A Mortara, provincia di Pavia, nel 1993 fu eletto il primo sindaco leghista d’Italia. Fu quel primato a farla considerare da allora una sorta di laboratorio politico. Vocazione che oggi sembra confermata: a Mortara, infatti, è in procinto di presentarsi alle urne, per il rinnovo del consiglio comunale, una lista civica che esprimerà l’anomala alleanza tra Pd e pezzi di Forza Italia. Ma è tutta la Lomellina, da questo punto di vista, a proporsi come apripista. Oltre a Mortara – 15 mila abitanti circa – stessi movimenti sono in atto a Gambolò, centro non distante e dove le battaglie intestine al Pd hanno portato a fine 2016 al commissariamento della locale sezione dei democratici. Un anno prima il partito s’era infatti spaccato di fronte alle dimissioni dalla giunta del segretario cittadino Antimo Di Matteo e di altri due esponenti Pd, che avevano fatto cadere il sindaco del centro sinistra Claudio Galimberti.
L’ex senatore ed ex presidente della Provincia di Pavia, Daniele Bosone, che attualmente è tornato alla sua professione di medico senza però mollare il Pd e la sua fede renziana, conferma simili movimenti. “A Mortara il percorso è già partito a Gambolò si stanno facendo dei tentativi” esordisce Bosone, che di seguito aggiunge: “Faccio però notare che trattasi di movimenti molto territoriali, legati cioè alle esigenze amministrative di una precisa comunità che prende scelte dipendenti solo ed esclusivamente dal buongoverno locale. Detto questo, non si può negare, che stiamo attraversando un momento molto ‘fluido’ della politica che lascia spazio a certe sperimentazioni”. Bosone non sembra per nulla stupito. Del resto già nelle ultime elezioni amministrative di secondo livello, che si erano svolte per eleggere il presidente della cosiddetta Area vasta pavese, la nuova entità provinciale fuoriuscita dalla riforma Del Rio, il candidato prescelto fu Vittorio Poma, votato dai sindaci del Pd anche se si tratta di un ex esponente di Forza Italia (poi fuoriuscito).
L’ex senatore ricorda anche che sul territorio la sua compagine ha sempre lavorato su quei pezzi di Forza Italia che dimostravano titubanza a seguire le direttive dei vertici e che viceversa avrebbero risposto positivamente a prospettive di alleanza. E a Mortara sembra essere andata proprio così, con da una parte due uomini dell’attuale minoranza in consiglio comunale, Fabrio Giannelli vicino a Forza Italia e Marco Barbieri eletto in una lista appoggiata dal Pd, a tirare le fila della futura alleanza elettorale e dall’altra forzisti “fedeli alla linea” che gridano allo scandalo. Barbieri, giovane direttore di banca ed esodi politici in Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, potrebbe essere addirittura il candidato della coalizione; contro la quale però interviene Paola Savini, sempre Forza Italia, che commenta: “Fosse stato ancora in vita il Faraone (Giancarlo Abelli, morto nel gennaio 2016 e storico coordinatore pavese per Forza Italia, vicinissimo a Formigoni quando il Celeste era pappa e ciccia con Berlusconi, ndr) certe proposte non avrebbero neanche avuto il coraggio di farle”. “Come la spiegheremo ai nostri elettori” continua la Savini che poi conclude: “Sto valutando se scrivere alla nostra coordinatrice regionale Maria Stella Gelmini e capire lei cosa ne pensa. Spero tutto il male possibile, ma non so”.
Non solo Lomellina. A Rivanazzano Terme, nell’Oltrepò, il Pd è probabile che appoggi la candidatura a sindaco di Marco Poggi, attuale assessore al Turismo di una giunta espressione di una lista civica ma vicina al centro destra; “sono tutte valutazioni che le nostre sezioni periferiche stanno facendo in assoluta autonomia e mosse solo da esigenze e bisogni territoriali” precisa Alberto Lasagna, segretario provinciale per Pavia del Partito democratico e guida, caso vuole, dei democratici di Mortara. “Io sono un renziano della prima ora – continua – e se devo riconoscere all’attuale guida del Partito un merito, è quello di aver messo in discussione categorie politiche oramai datate. ‘Centro’, ‘destra’ e ‘sinistra’ hanno oramai fatto il loro tempo, soprattutto di fronte a pericoli quali la cosiddetta ultra-democrazia alla Trump e il populismo imperante, ai quali bisogna porre un argine. Ma vorrei sottolineare di nuovo – termina Lasagna – che quelle in atto nella mia provincia sono ‘costituenti territoriali’ che nulla hanno a che vedere col nazionale, ma solo con problematiche locali che meritano soluzioni efficaci che possono arrivare solo da coalizioni ampie e condivise”.