La sorpresa è sul frontespizio della richiesta di archiviazione del pm di Roma Nicola Maiorano, accolta dal Gip. Il terzo nome degli archiviati è quello della deputata azzurra Nunzia De Girolamo. Era stata indagata anche lei per corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta resa pubblica il 22 luglio da una perquisizione negli uffici e nella casa del pm di Benevento Giacomo Iannella e del consigliere comunale Giovanni Russo, amico e fedelissimo dell’ex ministra. Ma questa notizia non era mai uscita. È la fine della storia raccontata ad agosto in esclusiva su ‘Il Fatto’. Il decreto di perquisizione accusava il magistrato e il politico locale di uno scambio di favori: Iannella sarebbe intervenuto su alcuni procedimenti penali “di cui non era titolare” e avrebbe avvertito Russo di intercettazioni in corso (in effetti il consigliere era intercettato dalla Squadra Mobile nell’ambito di altre indagini), mentre Russo a sua volta avrebbe promesso un aiuto al Csm per la nomina di Iannella a procuratore capo di Benevento. E qui sarebbe entrata in campo la De Girolamo, perché pensare che un medico, un politico di paese, da solo potesse avere influenza sulla decisione della guida della Procura di una città capoluogo era inverosimile. La deputata il 18 giugno incontrò Iannella e Russo a casa del medico. Per parlare di cosa? Il Fatto ha visionati atti e documenti inediti ed è ora in grado di rivelare dettagli finora sconosciuti. Che pm e gip hanno ritenuto privi di rilievo penale, ma restano di notevole interesse pubblico e dimostrano la natura di rapporti forse troppo confidenziali tra pezzi di potere politico e potere giudiziario. Dettagli in base ai quali le informative della Squadra mobile del 14 e del 19 giugno 2016 prospettarono l’esistenza di una ‘trattativa’ tra Russo e Iannella così riassumibile: “Se aiuti Nunzia nel suo processo, lei ti farà procuratore capo”.
Gli investigatori arrivarono a questa conclusione annodando alcuni fili. Uno dei quali risale al 13 giugno, quando un agente della Mobile si siede al tavolino affianco e spia un colloquio tra Iannella e Russo al bar Moulin Rouge. L’agente sa che Russo la mattina si è sentito telefonicamente con De Girolano. Al bar ascolta il consigliere dire al pm Iannella: “Questa storia la dobbiamo insabbiare”, sente i due che parlano su come contattare un “procuratore di Cassazione”, scatta col cellulare una foto di Russo e Iannella insieme. Poi scrive nell’annotazione di servizio, raccolta in un’informativa firmata dal dirigente Alessandro Salzano, che la storia da “insabbiare” è il processo per associazione a delinquere sullo scandalo della lottizzazione dell’Asl di Benevento, in cui è imputata De Girolamo, e che Iannella avrebbe potuto dare una mano sul ricorso in Cassazione relativo a questo capo di imputazione. La convinzione si rafforza dopo aver riscontrato un viaggio di Iannella a Roma il 15 giugno. “È andato lì per intervenire in Cassazione” scrivono i poliziotti. Invece era andato al Csm, per ragioni sue.
C’è poi la vicenda dell’incontro a tre. E della strana frase pronunciata da Iannella in automobile con Russo subito dopo: “Hai fatto togliere le microspie da casa”? Poi si capirà che era una battuta, a casa Russo il grande accusatore di De Girolamo, Felice Pisapia, effettuò una delle registrazioni clandestine finite nel processo. Ma in quel momento sembra agli inquirenti una rivelazione di segreto d’ufficio. Il 15 giugno la cimice nell’auto di Russo registra un’altra conversazione interessante tra il consigliere comunale e Iannella: “Lei ha paura (lei è la De Girolamo, ndr), voleva parlare con te (Iannella, ndr) perché è indagata…”. Russo dice con sufficiente chiarezza che se Iannella saprà muoversi bene “quella ti fa fare il procuratore della Repubblica”. Il 18 giugno, in tarda mattinata, si svolge il summit a tre De Girolamo-Iannella-Russo. Cosa si sono detti? Scrive la Procura di Roma nella richiesta di archiviazione: “Iannella, sentito il 22 luglio, non ha nascosto che la De Girolamo fosse bene informata della sua aspirazione a diventare procuratore capo e verosimilmente prometteva il proprio interessamento presso il Csm. Ma non sono emersi elementi concreti in ordine alla prestazione richiesta a Iannella”. In pratica Iannella non mosse un dito per aiutare la deputata, non contattò altri magistrati, non è nemmeno chiaro se la frase sulla storia “da insabbiare” sia riferibile al processo De Girolamo. La deduzione degli investigatori è infatti ritenuta “nebulosa”. Difeso dall’avvocato Alfonso Furgiule, Iannella ha così ottenuto un’archiviazione in tempi rapidi insieme a Russo e De Girolamo. Il Csm però ha destinato Iannella ad altro incarico, e lui ha scelto di andare a Salerno: non sussistevano più le condizioni per rimanere a Benevento, nella Procura che ha mandato sotto inchiesta e sotto processo una deputata che Iannella ha accettato di incontrare riservatamente insieme a un altro politico.
Giustizia & Impunità
Indagine su rapporti fra toghe e politica, il gip di Roma archivia. Era indagata anche la De Girolamo
Anche la deputata azzurra era stata indagata per corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta resa pubblica il 22 luglio del 2016 da una perquisizione negli uffici e nella casa del pm di Benevento Giacomo Iannella e del consigliere comunale Giovanni Russo, amico e fedelissimo dell’ex ministra
La sorpresa è sul frontespizio della richiesta di archiviazione del pm di Roma Nicola Maiorano, accolta dal Gip. Il terzo nome degli archiviati è quello della deputata azzurra Nunzia De Girolamo. Era stata indagata anche lei per corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta resa pubblica il 22 luglio da una perquisizione negli uffici e nella casa del pm di Benevento Giacomo Iannella e del consigliere comunale Giovanni Russo, amico e fedelissimo dell’ex ministra. Ma questa notizia non era mai uscita. È la fine della storia raccontata ad agosto in esclusiva su ‘Il Fatto’. Il decreto di perquisizione accusava il magistrato e il politico locale di uno scambio di favori: Iannella sarebbe intervenuto su alcuni procedimenti penali “di cui non era titolare” e avrebbe avvertito Russo di intercettazioni in corso (in effetti il consigliere era intercettato dalla Squadra Mobile nell’ambito di altre indagini), mentre Russo a sua volta avrebbe promesso un aiuto al Csm per la nomina di Iannella a procuratore capo di Benevento. E qui sarebbe entrata in campo la De Girolamo, perché pensare che un medico, un politico di paese, da solo potesse avere influenza sulla decisione della guida della Procura di una città capoluogo era inverosimile. La deputata il 18 giugno incontrò Iannella e Russo a casa del medico. Per parlare di cosa? Il Fatto ha visionati atti e documenti inediti ed è ora in grado di rivelare dettagli finora sconosciuti. Che pm e gip hanno ritenuto privi di rilievo penale, ma restano di notevole interesse pubblico e dimostrano la natura di rapporti forse troppo confidenziali tra pezzi di potere politico e potere giudiziario. Dettagli in base ai quali le informative della Squadra mobile del 14 e del 19 giugno 2016 prospettarono l’esistenza di una ‘trattativa’ tra Russo e Iannella così riassumibile: “Se aiuti Nunzia nel suo processo, lei ti farà procuratore capo”.
Gli investigatori arrivarono a questa conclusione annodando alcuni fili. Uno dei quali risale al 13 giugno, quando un agente della Mobile si siede al tavolino affianco e spia un colloquio tra Iannella e Russo al bar Moulin Rouge. L’agente sa che Russo la mattina si è sentito telefonicamente con De Girolano. Al bar ascolta il consigliere dire al pm Iannella: “Questa storia la dobbiamo insabbiare”, sente i due che parlano su come contattare un “procuratore di Cassazione”, scatta col cellulare una foto di Russo e Iannella insieme. Poi scrive nell’annotazione di servizio, raccolta in un’informativa firmata dal dirigente Alessandro Salzano, che la storia da “insabbiare” è il processo per associazione a delinquere sullo scandalo della lottizzazione dell’Asl di Benevento, in cui è imputata De Girolamo, e che Iannella avrebbe potuto dare una mano sul ricorso in Cassazione relativo a questo capo di imputazione. La convinzione si rafforza dopo aver riscontrato un viaggio di Iannella a Roma il 15 giugno. “È andato lì per intervenire in Cassazione” scrivono i poliziotti. Invece era andato al Csm, per ragioni sue.
C’è poi la vicenda dell’incontro a tre. E della strana frase pronunciata da Iannella in automobile con Russo subito dopo: “Hai fatto togliere le microspie da casa”? Poi si capirà che era una battuta, a casa Russo il grande accusatore di De Girolamo, Felice Pisapia, effettuò una delle registrazioni clandestine finite nel processo. Ma in quel momento sembra agli inquirenti una rivelazione di segreto d’ufficio. Il 15 giugno la cimice nell’auto di Russo registra un’altra conversazione interessante tra il consigliere comunale e Iannella: “Lei ha paura (lei è la De Girolamo, ndr), voleva parlare con te (Iannella, ndr) perché è indagata…”. Russo dice con sufficiente chiarezza che se Iannella saprà muoversi bene “quella ti fa fare il procuratore della Repubblica”. Il 18 giugno, in tarda mattinata, si svolge il summit a tre De Girolamo-Iannella-Russo. Cosa si sono detti? Scrive la Procura di Roma nella richiesta di archiviazione: “Iannella, sentito il 22 luglio, non ha nascosto che la De Girolamo fosse bene informata della sua aspirazione a diventare procuratore capo e verosimilmente prometteva il proprio interessamento presso il Csm. Ma non sono emersi elementi concreti in ordine alla prestazione richiesta a Iannella”. In pratica Iannella non mosse un dito per aiutare la deputata, non contattò altri magistrati, non è nemmeno chiaro se la frase sulla storia “da insabbiare” sia riferibile al processo De Girolamo. La deduzione degli investigatori è infatti ritenuta “nebulosa”. Difeso dall’avvocato Alfonso Furgiule, Iannella ha così ottenuto un’archiviazione in tempi rapidi insieme a Russo e De Girolamo. Il Csm però ha destinato Iannella ad altro incarico, e lui ha scelto di andare a Salerno: non sussistevano più le condizioni per rimanere a Benevento, nella Procura che ha mandato sotto inchiesta e sotto processo una deputata che Iannella ha accettato di incontrare riservatamente insieme a un altro politico.
Articolo Precedente
Vasto, a un mese dall’omicidio Fabio Di Lello a processo davanti la corte d’Assise
Articolo Successivo
Terrorismo, i giudici: “Maria Giulia Fatima Sergio determinata ad attuare attentati”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Cronaca
Papa Francesco, dopo tre settimane un audio per i fedeli: “Grazie per le vostre preghiere”. Il bollettino: “È stabile”. Il prossimo sarà sabato
Politica
Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
Mondo
‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.