Papa Francesco ai parroci: “Accogliete i giovani che preferiscono convivere”

Fa un passo avanti senza precedenti Papa Francesco, lancia il suo sguardo un po’ più in là rispetto al passato in tema di diritti, scelte di vita e non solo. “Fatevi prossimi – chiede Bergoglio ai parroci che hanno partecipato al corso sul nuovo processo matrimoniali – con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi. Essi, sul piano spirituale e morale, sono tra i poveri e i piccoli, verso i quali la Chiesa, sulle orme del suo Maestro e Signore, vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura. Anche queste persone sono amate dal cuore di Cristo. Abbiate verso di loro uno sguardo di tenerezza e di compassione. Questa cura degli ultimi, – raccomanda – proprio perché emana dal Vangelo, è parte essenziale della vostra opera di promozione e difesa del Sacramento del matrimonio. La parrocchia è infatti il luogo per antonomasia della salus animarum“.
Il Papa pone sotto gli occhi di tutti una visione totale e aperta rispetto alle unioni, anche se un anno fa ricordava che non ci può essere confusione tra famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione: “Unioni celebrate in Cristo, unioni di fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici. Di ogni persona e di ogni situazione voi siete chiamati ad essere compagni di viaggio per testimoniare e sostenere”. Bergoglio ricorda loro che sono i “primi interlocutori” sia dei giovani che desiderano formare una nuova famiglia, che dei coniugi “in crisi, con seri problemi di relazione”. La loro prima “premura”, è “testimoniare la grazia del sacramento del matrimonio e il bene primordiale della famiglia”, aiutando le coppie “a vivere nelle luci e nelle ombre”. Ma sono anche chiamati a “sostenere quanti si sono resi conto del fatto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da questa situazione”: siano visti non come “esperti di atti burocratici”, ma come “fratelli” “in ascolto e comprensione“.
Ai membri della comunità di Capodarco, ricevuti in udienza in occasione dei 50 anni di fondazione, il Papa ricorda il tema della solidarietà e della partecipazione: “Anche la persona con disabilità e fragilità fisiche, psichiche o morali, deve poter partecipare alla vita della società ed essere aiutata ad attuare le sue potenzialità nella varie dimensioni. Soltanto se vengono riconosciuti i diritti dei più deboli, una società può dire di essere fondata sul diritto e sulla giustizia. Una società che desse spazio solo alle persone pienamente funzionali, del tutto autonome e indipendenti non sarebbe una società degna dell’uomo. La discriminazione in base all’efficienza non è meno deplorevole di quella compiuta in base alla razza o al censo o alla religione”.