Lascia spiazzati la notizia che Marco Minniti, ministro dell’Interno, abbia promosso l’idea di far lavorare in maniera gratuita i migranti arrivati in Italia, coinvolgendoli in attività finanziate con fondi europee e inerenti lavori di pubblica utilità.
In un momento nel quale il tema del lavoro rappresenta una ferita aperta in seno alla società, è paradossale proporre di far svolgere gratis degli impieghi a degli esseri umani, un’idea che ci porta, più che nel futuro e nell’Europa, a qualche secolo fa, quando proposte come queste potevano tranquillamente inserirsi nella logica dello sfruttamento coatto della forza lavoro, senza mezzi termini o senza imbellettamenti d’occasione.
La norma sarebbe giustificata dal fatto che facendo così lavorare gli immigrati sarebbe più facile il loro percorso di accettazione ed integrazione nella società, con moltissimi italiani che vedrebbero d’un tratto positivamente questo tipo di impiego, scacciando l’equazione migrante = fannullone. Oltre ad interrogarci sull’utilità di implementare una norma simile per la sola volontà di rimediare ad un problema di accoglienza e favore psicologico verso l’immigrazione, viene da chiedersi se poi ciò sarebbe verificabile. Tutto ciò diverrebbe, con tutta probabilità, l’ennesima riprova del fatto che l’immigrazione viene spesso utilizzata in maniera strumentale per promuovere impieghi senza tutele, senza coperture contrattuali o, come in questo caso, senza neppure uno straccio di retribuzione.
Il migrante, insomma, diventa accettabile solo se sfruttato, senza la benché minima tutela di cui un cittadino moderno dovrebbe godere, quasi un cuneo utile a spazzare via decenni e decenni di lotta sindacale, sperimentando su sé stesso tutte le contraddizioni di una immigrazione gestita malissimo, che tra scandali e zone d’ombra sembra sempre più essere scientemente utilizzata per far regredire le norme che regolano il mercato del lavoro in Italia. Sullo sfondo lo sfruttamento di persone disperate in arrivo da svariate zone del mondo, nonché un mercato del lavoro tremendamente in crisi pure per i cittadini italiani.
In un momento nel quale le morti sul lavoro non denunciate e coperte dal silenzio arrivano a toccare quota cento all’anno, con la Lombardia che conosce da vicino il dramma delle morti bianche, in un momento nel quale la disoccupazione giovanile diventa sempre più un dramma quotidiano di dimensioni spaventose, uscire con una proposta come questa significa levare ancor più dignità al lavoro, svilirne la valenza sociale e i protagonisti, già vessati da continue politiche di precarizzazione, delocalizzazione e desertificazione industriale.
Sarebbe più auspicabile lavorare per l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro in maniera chiara, trasparente, così come deve avvenire per qualsiasi altro cittadino. Il tutto con un piano di occupazione nazionale capace di promuovere il dialogo tra le imprese ed i sindacati, finalizzato alla creazione di posti di lavoro sia in ambito manuale che in ambito tecnico e amministrativo. Un piano di investimenti capace di parlare di futuro ed innovazione aziendale, che io personalmente proporrò per la regione Lombardia, con tavoli adeguati e continui confronti tra il mondo del lavoro e le necessità, politiche e sociali, di offrire uno sbocco alla drammatica situazione dell’occupazione italiana.
Rosaria Iardino
Giornalista, esperta di diritti civili
Politica - 13 Febbraio 2017
Far lavorare gratis i migranti? Un salto indietro di decenni nelle lotte sindacali
Lascia spiazzati la notizia che Marco Minniti, ministro dell’Interno, abbia promosso l’idea di far lavorare in maniera gratuita i migranti arrivati in Italia, coinvolgendoli in attività finanziate con fondi europee e inerenti lavori di pubblica utilità.
In un momento nel quale il tema del lavoro rappresenta una ferita aperta in seno alla società, è paradossale proporre di far svolgere gratis degli impieghi a degli esseri umani, un’idea che ci porta, più che nel futuro e nell’Europa, a qualche secolo fa, quando proposte come queste potevano tranquillamente inserirsi nella logica dello sfruttamento coatto della forza lavoro, senza mezzi termini o senza imbellettamenti d’occasione.
La norma sarebbe giustificata dal fatto che facendo così lavorare gli immigrati sarebbe più facile il loro percorso di accettazione ed integrazione nella società, con moltissimi italiani che vedrebbero d’un tratto positivamente questo tipo di impiego, scacciando l’equazione migrante = fannullone. Oltre ad interrogarci sull’utilità di implementare una norma simile per la sola volontà di rimediare ad un problema di accoglienza e favore psicologico verso l’immigrazione, viene da chiedersi se poi ciò sarebbe verificabile. Tutto ciò diverrebbe, con tutta probabilità, l’ennesima riprova del fatto che l’immigrazione viene spesso utilizzata in maniera strumentale per promuovere impieghi senza tutele, senza coperture contrattuali o, come in questo caso, senza neppure uno straccio di retribuzione.
Il migrante, insomma, diventa accettabile solo se sfruttato, senza la benché minima tutela di cui un cittadino moderno dovrebbe godere, quasi un cuneo utile a spazzare via decenni e decenni di lotta sindacale, sperimentando su sé stesso tutte le contraddizioni di una immigrazione gestita malissimo, che tra scandali e zone d’ombra sembra sempre più essere scientemente utilizzata per far regredire le norme che regolano il mercato del lavoro in Italia. Sullo sfondo lo sfruttamento di persone disperate in arrivo da svariate zone del mondo, nonché un mercato del lavoro tremendamente in crisi pure per i cittadini italiani.
In un momento nel quale le morti sul lavoro non denunciate e coperte dal silenzio arrivano a toccare quota cento all’anno, con la Lombardia che conosce da vicino il dramma delle morti bianche, in un momento nel quale la disoccupazione giovanile diventa sempre più un dramma quotidiano di dimensioni spaventose, uscire con una proposta come questa significa levare ancor più dignità al lavoro, svilirne la valenza sociale e i protagonisti, già vessati da continue politiche di precarizzazione, delocalizzazione e desertificazione industriale.
Sarebbe più auspicabile lavorare per l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro in maniera chiara, trasparente, così come deve avvenire per qualsiasi altro cittadino. Il tutto con un piano di occupazione nazionale capace di promuovere il dialogo tra le imprese ed i sindacati, finalizzato alla creazione di posti di lavoro sia in ambito manuale che in ambito tecnico e amministrativo. Un piano di investimenti capace di parlare di futuro ed innovazione aziendale, che io personalmente proporrò per la regione Lombardia, con tavoli adeguati e continui confronti tra il mondo del lavoro e le necessità, politiche e sociali, di offrire uno sbocco alla drammatica situazione dell’occupazione italiana.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".