Una riunione-fiume di maggioranza. E la Roma che aspetta col fiato sospeso nei suoi uffici, una, due, tre ore, prima di raggiungere il Campidoglio per il vertice con Virginia Raggi. In attesa di un cenno positivo che sembra non arrivare mai. Anche se col passare del tempo sembrano aumentare le possibilità di una fumata bianca: il nuovo stadio della Roma si può ancora fare. E con un progetto in fondo non troppo diverso dall’originale. C’è la volontà della sindaca , che ha voluto fortemente essere presente al vertice (più interno che esterno, a questo punto) decisivo. E pure di Beppe Grillo, che già a inizio settimana era sceso nella Capitale per dare il suo placet all’accordo. C’erano convincere i consiglieri, espressione di un malumore della base tutt’altro che sopito. Ne restano 5-6, forse pure qualcuno in più, davvero contrari al progetto, ringalluzziti dai recenti pareri dell’avvocatura capitolina che avrebbe rassicurato il Consiglio sui rischi di una causa per danno erariale senza appigli, dal momento che sarebbe la stessa delibera di pubblica utilità approvata dalla giunta Marino ad essere illegittima.

L’incontro doveva cominciare alle 16. Cinque ore dopo, la Roma non si era ancora vista in Campidoglio. Colpa del malore accusato dalla sindaca, che ha passato ore in ospedale per accertamenti prima di raggiungere il suo ufficio intorno alle 19. Certo. Ma anche delle divisioni interne al Movimento 5 stelle, tra la giunta e i vertici nazionali decisi a dare l’ok e i consiglieri decisamente meno convinti. Per questo, prima del faccia a faccia finale tra Comune e giallorossi, si è reso necessario un passaggio interno alla maggioranza. Lungo, complicato, perché dopo di oggi non dovrebbero essere ammessi più ripensamenti. La Roma ha inviato in mattinata una nuova versione, probabilmente l’ultima possibile, del dossier. E la prima cittadina ha riunito la sua squadra per spiegare il progetto, sperando di ricevere il via libera. Poi, attorno alle 21.20, i vertici della società giallorossa sono arrivati a Palazzo Senatorio. Luca Bergamo, vicesindaco, Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina e Luca Lanzalone, avvocato del Movimento 5 Stelle, stanno incontrando i proponenti rappresentati da Mauro Baldissoni, direttore generale della società di James Pallotta, e il costruttore Luca Parnasi, proprietario di Eurnova.

Bocche cucite sul contenuto del nuovo piano: l’unica certezza è che l’area prescelta sarà sempre Tor di Valle (e del resto non potrebbe essere altrimenti, a meno di non far ripartire l’iter da zero). Le stesse dichiarazioni a riguardo di Beppe Grillo (“sì allo stadio, ma non in quella zona“) non sarebbero da prendere in senso letterale: possibile che il progetto venga rimodulato all’interno della stessa area, in modo da salvare le tribune del’Ippodromo tutelate dalla Soprintendenza e allontanarsi un po’ dai terreni a (moderato) rischio idrogeologico. Confermato anche un taglio alle cubature nell’ordine del 25%. La vera novità è nell’impatto ambientale del progetto, con soluzioni molto innovative nell’ecosostenibilità e nei materiali di costruzione.

Una giornata di passione, quella trascorsa lungo l’asse tra il Campidoglio e la sede dell’As Roma. In mattinata Virginia Raggi era stata colta da un malore: il ricovero in ospedale aveva messo in dubbio la sua partecipazione al vertice e il vertice stesso. Che dalle 14 era slittato prima alle 16, quindi alle 19, nella speranza che la sindaca riuscisse a prendervi parte. Quindi, nel tardo pomeriggio, una prima svolta: “Ho lasciato l’ospedale. Sto bene. Grazie a tutti per l’affetto. Ora sono in Campidoglio a lavorare per la città”, scriveva su Facebook la Raggi annunciando di essere stata dimessa dal San Filippo Neri.

Una giornata di passione anche per i tifosi: “Sì allo stadio, basta melina“, si legge su uno striscione esposto sulla scalinata dell’Arce capitolina. Con sciarpe e magliette giallorosse, i supporter della Magica si sono dati appuntamento alle 14 in piazza sotto la Lupa capitolina al grido di “Famo ‘sto stadio“, sfidando la pioggia, nel giorno di quello che potrebbe essere l’incontro decisivo. Un ragazzo con la sciarpa spiega: “Sono venuto qui perché sono preoccupato”. Alcuni tifosi non risparmiano dure critiche alla prima cittadina e al Comune: “Dicono sempre no, anche agli investimenti e al lavoro”. Sono iniziati anche i primi cori: “Alè Roma, alè” è l’inno che riecheggia in piazza del Campidoglio. La brutta notizia per i tifosi è che la manifestazione non era stata autorizzata e “i partecipanti sono stati tutti ripresi dalle telecamere della polizia scientifica – si legge in una nota della Questura di Roma – la Digos è già al lavoro per identificare le persone che saranno deferite all’Autorità Giudiziaria”.

Roberto Giachetti, che era presente al sit-in, rispolvera il suo spirito radicale e scrive su Facebook: “Mi autodenuncio per aver partecipato alla manifestazione – scrive il vicepresidente della Camera, candidato al Campidoglio nel 2016 per il Partito Democratico – farebbe ridere se non fosse avvilente leggere che niente di meno che la Digos sia stata mobilitata per la manifestazione pacifica e non violenta dei tifosi romanisti su piazza del Campidoglio per chiedere all’amministrazione di interrompere il balletto sul progetto dello stadio”.

Nel pomeriggio Giachetti aveva affidato il proprio pensiero a un post su Facebook: “Roma bloccata, dopo consultazioni di una settimana con il capo Grillo cosa deciderà di fare la sindaca Raggi con lo stadio della Roma? Sarà lei, eletta dai cittadini, a decidere o le tante aree del MoVimento? Il progetto dello stadio della Roma non riguarderà solo i tifosi o gli amanti del calcio, ma coinvolgerà tutti i cittadini romani, soprattutto quelli che risiedono o lavorano nella zona di Tor di Valle. Questo progetto prevede infatti la bonifica dell’area, la creazione di un parco naturale grande quanto villa Borghese e completamente video-sorvegliato e più di 400 milioni di investimenti per l’urbanizzazione della zona .Tutto a carico dei privati. Rischio idrogeologico? Un fosso al lato dell’area che è già previsto venga messo in sicurezza nel progetto presentato. Roma deve tornare ad attirare investimenti privati, non deve respingerli come si è fatto per troppi anni”.

“Deve essere un investimento privato gli fa eco – Massimo D’Alema – a chi dice che prima dello stadio bisogna mettere a posto i marciapiedi, rispondo che quello è un impegno del Comune. In una situazione economica difficile, il nuovo stadio produrrebbe lavoro e ricchezza”, ha detto l’ex premier a margine di un convegno a Brescia.

“Nessun problema a fare, la questione si complica per la vicenda della soprintendenza – ha spiegato il senatore M5S Vito Crimi, ospite del programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecoranon ho seguito molto la vicenda ma una cosa la posso assicurare: stupiremo tutti, con qualcosa di straordinario. Stupiremo tutti, d’altra parte nessuno immaginava che sarebbe arrivato neanche il parere della soprintendenza”.

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