I conti 2015 dell’Inps sono in rosso. E, per la prima volta, nel 2016 le perdite mangeranno anche quasi due miliardi di patrimonio dell’istituto. Ma per il presidente Tito Boeri non c’è nessun allarme nello scenario decritto dalla Corte dei Conti con la determinazione sull’esercizio 2015 dell’istituto. Anche perché “il disavanzo deriva unicamente da ritardi nei trasferimenti dello Stato che vengono anticipati dall’Inps e poi ripianati di nuovo dallo Stato. E’ già successo altre volte”, ha precisato Boeri. Aggiungendo che in ogni caso “le prestazioni sono garantite dallo Stato”. “Il sistema è sostenibile“, ha aggiunto poi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiegando che non sono previsti interventi del governo a supporto dell’ente previdenziale.
Eppure per la Corte dei Conti c’è un chiaro trend di deterioramento patrimoniale. Se infatti il 2015 si chiude con un risultato economico negativo per 16,297 miliardi e un patrimonio netto in flessione a 5,87 miliardi, non c’è da star tranquilli per gli anni a venire. I magistrati contabili evidenziano come sullo scorso anno “per effetto di un peggioramento dei risultati previsionali assestati del 2016 (con un risultato economico negativo che si attesta su 7,65 miliardi) il patrimonio netto passi, per la prima volta dall’istituzione dell’ente, in territorio negativo per 1,73 miliardi“. Non solo: “Nella stessa direzione, il bilancio di previsione per il 2017 adottato dal presidente il 27 dicembre 2016 e in corso di approvazione da parte del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ), mostra un risultato economico di esercizio negativo per 6,152 miliardi e un patrimonio netto che si attesta a -7,863 miliardi”, come si legge nel documento della Corte dei Conti che evidenzia come nel 2015 21 milioni di pensioni (di cui l’82% previdenziali) siano costate 307 miliardi contro 215 miliardi di entrate contributive.
Ma, al di là dello squilibrio di gestione, la maggiore criticità nel bilancio Inps è nei crediti contributivi. Nel 2015 il loro valore è ammontato a 92,399 miliardi. Ma sulla effettiva riscossione di questa somma cui non ci sono certezze perché si tratta di crediti “a rischio di realizzabilità”. Non a caso, nel 2015 sono state proprio le svalutazioni dei crediti (per 13,09 miliardi) a determinare il risultato negativo della gestione. “Rimane, pertanto, centrale ai fini del rispetto degli stessi principi della attendibilità e veridicità dei dati iscritti in bilancio che l’Istituto prosegua e rafforzi gli interventi volti ad accertare la sussistenza dei presupposti sottesi all’iscrizione in bilancio dei residui attivi, la cui revisione – e la conseguente cancellazione di quelli non più riscuotibili – si pone a monte sia della eliminazione dalle poste dell’attivo dello stato patrimoniale dei correlati crediti, sia della correzione degli importi iscritti nel fondo svalutazione crediti (55 miliardi, ndr) che figura nel passivo dello stato patrimoniale” precisa la Corte.
Nelle 206 pagine di delibera, la magistratura contabile accende anche un faro su voucher e Isee. Per la Corte dei Conti, dietro all’incremento dei buoni lavoro per le prestazioni occasionali di lavoro accessorio (+66% rispetto al 2014 per 1,151 miliardi) potrebbero infatti nascondersi “fenomeni di lavoro nero e irregolare” capaci di incidere negativamente sui flussi di cassa dell’ente. Per questo “l’espandersi dell’utilizzo dello strumento impone, comunque, un’attenta opera di vigilanza”, si legge nella delibera. Per quanto invece ai rapporti con i Caf per l’assistenza agli utenti delle dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) ai fini della certificazione Isee, l’Inps ha registrato un incremento nei costi (87 milioni, 11 in più rispetto alla stanziamento di bilancio 2016) coperto, con un intervento spot, attraverso la riduzione di altre voci di spesa dell’Istituto. Tuttavia “il problema della copertura dei costi del servizio reso dai Caf, in particolare, ai fini della certificazione Isee rimane, dunque, ancora non risolto, con ripercussione già dal 2017. E’ dunque necessario che si pervenga ad individuare idonee soluzioni anche di carattere tecnico-normativo”, spiega il documento esprimendo preoccupazione per uno strumento necessario per consentire l’accesso alle agevolazioni per le classi meno agiate della popolazione.
Desta, infine, perplessità la riforma avviata da Boeri. La Corte esprime dubbi cioè sul regolamento, che ha rafforzato la figura del presidente ed innescato una lotta di potere all’interno dell’ente previdenziale. Per i magistrati contabili, “l’interpretazione conferita dalla norma regolamentare al quadro normativo vigente non appare del tutto convincente” relativamente al rapporto fra presidente e direttore generale. Per non parlare del fatto che anche la determinazione presidenziale che stabilisce criteri e modalità per gli incarichi dirigenziali rischia di far scattare una “crescita esponenziale del contenzioso sulla materia”. Con un conseguente impatto negativo sui risultati futuri dell’ente.