Per Nasa e Nooa (National oceanic and atmospheric administration) non ci sono dubbi: le emissioni di anidride carbonica e altre emissioni legate alle attività dell’uomo sono le principali responsabili del surriscaldamento globale. Ma Scott Pruitt, il nuovo capo dell’agenzia statunitense per la protezione ambientale (Epa) voluto da Donald Trump non la pensa allo stesso modo. “Penso che misurare l’impatto delle attività dell’uomo sul clima – ha detto nel corso di un suo intervento alla Cnbc – sia un qualcosa di molto difficile e oneroso da fare, e c’è un profondo disaccordo sul grado di questo impatto. E io non son d’accordo nel dire che il Co2 sia il principale responsabile del riscaldamento globale”.
Una tesi che contrasta con quella di altre agenzie federali che studiano i cambiamenti climatici: nel rapporto presentato lo scorso gennaio da Nasa e Nooa emergeva come fosse proprio l’anidride carbonica responsabile dell’aumento della temperatura di 1,1 gradi dalla fine del 19esimo secolo. E alla domanda sul contributo decisivo delle emissioni di anidride carbonica per il surriscaldamento planetario il responsabile dell’Epa ha risposto ricorrendo a un condizionale: “Non sarei d’accordo”.
Parole che hanno rafforzato i timori di un prossimo attacco di Trump contro il Clean Power Plan, voluto dal suo predecessore Barack Obama, che pone un limite alle emissioni degli impianti per la generazione di energia elettrica. Le convinzioni del nuovo capo dell’Agenzia per la protezione dell’Ambiente (Epa) sono peraltro in netto contrasto con quanto afferma il sito della stessa agenzia, secondo il quale “è estremamente probabile che le attività umane siano la causa dominante” dei riscaldamento climatico. Concetto che è riconosciuto dall’insieme della comunità scientifica internazionale ed è alla base degli accordi di Parigi sul clima.