Una legge elettorale anti-M5S non esiste dunque si rafforza la Grande Paura dell’establishment della politica (parola che oggi sostituisce quella più complessa di Sistema). I sondaggi da tempo parlano del M5S come prima forza politica del Paese, dando concretezza alla preoccupazione di tutte le vere forze politiche “antagoniste”: la vittoria dei cinquestelle alle elezioni. Certo, in qualsiasi Paese normale, un movimento popolare attirerebbe l’attenzione degli analisti, mentre sarebbero gli altri partiti, “gli antagonisti”, a contrastare i desideri del popolo sovrano. Ma l’Italia rappresenta da sempre, calvinianamente, il mondo alla rovescia. In tv si parla solo degli errori dei cinquestelle, nessuna notizia delle cose fatte e dei successi ottenuti, Bagheria docet. Intanto nessuno commenta quando, al Lingotto, si oscura completamente il caso Consip.
Ma in cosa consiste la Grande Paura per i politicanti nostrani? Il M5S potrebbe arrivare al 40% ed è l’unica forza oggi in grado di farlo. Come? Facciamo un po’ di “fantapolitica”. Luigi Di Maio ha già annunciato che, dopo Roma, il Movimento ha imparato la lezione e si presenterà alle elezioni con la squadra di governo pronta e pubblica per gli elettori. Programma e ministri prima del voto per chiedere agli italiani di scegliere il proprio governo attraverso un voto di massa. Attualmente un terzo dei votanti sceglie il M5S quasi al buio, senza conoscere i leader e protagonisti. Quanti sanno chi è Salvatore Micillo, primo firmatario della legge sugli ecoreati? E quanti hanno letto l’analisi di Nicola Morra sulla corruzione nella sua intervista a Davigo? Sicuramente pochi. Vi assicuro che su questi due temi c’è la spiegazione a tutti i nostri perché.
Ecco che allora possiamo spiegarci la Grande Paura. Se i pentastellati si presentassero prima del voto (mi scuso con i personaggi che citerò per mero scopo esemplificativo) con una squadra di governo con personalità tipo Gino Strada alla Sanità, Salvatore Settis all’Ambiente ed alla Salvaguardia del paesaggio, la Gabbanelli alla Pubblica Amministrazione, Rodotà alla Giustizia, Cottarelli all’Economia, Petrini di Slow food all’Agricoltura, Landini allo Sviluppo economico, la Gianotti agli Esteri, uno come Nando dalla Chiesa agli Interni – tutti richiamati in servizio, per salvare il proprio Paese, magari tutti preventivamente scelti online attraverso apposite liste e consultazioni capillari – pensate che avrebbero difficoltà a raggiungere il 40%?
Possono fare qualsiasi legge elettorale, per arginare la crepa nella diga, ma l’acqua continuerà il suo inesorabile corso. Tutti cercano di bloccare il M5S e più inventano ostacoli più il Movimento cresce, perché di ostacoli si nutre. Il fenomeno ha avuto finora il grande merito di impedire la deriva violenta che pur cova nella nostra società. Ed assistiamo al paradosso che invece di “coccolare” un Movimento che ha convogliato l’indignazione popolare nelle istituzioni con straordinario successo (nel paese che voleva trasformare Verdini in padre costituente), l’establishment lo denigri continuamente. Insomma gli esperti di flussi hanno ormai capito che se il 30% è lo zoccolo duro del consenso del Movimento, con i ministri e la squadra di governo annunciata prima del voto, il raggiungimento del 40% per i cinquestelle sarebbe una passeggiata. Tutte le mamme e le zie lo sanno: quando monti la panna, poi tornare indietro allo stato liquido è impossibile.