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Mostro di Firenze, morto Fernando Pucci l’ultimo compagno di merende

Il decesso è avvenuto in un ospizio per cause naturali domenica scorsa e la notizia si è diffusa dopo i funerali. Con la sua testimonianza sul duplice omicidio di Scopeti (1985) confermò il racconto di Lotti, il pentito che stimolò le indagini che dal 1995-96 seguirono la tesi del 'team omicida'
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È morto a San Casciano (Firenze) Fernando Pucci, ultimo dei ‘compagni di merende’ con Pietro Pacciani (nella foto), Mario Vanni e Giancarlo Lotti e definito teste alfa nel codice che si dettero gli inquirenti. Pucci aveva 86 anni. Il decesso è avvenuto in un ospizio per cause naturali domenica scorsa e la notizia si è diffusa dopo i funerali. Con la sua testimonianza sul duplice omicidio di Scopeti (1985) confermò il racconto di Lotti, il pentito che stimolò le indagini che dal 1995-96 seguirono la tesi del ‘team omicida’. Dopo un reportage del documentarista Paolo Cochi si ipotizzò che quel delitto potesse essere retrodatato di un giorno: non l’8 settembre 1985, di domenica sera, ma il giorno o due giorni dopo. Pucci, affetto da una deficienza mentale, fu considerato testimone attendibile durante il giudizio. Chiamato in causa da Lotti, disse di aver visto Pacciani, armato di pistola, e Vanni, armato di coltello, sul luogo del delitto. Sempre Pucci raccontò che Pacciani e Vanni invitarono lui e Lotti ad andare via per non essere uccisi anche loro.

Sul caso del mostro di Firenze e dei duplici omicidi delle coppiette non si è mai smesso di indagare. L’anno scorso per esempio a quasi 30 anni di distanza dall’ultima volta che ha sparò, nel 1985, si era tornato a parlare della Beretta calibro 22 usata. Perché un’arma dello stesso tipo era stata infatti trovata da una turista, a Ferragosto, durante una passeggiata nei pressi di un torrente a Madonna dei Tre Fiumi, una località vicino a Ronta, nel Mugello: una delle zone in cui aveva colpito il maniaco assassino. Due anni fa invece ripresero le indagini, a condurle non piàù la polizia di Stato ma il  Ros dei carabinieri. Filo conduttore le figure del cosiddetto ‘secondo livello’, quello dei presunti mandanti dei delitti, o anche esecutori diretti degli omicidi, a cui apparterrebbero personaggi di ceto medio alto. Una pista che seguì la fase dei ‘compagni di merende’, e che fu aperta dalle indagini sul farmacista di San Casciano, Francesco Calamandrei, poi assolto nel 2008.

Per alcuni dei delitti attribuiti al maniaco sono stati condannati in via definitiva Mario Vanni e Giancarlo Lotti, accusati di essere gli esecutori materiali di quattro dei duplici omicidi. Pietro Pacciani, invece, morì in attesa di giudizio, dopo una condanna in primo grado, un’assoluzione in appello e un annullamento della Cassazione. Oltre a quella di Calamandrei, c’è stata inoltre l’inchiesta, archiviata, sul medico di Perugia Francesco Narducci.

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