A dicembre si era schernito. “Sono stato un coglione, Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?”, aveva detto in un’intervista al Fatto Quotidiano, rivendicando però di non essere “mai stato un corrotto“. A due mesi da quelle parole, però, arriva l’avviso di garanzia per Gianfranco Fini. L’ex presidente della Camera è indagato per riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la guardia di finanza a sequestrare beni per 5 milioni di euro alla famiglia Tulliani. L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex leader di An è un atto compiuto nell’ambito delle perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani eseguite a dicembre 2016. Gli accertamenti bancari e finanziari sui rapporti intestati alla famiglia Tulliani avrebbero infatti portato alla luce nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere da Sergio, Giancarlo, Elisabetta Tulliani e lo stesso ex leader di An, poi protagonista della scissione del Pdl e consecutiva fondazione di Futuro e Libertà. “L’avviso di garanzia è un atto dovuto. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura, ieri come oggi”, ha detto Fini, commentando l’indagine a suo carico.
Si tratta della stessa inchiesta della procura di Roma che aveva messo un punto all’infinita vicenda della casa di Montecarlo. Per i pm capitolini, infatti, l’abitazione nel Principato che ha nei fatti stroncato la carriera di Fini, era stata comprata nel 2008 a 330 mila euro da una società riferibile alla moglie, Elisabetta Tulliani. E a pagare la casa (poi rivenduta nel novembre del 2015 a un milione e 400 mila euro) era stato il re delle slot machine Francesco Corallo, arrestato il 13 dicembre scorso insieme a quattro persone, tra i quali l’ex senatore di An e Forza Italia, Amedeo Laboccetta. Arresti arrivati alla fine dell’inchiesta su Atlantis, poi Bplus e infine Global Starnet, la principale concessionaria dello Stato per le slot machine. In pratica Atlantis girava a società off shore il denaro che invece doveva essere versato allo Stato. Il sequestro di beni alla famiglia Tulliani nasce proprio da una costola di quella stessa indagine. Per gli inquirenti Francesco Corallo destinava parte di quei soldi, opportunamente riciclati proprio alla famiglia Tulliani.
E infatti una di quelle società off shore, la Tamara Ltd, che secondo l’ordinanza del gip Simonetta D’Alessandro sarebbe rinconducibile Elisabetta Tulliani. Si tratta della stessa società che nel 2008 compra l’appartamento al piano rialzato del Palais Milton, boulevard Princesse Charlotte, 14. L’immobile era stato lasciato in eredità ad An nel 1999 della contessa Anna Maria Colleoni “per la giusta battaglia”. L’11 luglio del 2008 An, all’epoca presieduta da Gianfranco Fini, vende l’appartamento per 300 mila euro alla caraibica Printemps Ltd di Saint Lucia, riconducibile a Giancarlo Tulliani, genero dell’ex ministro degli Esteri.
A ottobre dello stesso anno, quindi, la casa viene rivenduta alla Timara Ltd, che secondo i pm capitolini è appunto riconducibile a Elisabetta Tulliani. Non è però la moglie di Fini a pagare l’appartamento monegasco. “Il prezzo di quest’ultima compravendita – scrive il gip – veniva fissato a 330 mila euro, vale a dire proprio la cifra bonificata dal conto caraibico di Corallo”. “Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so qual è la verità e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma familiare”, aveva detto Fini, dopo l’arresto di Corallo e Laboccetta. I pm adesso indagano per sciogliere questo dubbio.
Giustizia & Impunità
Gianfranco Fini indagato per riciclaggio nell’inchiesta sulla casa di Montecarlo
L'ex presidente della Camera è indagato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la guardia di finanza a sequestrare beni per 5 milioni di euro alla famiglia Tulliani. Nel dicembre scorso Sergio e Giancarlo Tullaiani erano stati perquisiti nella stessa indagine che aveva portato all'arresto del re delle slot Francesco Corallo. Gli accertamenti bancari e finanziari avrebbero però portato alla luce nuove condotte di reimpiego ed autoriciclaggio. L'ex leader di An: "Atto dovuto, fiducia nei pm"
A dicembre si era schernito. “Sono stato un coglione, Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?”, aveva detto in un’intervista al Fatto Quotidiano, rivendicando però di non essere “mai stato un corrotto“. A due mesi da quelle parole, però, arriva l’avviso di garanzia per Gianfranco Fini. L’ex presidente della Camera è indagato per riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la guardia di finanza a sequestrare beni per 5 milioni di euro alla famiglia Tulliani. L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex leader di An è un atto compiuto nell’ambito delle perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani eseguite a dicembre 2016. Gli accertamenti bancari e finanziari sui rapporti intestati alla famiglia Tulliani avrebbero infatti portato alla luce nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere da Sergio, Giancarlo, Elisabetta Tulliani e lo stesso ex leader di An, poi protagonista della scissione del Pdl e consecutiva fondazione di Futuro e Libertà. “L’avviso di garanzia è un atto dovuto. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura, ieri come oggi”, ha detto Fini, commentando l’indagine a suo carico.
Si tratta della stessa inchiesta della procura di Roma che aveva messo un punto all’infinita vicenda della casa di Montecarlo. Per i pm capitolini, infatti, l’abitazione nel Principato che ha nei fatti stroncato la carriera di Fini, era stata comprata nel 2008 a 330 mila euro da una società riferibile alla moglie, Elisabetta Tulliani. E a pagare la casa (poi rivenduta nel novembre del 2015 a un milione e 400 mila euro) era stato il re delle slot machine Francesco Corallo, arrestato il 13 dicembre scorso insieme a quattro persone, tra i quali l’ex senatore di An e Forza Italia, Amedeo Laboccetta. Arresti arrivati alla fine dell’inchiesta su Atlantis, poi Bplus e infine Global Starnet, la principale concessionaria dello Stato per le slot machine. In pratica Atlantis girava a società off shore il denaro che invece doveva essere versato allo Stato. Il sequestro di beni alla famiglia Tulliani nasce proprio da una costola di quella stessa indagine. Per gli inquirenti Francesco Corallo destinava parte di quei soldi, opportunamente riciclati proprio alla famiglia Tulliani.
E infatti una di quelle società off shore, la Tamara Ltd, che secondo l’ordinanza del gip Simonetta D’Alessandro sarebbe rinconducibile Elisabetta Tulliani. Si tratta della stessa società che nel 2008 compra l’appartamento al piano rialzato del Palais Milton, boulevard Princesse Charlotte, 14. L’immobile era stato lasciato in eredità ad An nel 1999 della contessa Anna Maria Colleoni “per la giusta battaglia”. L’11 luglio del 2008 An, all’epoca presieduta da Gianfranco Fini, vende l’appartamento per 300 mila euro alla caraibica Printemps Ltd di Saint Lucia, riconducibile a Giancarlo Tulliani, genero dell’ex ministro degli Esteri.
A ottobre dello stesso anno, quindi, la casa viene rivenduta alla Timara Ltd, che secondo i pm capitolini è appunto riconducibile a Elisabetta Tulliani. Non è però la moglie di Fini a pagare l’appartamento monegasco. “Il prezzo di quest’ultima compravendita – scrive il gip – veniva fissato a 330 mila euro, vale a dire proprio la cifra bonificata dal conto caraibico di Corallo”. “Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so qual è la verità e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma familiare”, aveva detto Fini, dopo l’arresto di Corallo e Laboccetta. I pm adesso indagano per sciogliere questo dubbio.
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Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.