La prescrizione che ostacola la lotta alla corruzione, i conflitti d’interesse, i collegamenti con le associazioni criminali, la mancanza di giudici e gli appalti pubblici definiti come “un settore a rischio“. È severo come al solito il giudizio della Commissione europea sugli “squilibri” italiani che emerge dal rapporto ad hoc reso noto insieme a quello sul debito pubblico. Eppure per il Tesoro sono soltanto due i problemi segnalati da Bruxelles: stando al comunicato pubblicato sul sito del dicastero di via XX Settembre “la Commissione segnala il livello ancora alto di crediti bancari in sofferenza, che accennano a calare solo dal 2016, e divergenze tra le regioni sulla regolazione della cosiddetta economia collaborativa il cui sviluppo è considerato cruciale dalla Commissione per promuovere la crescita della competitività”. Nel rapporto semestrale, però, c’è anche altro.
“Riforme bloccate a metà 2016”- La comunicazione della Commissione sul progresso delle riforme strutturali nell’Eurozona non manca di riconoscere che Roma ha avviato una serie di “riforme positive“, un passaggio molto apprezzato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Nella sua analisi annuale la Commissione Ue apprezza l’ampiezza delle riforme avviate e realizzate dai governi italiani in questi anni. Gli effetti delle riforme si vedono: la crescita è tornata, l’occupazione aumenta, il credito funziona meglio. Ma dobbiamo fare di più”, scrive su twitter, nonostante la stessa commissione sottolinei che “lo slancio delle riforme si è indebolito da metà del 2016 e restano lacune in politiche importanti, in particolare per quanto riguarda la concorrenza, la tassazione, la lotta alla corruzione ed il quadro della contrattazione collettiva”. In pratica l’azione riformatrice del governo si è bloccata nello stesso periodo in cui è entrata nel vivo la campagna elettorale per il referendum costituzionale. Ma non solo.
Prescrizione ostacola lotta alla corruzione – “Il termine della prescrizione ostacola la lotta contro la corruzione“, è l’incipit del lungo paragrafo dedicato al sistema giudiziario, uno dei
tre aspetti – insieme a quello prettamente economico e quello dedicato alla qualità della pubblica amministrazione – passato in rassegna dalla commissione. “Le sfide dell’Italia legate alla corruzione ad alto livello, ai conflitti di interesse, ai collegamenti con la criminalità organizzata e la corruzione nel settore privato sono ancora confermate da diversi indicatori”, si legge a pagina 59 del rapporto. “L’Italia è 26 ° nella Ue per il controllo delle corruzione, Transparency International ha dato all’Italia uno dei punteggi più bassi nell’Ue, e il paese si è classificato 120esimo su 138 per favoritismi nelle decisioni pubbliche e 87esimo sulla distrazione di fondi pubblici (Banca mondiale 2016b, Wef, 2016)”, continua la relazione sottolineando poi che “gli appalti pubblici sono un settore a rischio, con il 29% di tutte le procedure che hanno un solo offerente e con il 9% che ha avuto una gara d’appalto a tutto il 2015″.
“Mancano risorse adeguate per Anticorruzione” – A questo punto la Commissione parla delle riforme che “sono state adottate per migliorare la repressione della corruzione, ma la riforma dei termini della prescrizione è ancora in attesa. Il corrente sistema rappresenta un notevole ostacolo per reprimere la corruzione. Un progetto di legge che introduce una sospensione di termini di prescrizione per tutti i processi penali e una estensione speciale per i reati di corruzione è in discussione in Parlamento da due anni”. In pratica si tratta di un nuovo riferimento al ddl di riforma del processo Penale da più di due anni in discussione al Senato. Tra le riforme giudiziarie citate dalla commissione quella “nella giustizia civile – si legge a pagina 14 del rapporto – una profonda riorganizzazione di tribunali è stata completata nel 2013, e sono state introdotte diverse misure di riforma, in modo da ridurre il contenzioso. Una legge sull’Anticorruzione è stata adottata nel 2012. La norma ha istituito un’Agenzia anticorruzione, che è stato rinforzata in 2014, ma ancora manca di risorse adeguate“.
“Durata dei procedimenti civili è sfida seria. E mancano giudici ” – E al tema delle risorse disponibili è dedicato anche il paragrafo sul sistema giudiziario italiano. “L’attuale mancanza di 1.439 su circa 9.921 giudici e del personale amministrativo (fino al 30% in alcuni campi) – scrivono da Bruxelles – pesa sulla capacità della magistratura di risolvere tempestivamente un gran numero di casi in entrata. Affrontare questa carenza, migliorando nel contempo la formazione e le attrezzature ed estendendo ulteriormente la digitalizzazione potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza”. Il numero di giudici e amministrativi, dunque, è fondamentale per ridurre la durata dei processi. “Nonostante qualche miglioramento dell’efficacia
del sistema giudiziario, la durata dei procedimenti rimane una sfida seria – spiega Bruxelles sottolineando che “nel 2015, in Italia il tempo impiegato nei processi civili è uno dei più alti in Europa. Negli ultimi cinque anni, alcune riforme hanno contribuito a ridurre le cause pendenti in primo e secondo grado, ma il carico di lavoro è aumentato ancora presso la Suprema Corte di Cassazione (del 4% dal 2014). Nel 2016, il Parlamento ha approvato una riforma delle norme in materia di carriera, formazione e disciplina della magistratura onoraria e una legge per aiutare la Cassazione a ridurre il suo carico di lavoro, anche per creare uffici di supporto per assistere i giudici e permettendo a magistrati da altri reparti di lavorare su cause civili. La quota di cause civili in attesa per più di tre anni rimane uno dei principali problemi della giustizia in Italia, anche se l’arretrato è diminuito dal 2013 tranne nel caso della corte di Cassazione”.
“Crediti deteriorati avranno conseguenze sulla crescita futura” – Sul fonte economico, Bruxelles segnala che l’ammontare dei crediti deteriorati nei bilanci bancari ha “solo cominciato a stabilizzarsi e ancora pesa sui profitti delle banche e sulle politiche di prestito, con conseguenze negative sulla crescita futura”. Il sistema bancario “si sta lentamente riprendendo dal lungo periodo di crisi, ma appare più debole rispetto a quello di altri paesi dell’Ue”, continua il rapporto, in cui viene tra l’altro messa in evidenza, in una una tabella comparativa, che il capitale di maggiore qualità (Cet1) delle banche italiane è in media all’11,5% a fronte di una media Ue del 12,8% (con le francesi al 12,5% e le tedesche al 14,3%). Inoltre si osserva che la “recente risoluzione di quattro piccole banche”, ovvero Banca Marche, Etruria, Carichieti e CariFerrara, “ha comportato costi supplementari per il settore bancario che gravano sulla redditività”. Tra le criticità si osserva che l’aumento degli Npl “è coinciso con l’aumento del numero di procedure di fallimento e di insolvenza“, ma anche che “il regime di insolvenza ed i singoli mezzi di ricorso per la riscossione del debito in Italia appaiono deboli” e che se anche nel 2015 è stata adottata una nuova disciplina “gli effetti dell’ultima riforma in materia di insolvenza ed esecuzione forzata devono ancora farsi sentire, e manca ancora un regime di ristrutturazione funzionale per una certa quota di debiti deteriorati”.
“Ostacoli alla concorrenza e competitività ancora debole” – “La competitività resta debole”, continua il rapporto, “mentre le dinamiche della produttività cono rimaste sommesse, anche a causa della lenta ripresa degli investimenti”. Il Parlamento dovrebbe adottare a breve provvedimenti di liberalizzazione del mercato (il ddl concorrenza), “che tuttavia non elimineranno rilevanti ostacoli alla concorrenza in settori importanti quali commercio al dettaglio, servizi professionali, servizi pubblici locali e trasporti“. La conclusione? “Fare impresa in Italia è nettamente più difficile che nelle altre grandi economie dell’Ue e negli ultimi anni i progressi sono stati solo modesti”. Tutto questo “implica in prospettiva rischi di rilevanza transfrontaliera, in un contesto di alti non-performing loans e disoccupazione”. Come dire che l’Italia è una minaccia per i Paesi partner.
Numeri & News
Ue: ‘Prescrizione ostacola lotta a corruzione, mancano risorse adeguate’. Ma Tesoro cita solo la sharing economy
La comunicazione della Commissione sul progresso delle riforme rileva che "le sfide dell'Italia legate alla corruzione ad alto livello, ai conflitti di interesse, ai collegamenti con la criminalità organizzata e la corruzione nel settore privato sono ancora confermate da diversi indicatori". Sul sito di via XX settembre però si legge che Bruxelles ha rilevato solo due problemi: "Il livello di crediti bancari in sofferenza e le divergenze tra le regioni sulla regolazione della economia collaborativa"
La prescrizione che ostacola la lotta alla corruzione, i conflitti d’interesse, i collegamenti con le associazioni criminali, la mancanza di giudici e gli appalti pubblici definiti come “un settore a rischio“. È severo come al solito il giudizio della Commissione europea sugli “squilibri” italiani che emerge dal rapporto ad hoc reso noto insieme a quello sul debito pubblico. Eppure per il Tesoro sono soltanto due i problemi segnalati da Bruxelles: stando al comunicato pubblicato sul sito del dicastero di via XX Settembre “la Commissione segnala il livello ancora alto di crediti bancari in sofferenza, che accennano a calare solo dal 2016, e divergenze tra le regioni sulla regolazione della cosiddetta economia collaborativa il cui sviluppo è considerato cruciale dalla Commissione per promuovere la crescita della competitività”. Nel rapporto semestrale, però, c’è anche altro.
“Riforme bloccate a metà 2016”- La comunicazione della Commissione sul progresso delle riforme strutturali nell’Eurozona non manca di riconoscere che Roma ha avviato una serie di “riforme positive“, un passaggio molto apprezzato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Nella sua analisi annuale la Commissione Ue apprezza l’ampiezza delle riforme avviate e realizzate dai governi italiani in questi anni. Gli effetti delle riforme si vedono: la crescita è tornata, l’occupazione aumenta, il credito funziona meglio. Ma dobbiamo fare di più”, scrive su twitter, nonostante la stessa commissione sottolinei che “lo slancio delle riforme si è indebolito da metà del 2016 e restano lacune in politiche importanti, in particolare per quanto riguarda la concorrenza, la tassazione, la lotta alla corruzione ed il quadro della contrattazione collettiva”. In pratica l’azione riformatrice del governo si è bloccata nello stesso periodo in cui è entrata nel vivo la campagna elettorale per il referendum costituzionale. Ma non solo.
Prescrizione ostacola lotta alla corruzione – “Il termine della prescrizione ostacola la lotta contro la corruzione“, è l’incipit del lungo paragrafo dedicato al sistema giudiziario, uno dei
tre aspetti – insieme a quello prettamente economico e quello dedicato alla qualità della pubblica amministrazione – passato in rassegna dalla commissione. “Le sfide dell’Italia legate alla corruzione ad alto livello, ai conflitti di interesse, ai collegamenti con la criminalità organizzata e la corruzione nel settore privato sono ancora confermate da diversi indicatori”, si legge a pagina 59 del rapporto. “L’Italia è 26 ° nella Ue per il controllo delle corruzione, Transparency International ha dato all’Italia uno dei punteggi più bassi nell’Ue, e il paese si è classificato 120esimo su 138 per favoritismi nelle decisioni pubbliche e 87esimo sulla distrazione di fondi pubblici (Banca mondiale 2016b, Wef, 2016)”, continua la relazione sottolineando poi che “gli appalti pubblici sono un settore a rischio, con il 29% di tutte le procedure che hanno un solo offerente e con il 9% che ha avuto una gara d’appalto a tutto il 2015″.
“Mancano risorse adeguate per Anticorruzione” – A questo punto la Commissione parla delle riforme che “sono state adottate per migliorare la repressione della corruzione, ma la riforma dei termini della prescrizione è ancora in attesa. Il corrente sistema rappresenta un notevole ostacolo per reprimere la corruzione. Un progetto di legge che introduce una sospensione di termini di prescrizione per tutti i processi penali e una estensione speciale per i reati di corruzione è in discussione in Parlamento da due anni”. In pratica si tratta di un nuovo riferimento al ddl di riforma del processo Penale da più di due anni in discussione al Senato. Tra le riforme giudiziarie citate dalla commissione quella “nella giustizia civile – si legge a pagina 14 del rapporto – una profonda riorganizzazione di tribunali è stata completata nel 2013, e sono state introdotte diverse misure di riforma, in modo da ridurre il contenzioso. Una legge sull’Anticorruzione è stata adottata nel 2012. La norma ha istituito un’Agenzia anticorruzione, che è stato rinforzata in 2014, ma ancora manca di risorse adeguate“.
“Durata dei procedimenti civili è sfida seria. E mancano giudici ” – E al tema delle risorse disponibili è dedicato anche il paragrafo sul sistema giudiziario italiano. “L’attuale mancanza di 1.439 su circa 9.921 giudici e del personale amministrativo (fino al 30% in alcuni campi) – scrivono da Bruxelles – pesa sulla capacità della magistratura di risolvere tempestivamente un gran numero di casi in entrata. Affrontare questa carenza, migliorando nel contempo la formazione e le attrezzature ed estendendo ulteriormente la digitalizzazione potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza”. Il numero di giudici e amministrativi, dunque, è fondamentale per ridurre la durata dei processi. “Nonostante qualche miglioramento dell’efficacia
del sistema giudiziario, la durata dei procedimenti rimane una sfida seria – spiega Bruxelles sottolineando che “nel 2015, in Italia il tempo impiegato nei processi civili è uno dei più alti in Europa. Negli ultimi cinque anni, alcune riforme hanno contribuito a ridurre le cause pendenti in primo e secondo grado, ma il carico di lavoro è aumentato ancora presso la Suprema Corte di Cassazione (del 4% dal 2014). Nel 2016, il Parlamento ha approvato una riforma delle norme in materia di carriera, formazione e disciplina della magistratura onoraria e una legge per aiutare la Cassazione a ridurre il suo carico di lavoro, anche per creare uffici di supporto per assistere i giudici e permettendo a magistrati da altri reparti di lavorare su cause civili. La quota di cause civili in attesa per più di tre anni rimane uno dei principali problemi della giustizia in Italia, anche se l’arretrato è diminuito dal 2013 tranne nel caso della corte di Cassazione”.
“Crediti deteriorati avranno conseguenze sulla crescita futura” – Sul fonte economico, Bruxelles segnala che l’ammontare dei crediti deteriorati nei bilanci bancari ha “solo cominciato a stabilizzarsi e ancora pesa sui profitti delle banche e sulle politiche di prestito, con conseguenze negative sulla crescita futura”. Il sistema bancario “si sta lentamente riprendendo dal lungo periodo di crisi, ma appare più debole rispetto a quello di altri paesi dell’Ue”, continua il rapporto, in cui viene tra l’altro messa in evidenza, in una una tabella comparativa, che il capitale di maggiore qualità (Cet1) delle banche italiane è in media all’11,5% a fronte di una media Ue del 12,8% (con le francesi al 12,5% e le tedesche al 14,3%). Inoltre si osserva che la “recente risoluzione di quattro piccole banche”, ovvero Banca Marche, Etruria, Carichieti e CariFerrara, “ha comportato costi supplementari per il settore bancario che gravano sulla redditività”. Tra le criticità si osserva che l’aumento degli Npl “è coinciso con l’aumento del numero di procedure di fallimento e di insolvenza“, ma anche che “il regime di insolvenza ed i singoli mezzi di ricorso per la riscossione del debito in Italia appaiono deboli” e che se anche nel 2015 è stata adottata una nuova disciplina “gli effetti dell’ultima riforma in materia di insolvenza ed esecuzione forzata devono ancora farsi sentire, e manca ancora un regime di ristrutturazione funzionale per una certa quota di debiti deteriorati”.
“Ostacoli alla concorrenza e competitività ancora debole” – “La competitività resta debole”, continua il rapporto, “mentre le dinamiche della produttività cono rimaste sommesse, anche a causa della lenta ripresa degli investimenti”. Il Parlamento dovrebbe adottare a breve provvedimenti di liberalizzazione del mercato (il ddl concorrenza), “che tuttavia non elimineranno rilevanti ostacoli alla concorrenza in settori importanti quali commercio al dettaglio, servizi professionali, servizi pubblici locali e trasporti“. La conclusione? “Fare impresa in Italia è nettamente più difficile che nelle altre grandi economie dell’Ue e negli ultimi anni i progressi sono stati solo modesti”. Tutto questo “implica in prospettiva rischi di rilevanza transfrontaliera, in un contesto di alti non-performing loans e disoccupazione”. Come dire che l’Italia è una minaccia per i Paesi partner.
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
Conti pubblici, Ue: ‘Dovremmo già aprire procedura d’infrazione ma aspettiamo. Fate manovra da 3,4 miliardi entro aprile’
Articolo Successivo
Conti pubblici, la Ue richiama anche la Germania: “Non si intravede una correzione del surplus commerciale”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari nei primi tre mesi del von der Leyen II. E il budget dei gruppi di pressione fa +40% in un anno
Mondo
Anche l’Italia al vertice di Parigi con i capi di Stato maggiore: “Il tema è l’invio di truppe in Ucraina”
Mondo
Ucraina, Mattarella: “Pace basata su prepotenza non durerebbe a lungo”. Truppe italiane? “Presto per dirlo”
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.