta – dall’orchestra sinfonica, così inquadrata e formale, fino alla sperimentazione e all’avanguardia: le ha provate tutte”.

Una persona dall’umiltà estrema, mantenuta ben salda nonostante l’enorme successo ottenuto con brani come Centro di gravità permanente e Cuccurucucu, nonostante la vittoria del Festival di Sanremo col brano Per Elisa, scritto insieme a Battiato per la grintosa voce di Alice, e ancora nonostante le stratosferiche tournée tanto in Italia quanto in Spagna, dinanzi finanche 50mila persone. È sempre la figlia a informarci del fatto che il maestro “ha mantenuto la conoscenza fino all’ultimo. È rimasto serenamente a casa, circondato fino alle 3:30 di questa mattina da tutti noi”. Il violino di Pio ha attraversato tutta la produzione di Battiato fino ai primi anni Novanta, e, oltre a firmare insieme gli arrangiamenti, a lui il cantautore catanese ha a più riprese affidato la direzione d’orchestra, tanto in studio quanto dal vivo: basta solo ricordare il celebre concerto di Baghdad del quattro dicembre 1992, nel corso del quale insieme a Giusto Pio fu direttore d’orchestra anche il pianista Antonio Ballista.

A ricordarci la grandezza del maestro Pio è uno dei protagonisti di quella stupenda stagione degli anni Ottanta foriera di così tanti successi, Filippo Destrieri, storico tastierista di Battiato e suo fidatissimo collaboratore: “Un grandissimo musicista, enorme, veramente immenso: come arrangiatore, come direttore d’orchestra, come tutto. E poi un grande uomo, incredibilmente umile, tranquillo: parlava sempre del suo Veneto. E mi vengono in mente centomila ricordi: ci divertivamo tanto quando, in Spagna, Franco se ne andava a fumarsi la sua bella sigaretta dietro al palco e ci lasciava in due, Pio ed io, a suonare Legione straniera, la nostra Legione straniera. Quella era vita, quello era divertimento puro. Meno male che abbiamo vissuto queste cose”.

Il trio perfetto, ecco come negli anni Ottanta veniva definito il connubio tra Franco Battiato, Giusto Pio e Filippo Destrieri. Il pubblico rispondeva, rispondeva eccome, e in soli tre anni si passò dalle cinquanta persone presenti nella tournée de L’era del cinghiale bianco alle cinquantamila di quella de La voce del padrone: “Col Cinghiale non riempivamo i teatri – ricorda Destrieri – c’era pochissima gente e si andava in giro a rischio: parliamo a volte di cinquanta/sessanta persone, non credete a chi vi dice che erano duecento: io c’ero. Quelle cinquanta/sessanta persone però hanno vissuto con noi un momento meraviglioso”. Fu proprio in occasione della presentazione televisiva del brano L’era del cinghiale bianco che Pippo Baudo, facendo riferimento a Giusto Pio e rivolgendosi a Battiato, disse: “Normalmente i cantanti vengono qui col balletto, con le girl che fanno scene, e tu invece sei venuto con un violinista, come mai questa scelta?”. Alla cui domanda, come suo solito, Battiato sentenziò: “C’è chi usa le gambe e chi invece la testa: io ho preferito la testa”. Si capì subito che quei due avrebbero fatto grandi cose insieme.

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