A pagina 49 dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari Gaspare Sturzo nei confronti di Alfredo Romeo spunta ‘il pizzino‘. La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi della Procura di Roma contiene un foglio il cui contenuto è molto delicato politicamente e che pur tra mille ‘omissis’ filtra nell’ordinanza depositata e consegnata ai legali. Il ‘pizzino’ di Alfredo Romeo è quello svelato nei suoi contenuti dal Fatto Quotidiano che ha già dedicato alle letture degli investigatori di questo ‘pizzino‘ ben due prime pagine. Il foglietto è stato trovato, in parte strappato, nei sacchi dell’immondizia proveniente dall’ufficio del gruppo Romeo in via Pallacorda a Roma. Il foglio, definito ‘pizzino’ dai pm di Napoli che coordinavano l’indagine del NOE dei Carabinieri, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, è stato poi ricostruito a partire dalla nettezza urbana con la stessa tecnica investigativa impiegata dal FBI per incastrare il boss di New York Joe Bonanno.
Ovviamente Romeo non ha nulla a che fare con il tipo di crimine di uno dei padrini che ha ispirato Mario Puzo ma il metodo usato per eludere le intercettazioni da parte dell’imprenditore campano era molto simile, almeno nell’ipotesi dell’accusa, suffragata dalle dichiarazioni di un indagato di peso: il manager della Consip, Marco Gasparri. Purtroppo per Romeo anche gli investigatori che in questo caso ascoltavano le sue conversazioni intercettate e piene di silenzi, conoscevano bene questa storia. Il NOE è stato guidato – fino allo scorso anno – da Sergio De Caprio, il celebre Capitano Ultimo che ha messo le manette ai polsi di Totò Riina nel 1993. Il colonnello De Caprio, nell’era dei Carabinieri contrassegnata dalla guida del comandante generale Tullio del Sette (a fine dicembre finito per ironia della sorte indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento proprio nell’indagine Consip) è stato messo da parte e alla fine convinto a lasciare il NOE .
Il nucleo operativo del NOE però ha memorizzato le tecniche investigative di Ultimo e sotto la guida di un suo allievo, il Capitano Gianpaolo Scafarto, ha ricostruito uno per uno i foglietti di Romeo e poi li ha usati per interpretare i lunghi silenzi delle conversazioni. Il foglietto – secondo l’ipotesi investigativa – sarebbe stato scritto da Alfredo Romeo mentre parlava di un vero e proprio ‘accordo quadro‘ con il ‘faccendiere-facilitatore’ Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci amico di Tiziano Renzi, padre dell’allora premier e leader Pd Matteo. La T. sarebbe – in questa ipotesi tutta da dimostrare – riferibilie a Tiziano Renzi. La sigla C.R. sarebbe quella di Carlo Russo, L. potrebbe essere Luca Lotti e M. potrebbe essere Luigi Marroni. Secondo l’ipotesi investigativa infatti Carlo Russo avrebbe contrattato i pagamenti di 30mila euro al mese per Tiziano Renzi e di 5mila euro ogni due mesi per sé in cambio di una serie di impegni per favorire l’imprenditore campano a cui interessava la gara più grande d’Europa, la facility management 4.
Tra questi impegni ci sarebbero stati, in questa lettura investigativa del pizzino, due incontri per Romeo, ‘tenuti da T.’ alias da Tiziano Renzi, con Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio al fianco di Matteo Renzi e poi con Luigi Marroni, l’amministratore delegato della società pubblica Consip che aveva bandito la gara FM4 da 2,7 miliardi che tanto interessava a Romeo. La Romeo Gestioni, come ricostruito dal Fatto nelle settimane scorse nel disinteresse della stampa nazionale, è risultata prima in tre lotti, due principali e uno accessorio, per complessivi 609 milioni di euro. Ora nell’ordinanza dal Gip Sturzo si trova conferma di quanto da noi scritto in splendida solitudine: i grandi giornali scrivevano di gara in quattro lotti mentre le offerte di Romeo erano per 4 lotti mentre i lotti totali sono 18 e quelli che vedono in testa Romeo sono tre, su quattro offerte presentate, su un totale di 18 lotti ancora non aggiudicati.
Al riguardo a pagina 16 dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Alfredo Romeo è citato un passo del verbale di interrogatorio del responsabile acquisti e gare di Consip, Marco Gasparri, indagato per corruzione ex articolo 319 (messa a disposizione della funzione e non per un atto specifico) perché ha incassato somme in contanti da Romeo. “Vi dico che Romeo Gestioni è risultata prima in graduatoria in tre lotti sui quattro lotti oggetto di domanda e precisamente sul lotto 3, sul lotto 13 e sul lotto 18 (ha perso il lotto 10)”, cioé quello del Municipio 1, il centro di Roma con i palazzi del potere. Lotto andato a Cofely, gradita a Denis Verdini, come scritto dal Fatto. Poi Gasparri spiega che Consip aveva chiesto chiarimenti a Romeo sulla sua offerta e aggiunge quale era il suo ruolo in favore dell’imprenditore campano: “In proposito ho fornito al Romeo indicazioni precise per evitare che gli venissero respinti per una seconda volta i chiarimenti che in prima battuta la Consip gli aveva rimandato indietro”. Il ‘pizzino’ nel quale sono impresse dalla penna di Romeo le lettere che riporterebbero – secondo la lettura degli investigatori – le iniziali dei nomi di Tiziano Renzi e Carlo Russo e le somme loro offerte da Romeo stesso, è riportato nell’ordinanza dal Gip a titolo di esempio della tecnica usata dall’indagato per eludere le intercettazioni. Non come prova a carico di Tiziano Renzi né di Russo. Il padre del premier – va ricordato – non era presente ai colloqui nei quali – secondo gli investigatori – Romeo e Russo parlavano di somme a lui destinate e sarà interrogato per difendersi venerdì ma solo come indagato per un reato minore, il traffico di influenze.
Cosa c’entra allora il pizzino su T. e C.R in questa operazione che riguarda la corruzione di Marco Gasparri? E’ presto detto. Il Gip Sturzo prima riporta nell’ordinanza i ‘pizzini’ riguardanti Gasparri, indagato per corruzione. Poi riporta le dichiarazioni di Gasparri stesso: “L’ufficio mi chiede perché le conversazioni tra me e Romeo a volte sono a voce bassissima a volte evitando di dire alcuni nomi e provvedendo a scrivere parti del colloquio su foglietti volanti; l’indagato risponde: effettivamente questa modalità era una consuetudine. Perché Romeo era convinto che il proprio cellulare fosse stato inoculato da captatore informatico (cioé il trojan usato dalla Procura di Napoli già nell’inchiesta P4 per ascoltare le conversazioni trasformando il telefonino dell’indagato di turno in una sorta di microspia ambulante, Ndr) mentre era sicuro che il suo ufficio fosse ‘pulito’”. Poi il gip Sturzo scrive che “i carabinieri hanno acquisito dei biglietti con nomi e numeri accanto, in sostanza una ulteriore prova a riscontro dell’assunto accusatorio del Gasparri e per quanto sia in corso di accertamento del fatto che Romeo abbia corrotto e stia corrompendo altri pubblici ufficiali anche tramite intermediari lobbistici e facilitatori”. A questo punto il Gip allega la foto del pizzino che qui riportiamo. Ma il giudice lascia chiaramente intendere che la storia di questo pizzino con la T. e la sigla C.R deve ancora essere scritta dal punto di vista giudiziario. La corruzione in questo caso è “in corso di accertamento”.
Giustizia & Impunità
Inchiesta Consip, Alfredo Romeo arrestato: nelle carte spunta il pizzino con le cifre per T. e gli incontri con L.
LE CARTE - La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi della Procura di Roma include un foglio il cui contenuto è molto delicato politicamente e che pur tra mille 'omissis' filtra nell'ordinanza depositata e consegnata ai legali. Per gli inquirenti, infatti, quel "T." potrebbe essere Tiziano Renzi, mentre "L." Luca Lotti
A pagina 49 dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari Gaspare Sturzo nei confronti di Alfredo Romeo spunta ‘il pizzino‘. La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi della Procura di Roma contiene un foglio il cui contenuto è molto delicato politicamente e che pur tra mille ‘omissis’ filtra nell’ordinanza depositata e consegnata ai legali. Il ‘pizzino’ di Alfredo Romeo è quello svelato nei suoi contenuti dal Fatto Quotidiano che ha già dedicato alle letture degli investigatori di questo ‘pizzino‘ ben due prime pagine. Il foglietto è stato trovato, in parte strappato, nei sacchi dell’immondizia proveniente dall’ufficio del gruppo Romeo in via Pallacorda a Roma. Il foglio, definito ‘pizzino’ dai pm di Napoli che coordinavano l’indagine del NOE dei Carabinieri, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, è stato poi ricostruito a partire dalla nettezza urbana con la stessa tecnica investigativa impiegata dal FBI per incastrare il boss di New York Joe Bonanno.
Ovviamente Romeo non ha nulla a che fare con il tipo di crimine di uno dei padrini che ha ispirato Mario Puzo ma il metodo usato per eludere le intercettazioni da parte dell’imprenditore campano era molto simile, almeno nell’ipotesi dell’accusa, suffragata dalle dichiarazioni di un indagato di peso: il manager della Consip, Marco Gasparri. Purtroppo per Romeo anche gli investigatori che in questo caso ascoltavano le sue conversazioni intercettate e piene di silenzi, conoscevano bene questa storia. Il NOE è stato guidato – fino allo scorso anno – da Sergio De Caprio, il celebre Capitano Ultimo che ha messo le manette ai polsi di Totò Riina nel 1993. Il colonnello De Caprio, nell’era dei Carabinieri contrassegnata dalla guida del comandante generale Tullio del Sette (a fine dicembre finito per ironia della sorte indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento proprio nell’indagine Consip) è stato messo da parte e alla fine convinto a lasciare il NOE .
Il nucleo operativo del NOE però ha memorizzato le tecniche investigative di Ultimo e sotto la guida di un suo allievo, il Capitano Gianpaolo Scafarto, ha ricostruito uno per uno i foglietti di Romeo e poi li ha usati per interpretare i lunghi silenzi delle conversazioni. Il foglietto – secondo l’ipotesi investigativa – sarebbe stato scritto da Alfredo Romeo mentre parlava di un vero e proprio ‘accordo quadro‘ con il ‘faccendiere-facilitatore’ Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci amico di Tiziano Renzi, padre dell’allora premier e leader Pd Matteo. La T. sarebbe – in questa ipotesi tutta da dimostrare – riferibilie a Tiziano Renzi. La sigla C.R. sarebbe quella di Carlo Russo, L. potrebbe essere Luca Lotti e M. potrebbe essere Luigi Marroni. Secondo l’ipotesi investigativa infatti Carlo Russo avrebbe contrattato i pagamenti di 30mila euro al mese per Tiziano Renzi e di 5mila euro ogni due mesi per sé in cambio di una serie di impegni per favorire l’imprenditore campano a cui interessava la gara più grande d’Europa, la facility management 4.
Tra questi impegni ci sarebbero stati, in questa lettura investigativa del pizzino, due incontri per Romeo, ‘tenuti da T.’ alias da Tiziano Renzi, con Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio al fianco di Matteo Renzi e poi con Luigi Marroni, l’amministratore delegato della società pubblica Consip che aveva bandito la gara FM4 da 2,7 miliardi che tanto interessava a Romeo. La Romeo Gestioni, come ricostruito dal Fatto nelle settimane scorse nel disinteresse della stampa nazionale, è risultata prima in tre lotti, due principali e uno accessorio, per complessivi 609 milioni di euro. Ora nell’ordinanza dal Gip Sturzo si trova conferma di quanto da noi scritto in splendida solitudine: i grandi giornali scrivevano di gara in quattro lotti mentre le offerte di Romeo erano per 4 lotti mentre i lotti totali sono 18 e quelli che vedono in testa Romeo sono tre, su quattro offerte presentate, su un totale di 18 lotti ancora non aggiudicati.
Al riguardo a pagina 16 dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Alfredo Romeo è citato un passo del verbale di interrogatorio del responsabile acquisti e gare di Consip, Marco Gasparri, indagato per corruzione ex articolo 319 (messa a disposizione della funzione e non per un atto specifico) perché ha incassato somme in contanti da Romeo. “Vi dico che Romeo Gestioni è risultata prima in graduatoria in tre lotti sui quattro lotti oggetto di domanda e precisamente sul lotto 3, sul lotto 13 e sul lotto 18 (ha perso il lotto 10)”, cioé quello del Municipio 1, il centro di Roma con i palazzi del potere. Lotto andato a Cofely, gradita a Denis Verdini, come scritto dal Fatto. Poi Gasparri spiega che Consip aveva chiesto chiarimenti a Romeo sulla sua offerta e aggiunge quale era il suo ruolo in favore dell’imprenditore campano: “In proposito ho fornito al Romeo indicazioni precise per evitare che gli venissero respinti per una seconda volta i chiarimenti che in prima battuta la Consip gli aveva rimandato indietro”. Il ‘pizzino’ nel quale sono impresse dalla penna di Romeo le lettere che riporterebbero – secondo la lettura degli investigatori – le iniziali dei nomi di Tiziano Renzi e Carlo Russo e le somme loro offerte da Romeo stesso, è riportato nell’ordinanza dal Gip a titolo di esempio della tecnica usata dall’indagato per eludere le intercettazioni. Non come prova a carico di Tiziano Renzi né di Russo. Il padre del premier – va ricordato – non era presente ai colloqui nei quali – secondo gli investigatori – Romeo e Russo parlavano di somme a lui destinate e sarà interrogato per difendersi venerdì ma solo come indagato per un reato minore, il traffico di influenze.
Cosa c’entra allora il pizzino su T. e C.R in questa operazione che riguarda la corruzione di Marco Gasparri? E’ presto detto. Il Gip Sturzo prima riporta nell’ordinanza i ‘pizzini’ riguardanti Gasparri, indagato per corruzione. Poi riporta le dichiarazioni di Gasparri stesso: “L’ufficio mi chiede perché le conversazioni tra me e Romeo a volte sono a voce bassissima a volte evitando di dire alcuni nomi e provvedendo a scrivere parti del colloquio su foglietti volanti; l’indagato risponde: effettivamente questa modalità era una consuetudine. Perché Romeo era convinto che il proprio cellulare fosse stato inoculato da captatore informatico (cioé il trojan usato dalla Procura di Napoli già nell’inchiesta P4 per ascoltare le conversazioni trasformando il telefonino dell’indagato di turno in una sorta di microspia ambulante, Ndr) mentre era sicuro che il suo ufficio fosse ‘pulito’”. Poi il gip Sturzo scrive che “i carabinieri hanno acquisito dei biglietti con nomi e numeri accanto, in sostanza una ulteriore prova a riscontro dell’assunto accusatorio del Gasparri e per quanto sia in corso di accertamento del fatto che Romeo abbia corrotto e stia corrompendo altri pubblici ufficiali anche tramite intermediari lobbistici e facilitatori”. A questo punto il Gip allega la foto del pizzino che qui riportiamo. Ma il giudice lascia chiaramente intendere che la storia di questo pizzino con la T. e la sigla C.R deve ancora essere scritta dal punto di vista giudiziario. La corruzione in questo caso è “in corso di accertamento”.
Il potere dei segreti
di Marco Lillo 12€ AcquistaArticolo Precedente
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.