La base in rivolta contro una grande opera che ha i contorni della speculazione, i consiglieri che minacciano di sfiduciare il proprio (mini)sindaco. Ma non parliamo del nuovo stadio della Roma e delle fratture interne al Campidoglio, che anzi sembrano essersi un po’ ricomposte negli ultimi giorni. Lontano da Palazzo Senatorio, nella periferia Sud della Capitale, va in scena lo stesso copione già visto in Comune per la querelle di Tor di Valle. Con toni ancora più esasperati, perché qui i dissidenti sono ormai maggioranza e non si capisce più chi è ancora dentro e chi fuori al Movimento: nel Municipio VIII la minigiunta a 5 stelle guidata da Paolo Pace rischia seriamente di cadere sulla riqualificazione degli ex Mercati Generali, dopo che già a gennaio erano stati cacciati due assessori (sono oltre 10 gli allontanamenti su tutto il territorio, tra dimissioni e revoche). Un altro cantiere urbanistico, avallato dal minisindaco col benestare dell’amministrazione di Virginia Raggi, che però vede ormai contrari la maggior parte dei portavoce. Giovedì 2 marzo solo il mancato raggiungimento del numero legale ha evitato una resa dei conti sommaria in assemblea, solo rimandata alla settimana prossima. Se non si troverà un compromesso, franerà un pezzettino del governo M5s della Capitale: la giunta verrà sfiduciata e il Municipio commissariato. Con degli inevitabili riflessi anche sul Comune, che ha avuto un ruolo non del tutto marginale nella gestione della vicenda.
DOPO LO STADIO, GLI EX MERCATI GENERALI – Il malessere nel Municipio VIII, la vasta area meridionale che comprende storici quartieri come Ostiense e Garbatella, si trascina da tempo. A giugno, dopo la vittoria alle elezioni, il gruppo sembrava coeso. Ma quasi subito qualcosa si è incrinato: a partire dalla nomina di Massimo Serafini come vice e assessore al Bilancio, nonostante gli estremi di conflitto d’interessi (direttore generale di Confservizi Lazio, associazione che però collabora con il Municipio) denunciati da alcuni suoi colleghi di partito. E poi comportamenti autoritari, mancanza di trasparenza, atti unilaterali, a sentir parlare i consiglieri. Ora la crisi sta esplodendo sulla riqualificazione degli ex Mercati generali, zona centrale e in totale disuso su via Ostiense. Un’altra grande opera urbanistica, proprio come il nuovo stadio della Roma, invisa alla base: perché la convenzione (165mila euro l’anno per un’area di otto ettari dal valore almeno dieci volte superiore) sarebbe “un regalo ai costruttori”; e perché il piano di costruzione già predisposto comprenderebbe solo uffici e grandi centri commerciali, con appena il 3% di opere pubbliche, contro la volontà della popolazione. Un gruppo nutrito di consiglieri si è rivolto al Tavolo M5s Urbanistica (quello coordinato da Francesco Sanvitto, lo stesso che aveva preparato la delibera di revoca del pubblico interesse per Tor di Valle), che ha dato parere negativo. L’amministrazione, però, ha deciso che l’opera si deve fare: così la pensa il presidente di Municipio Paolo Pace; e fin qui pure la sindaca Virginia Raggi, anche perché l’area è in totale disuso e non ci sono soldi per bonificarla, il progetto è in fase molto avanzata (più dello stadio: la Conferenza dei servizi si è già conclusa positivamente) e secondo l’avvocatura capitolina il rischio di una causa per danno erariale è concreto. Tutte ottimi ragioni per chiudere un occhio sulla convenzione.
PRONTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA – Il gruppo M5s locale si è spaccato: con il presidente sono rimasti solo in 6, mentre 9 si sono dissociati. E a nulla è valsa l’opera di mediazione del Comune: a inizio anno la Raggi aveva inviato tre tutor (i portavoce comunali Pacetti, Zotta e Guerrini), rispediti al mittente. Quando è stata convocata un’assemblea pubblica per discutere del progetto, altri consiglieri sono intervenuti per cercare di “silenziarla”. Tutto inutile. La situazione, già molto tesa, è precipitata definitivamente la scorsa settimana in assemblea, dove uno degli uomini di Pace ha presentato una mozione favorevole al progetto insieme ai capigruppo dell’opposizione. Il voto è saltato all’ultimo per mancanza del numero legale, ma ormai siamo arrivati al punto di non ritorno: i “dissidenti” hanno denunciato ai probiviri il firmatario, chiedendone l’espulsione, e sono pronti a far cadere la giunta. “Ci chiamano dissidenti, ma sono loro che stanno tradendo i valori per cui sono stati eletti”, spiegano. “Così non è il M5s che sta governando il Municipio, non ha senso andare avanti”. In tutto ciò, il Comune osserva preoccupato e prova a ricucire: fino ad oggi la Raggi si era schierata dalla parte di Pace, ora le cose potrebbero cambiare anche dopo l’autogol della mozione firmata insieme al Pd. “Noi non siamo contro la sindaca, ma le nostre istanze non sono mai state ascoltate”, precisano i portavoce locali. Lunedì dovrebbe esserci un incontro in Campidoglio, un estremo tentativo di riconciliazione davanti alla sindaca, alla vigilia del consiglio municipale decisivo previsto per martedì: i “ribelli” chiedono le dimissioni immediate del vice-presidente Serafini, il ritiro del parere favorevole al progetto e l’apertura di un tavolo per capire se ci sono i margini per rivedere almeno in parte la convenzione. “In caso contrario la mozione di sfiducia è già pronta, dobbiamo solo presentarla”.
NEI MUNICIPI VIA 11 ASSESSORI – Che ci sia più di una frizione nel Movimento romano, del resto, lo si capisce anche dai tanti avvicendamenti nelle minigiunte a guida 5 stelle: addirittura 11 dall’inizio della legislatura, e non solo nel Municipio VIII. L’ultimo ad andarsene in ordine di tempo, giusto un paio di settimane fa, è stato Claudio Bollini, nel Municipio XV: qui qualcuno aveva fatto male i conti sulle “quote rosa”, e dopo una nota ufficiale del segretariato il titolare dell’Urbanistica ha dovuto sacrificarsi per lasciare spazio ad una donna, ancora da individuare. Certo, c’è chi ha lasciato per motivi personali, di salute o di lavoro (almeno ufficialmente): Emilio Giacomi all’Ambiente del Municipio V, Lucia Carletti, Elena Palermo e Cettina Caruso alla Scuola rispettivamente nel Municipio IX, VI e XI, Rita Pomponio alla Cultura nel VI. Ma il numero resta molto alto, e in diversi casi l’addio non è stato indolore. Nel Municipio VI (l’area di Roma Est e del Pigneto), ad esempio, il titolare dell’Ambiente, Andrea De Carolis, se n’è andato sbattendo la porta (è il terzo in pochi mesi), a quanto è trapelato per la diversità di vedute sul ciclo di rifiuti (lì si trova l’impianto di Rocca Cencia e il tanto contestato tritovagliatore). Nel Municipio III (Montesacro, il quartiere di Roberta Lombardi e Marcello De Vito) è stata allontanata l’assessora alla Mobilità Patrizia Brescia, impallinata dalla sfiducia delle opposizioni e pure della sua stessa maggioranza. Nel Municipio IV aveva fatto molto discutere la revoca di Emanuela Brugiotti, a causa delle troppe assenze dovute però alla maternità. E poi c’è il caso ovviamente del Municipio VIII, dove a gennaio erano stati cacciati, sempre per divergenze urbanistiche, l’assessore Rodolfo Tisi, e pure la titolare della Scuola, Sandra Giuliani. Adesso a loro potrebbe aggiungersi proprio il presidente Pace, insieme a ciò che resta della sua giunta. “Saremo i primi a cadere, ma anche i primi a rialzarci”: un attivista di spicco locale ne è sicuro.