Avvelenato all’aeroporto di Kuala Lumpur da due agenti donna. Che dopo averlo freddato sono fuggite a bordo di un taxi. La vittima è Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un ed ex delfino del “caro leader” Kim Jong-il che, secondo l’agenzia Yonhap e altri media sudcoreani, è stato assassinato lunedì 13 febbraio nella capitale della Malesia. Le sospettate sarebbero poi svanite nel nulla in un’azione che ha rafforzato la convinzione della polizia locale che possa esserci la Corea del Nord dietro l’operazione.
“Sinora non ci sono sospettati – ha detto un ufficiale della polizia, Fadzil Ahmat -, ma abbiamo dato il via a indagini e stiamo valutando alcune possibilità che portino a delle piste”, ha aggiunto. Kim, secondo Fadzil, intendeva andare a Macao quando si è sentito male al terminal low-cost dell’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur. “Sembra che qualcuno lo abbia afferrato o abbia tenuto la sua faccia da dietro”, ha spiegato il poliziotto, “si è sentito stordito e ha chiesto aiuto al desk di Klia“. A quel punto è stato portato nell’ambulatorio dell’aeroporto, dove ha continuato a sentirsi male, e quindi è stato trasferito in ospedale. È però morto in ambulanza, ha spiegato ancora. La tv sudcoreana Chosum ha riferito che sarebbe stato avvelenato con un ago da due donne, ritenute agenti della Corea del Nord, poi fuggite in taxi e ora ricercate.
Se confermata quest’ipotesi comunicata da fonti governative di Seul, si tratterebbe del secondo caso di morte di un’altra alta personalità della famiglia Kim, al potere da 70 anni circa, dopo l’esecuzione di dicembre 2013 di Jang Song-thaek, zio del leader attuale, una volta suo tutore e numero due del regime. Kim Jong-nam, 45 anni, è nato dalla relazione tra il “caro leader” e la prima concubina Song Hye-rim, un’attrice sudcoreana di nascita morta a Mosca.
Era stato prescelto dal padre come successore alla guida del regime di Pyongyang ma nel 2001 cadde in disgrazia a causa di un goffo tentativo di raggiungere il Giappone a maggio 2001 con un passaporto falso dominicano volendo godersi una vacanza a Tokyo Disneyland. Dopo anno si rifugiò a Macao, prima di trasferirsi, poco dopo la morte del padre, in diversi Paesi del sud-est asiatico per i timori di poter essere assassinato. In esilio, Kim è stato spesso intervistato dai media giapponesi esprimendo anche critiche sul regime controllato dalla famiglia, auspicando il varo di una stagione di riforme.