“L’avvio delle indagini è di dicembre, la vicenda non è cambiata da allora. La mia fiducia nei suoi confronti resta immutata e mi auguro lo sia anche quella del Parlamento: non possiamo arrenderci all’idea che un avviso di garanzia rompa una regola fondamentale che è presunzione di non colpevolezza”. Parla così Paolo Gentiloni del ministro dello Sport Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta Consip, in previsione dell’arrivo nelle aule di camera e Senato della mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle. “Vedo moltissime indiscrezioni circolare – afferma ancora il presidente del Consiglio a Domenica In – ma la notizie che lo riguardano sono di due mesi e mezzo fa, non si capisce perché oggi si chieda la sfiducia”.
Sull’inchiesta Consip, ha detto ancora il premier, “mi sta a cuore che si faccia chiarezza da parte della magistratura. Il meccanismo Consip è servito al Paese in termini di riduzione di spese, serve a concentrare gli appalti per evitare che ogni singola amministrazione si faccia i suoi. Se in questa roba si inserisce la corruzione, come sembra dall’inchiesta, è molto grave e mi auguro che la magistratura lo chiarisca nel modo migliore possibile e più rapido possibile“.
E’ giusto combattere la corruzione, che “è un male abbastanza radicato e ricorrente in questo Paese” ma “l’alibi del rischio corruzione non deve essere un alibi per non fare. Se per paura dell’intervento della magistratura rinviamo decisioni facciamo un torto al nostro Paese”, precisa Gentiloni, riferendosi, in particolare, agli interventi da prendere nelle aree colpite dal sisma.
Capo di un governo giudicato “provvisorio” fin dall’inizio del mandato, Gentiloni prova a correggere questa percezione in diretta tv in uno dei programmi più seguiti della domenica pomeriggio: “Io vorrei, anche per togliere l’idea di provvisorietà del governo, che l’esecutivo si dia un’agenda di riforme che mi auguro si portino a termine”. In quale orizzonte temporale? “La scadenza è la fine della legislatura poi i governi possono finire prima se non hanno la maggioranza in Parlamento ma io dico sempre ai miei colleghi che dobbiamo lavorare non avendo in mente la duratam ma le nostre responsabilità”.
E “anche all’Europa va dato un messaggio: non è che le riforme si sono fermate, c’è stata una sconfitta, un cambio a palazzo Chigi io lavoro in continuità con quello che ha fatto Renzi e nei prossimi mesi andremo avanti con le riforme finché avremo la fiducia“, specifica i presidente del Consiglio indicando anche il primo traguardo: “L’obiettivo del prossimo Documento di economia e finanza è un ulteriore abbassamento delle tasse sul lavoro, dobbiamo rendere gli investimenti sul lavoro più vantaggiosi”.
Ed è proprio l’Unione Europea uno dei temi su cui il premier intende lanciare un messaggio agli italiani: “Io l’Europa me la terrei stretta – specifica – ci ha dato il più lungo periodo di pace che si ricordi. E la libertà e la democrazia. In Europa c’erano i fascismi. Grecia, Portogallo, Spagna, erano delle dittature, come nell’Est europeo, e l’Ue è stata il meccanismo attraverso cui hanno riscoperto la democrazia. Senza Europa non andiamo lontano, diventiamo delle piccole patrie in lotta tra noi”.
Non è un paradiso l’Ue, sia chiaro: “Io non riesco ad accettare che l’Ue sia rigidissima su alcune cose, le famose virgole del bilancio o l’austerità, e invece consenta ad alcuni Paesi di non attuare le decisioni che ha preso sui migranti”. “Noi siamo abituati a parlare non benissimo della Germania, e talvolta facciamo un errore: per esempio sui migranti Berlino ha fatto moltissimo. Qualcuno fa la sua parte, molti altri – anche Paesi che ricevono tantissimo dall’Ue – non lo fanno”, ha spiegato Gentiloni riferendosi al fatto che Stati dell’est come l’Ungheria, la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia si rifiutino da tempo di accogliere la loro quota di migranti sbarcati sulle coste dell’Italia e della Grecia. Al vertice di Roma del 25 marzo per l’anniversario dei Trattati, conferma il premier, “metteremo due cose in agenda. La prima è che l’Europa deve aiutare la crescita e non deprimerla. La seconda è che sull’immigrazione ognuno deve fare la sua parte“.