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Trump, la numero uno della Fed contro il presidente: “Rallentare immigrazione ostacolerà la crescita economica”

Janet Yellen, che oggi guida l’unica istituzione non controllata dal Partito repubblicano, ha anche confermato che non intende lasciare prima della fine del mandato nonostante gli attacchi del neo presidente. Poi ha detto no alla richiesta di astenesi da colloqui internazionali su nuove norme vincolanti per gli Usa fino a quando la Casa Bianca non avrà nominato "funzionari che privilegino gli interessi dell’America"
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La numero uno della banca centrale statunitense Janet Yellen, oggetto degli attacchi di Donald Trump fin dalla campagna elettorale, non arretra di un passo. Non solo intende restare al suo posto fino al termine del suo mandato, che scade nel 2018, ma non risparmia nemmeno aperte critiche alle prime mosse del neo presidente. Martedì, in un’audizione in Senato, la presidente della Fed ha infatti sottolineato che rallentare l’immigrazione – obiettivo dichiarato del discusso muro al confine con il Messico annunciato da Trump, per non parlare del bando contro l’ingresso in Usa dei cittadini di sette Paesi a prevalenza musulmana – probabilmente rallenterebbe la crescita economica, il cui livello è già deludente, e che gli immigrati sono “un’importante risorsa per la crescita del mercato del lavoro“.

Yellen ha poi rincarato la dose declinando per iscritto la richiesta, arrivata dal deputato repubblicano Patrick McHenry, di evitare colloqui internazionali su “norme vincolanti che gravino sugli affari americani fino a quando il presidente Trump non avrà avuto la possibilità di nominare funzionari che privilegino gli interessi dell’America”. La Fed ha la “autorità” e la “responsabilità” di consultarsi con le controparti straniere – dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria al Financial Stability Board – e lo fa a beneficio degli Stati Uniti, ha replicato. Per questo “continueremo a coordinarci con il dipartimento del Tesoro così come le altre agenzie di vigilanza statunitensi a partecipare nelle varie sedi internazionali”. La presidente ha sottolineato che “partecipando allo sviluppo di standard normativi internazionali, la Federal Reserve può influenzare tali standard in modo da promuovere la stabilità finanziaria degli Stati Uniti e la competitività delle imprese degli Stati Uniti”.

Nominata nel febbraio 2014 da Barack Obama, la Yellen oggi guida l’unica istituzione non controllata dal Partito repubblicano, che ha in mano la Casa Bianca e uk Congresso e a breve – dopo la conferma di Neil Gorsuch – dominerà anche la Corte suprema. Già la conferma che rimarrà in sella fino all’anno prossimo è un’aperta sfida, considerato che Trump l’anno scorso l’aveva accusata di “fare quello che vuole Obama” e di “falsare il mercato” tenendo i tassi di interesse a livelli troppo bassi, cosa che equivarrebbe a “dare via i soldi praticamente gratis”. Ora comunque la fase dei tassi bassissimi volge al termine: Yellen ha confermato che potrebbe considerare un rialzo “nei prossimi incontri” se l’economia continuerà a muoversi nella direzione giusta.

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