“Speriamo di essere noi a vincere. Ma con le nostre tematiche abbiamo sin d’ora lasciato la nostra impronta su questo voto. Tutti parlano dei nostri temi“. Geert Wilders sorride in favore delle telecamere e degli obiettivi dei fotografi che gli sbarrano il passo al seggio in Eendenplein all’Aia. I sondaggi che lo danno in calo non lo preoccupano: “Qualunque sarà il risultato delle elezioni di oggi, il genio non tornerà nella lampada. Questa rivoluzione patriottica è cominciata e non si fermerà”, spiega il leader del Partito della Libertà, formazione di estrema destra islamofoba e anti-Ue, circondato dalla consueta pesante scorta che lo protegge 24 ore su 24.
L’altro candidato in corsa per la vittoria Mark Rutte, premier e leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, continua a mantenere un leggero vantaggio sull’avversario. Secondo il Peilingwijzer, sito che aggrega sei diversi sondaggi, Rutte è in testa con poco più del 17% (tra 24 e 28 seggi), seguito da quello islamofobo, con 19-23 seggi. Il vantaggio non lascia tranquilli e il premier chiama a raccolta i suoi sostenitori: l’Olanda, spiega dopo aver votato in un seggio all’Aja, deve “mostrare al mondo che fermare il populismo è possibile. Queste sono le terze consultazioni, dopo la Brexit e le elezioni americane. Presto ci saranno quelle in Francia e Germania. Questa è una chance per una grande democrazia come l’Olanda di mettere un freno a questa forma distruttiva di populismo”.
I seggi stamani hanno aperto alle 7,30 e chiuderanno alle 21, quando comincerà il conteggio dei voti. Alle ultime elezioni l’affluenza è stata del 74,3%, pari a 9,4 milioni di elettori attivi su un totale che all’epoca era di 12,7 milioni. Questa volta, stando alle previsioni, sarà maggiore: alle 18, secondo i dati comunicati dall’Ipsos in vista del primo exit poll (che sarà pubblicato alle 21, dopo la chiusura ufficiale delle operazioni), ha già votato oltre il 55% dei 12,8 milioni di elettori. Nelle precedenti parlamentari, nel 2010, alla stessa ora era andato al seggio il 48%.
Sono 28 i partiti in corsa, per un totale di 1.116 candidati, 393 dei quali donne e 723 uomini. I sondaggi vedono in testa il il Vvd di Rutte e il Pvv di Wilders: seguono i Democratici 66 (D66), i verdi di GroenLinks, i laburisti del PvdA (attualmente nella coalizione di governo con Rutte) e Appello cristiano democratico (Cda). Una sorpresa potrebbe arrivare intanto dal candidato verde Jesse Klaver. Definito il “Justin Trudeau d’Olanda”, nelle ultime settimane ha guadagnato terreno nei sondaggi e il suo partito potrebbe triplicare la sua presenza in Parlamento.
Il più giovane candidato ha 16 anni e il più anziano 93, entrambi corrono per il Partito degli Animali. I seggi in parlamento sono 150 e vengono ripartiti secondo un sistema elettorale proporzionale. Gli elettori votano con un pennarello rosso, facendo un segno accanto al capolista o uno degli altri candidati del partito prescelto. Gli aventi diritto al voto sono esattamente 12.980.788, dei quali circa 65mila residenti all’estero. Il 24% dell’elettorato ha superato i 65 anni. Vi sono 20 circoscrizioni elettorali, una delle quali comprende i territori nei Caraibi. I seggi chiudono alle 21. Le schede verranno contate a mano per evitare interferenze di pirati informatici. I risultati verranno ufficializzati il 21 marzo.
Il voto, guardato come test del sentimento anti-establishment e anti-immigrati, giunge nel mezzo dell’acceso scontro con la Turchia. La polemica è scoppiata dopo che sabato le autorità olandesi hanno impedito la partecipazione di due ministri turchi, cioè quello degli Esteri Mevlut Cavusoglu e quella della Famiglia Fatma Betul Sayan Kaya, a un evento politico a Rotterdam dove volevano fare campagna elettorale per il referendum costituzionale turco del 16 aprile. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha paragonato gli olandesi ai nazisti e c’è stata un’escalation dei toni, tanto che ieri per puntare il dito contro l’Olanda lo stesso Erdogan ha citato il massacro di Srebrenica.
Anche se Wilders dovesse vincere le elezioni, si troverebbe nell’impossibilità di formare un governo: i suoi avversari hanno annunciato di non avere intenzione di formare un esecutivo con lui. “Domani mattina il mal di testa non verrà per Wilders, ma per formare una coalizione di governo – ha spiegato Ben Bot, 79 anni, nato in Indonesia, diplomatico di lungo corso entrato in carriera nel 1964, ministro degli esteri nei governi Balkenende dal 2003 al 2007, rappresentante permanente dell’Olanda presso la Ue (1992-2003) e la Nato (1982-1986) – perché la situazione è tale che ci vorrà un accordo con almeno 4 partiti. Quando sono stato ministro la coalizione era a tre ed era difficile governare. A quattro sarà un incubo e ci vorranno mesi. E forse finirà che Rutte tenterà la via del governo di minoranza. E’ facile che entro due anni si tornerà a votare”.
Mondo
Elezioni Olanda, Wilders: “Vincerò in ogni caso. Tutti parlano dei nostri temi”. Rutte: “Possiamo fermare il populismo”
Seggi chiusi alle 21. Secondo i sondaggi i due principali candidati sono molto vicini: con il sistema elettorale proporzionale, sarà difficile formare il governo. Gli avversari del leader del Partito della Libertà hanno annunciato di non voler formare una coalizione con lui
“Speriamo di essere noi a vincere. Ma con le nostre tematiche abbiamo sin d’ora lasciato la nostra impronta su questo voto. Tutti parlano dei nostri temi“. Geert Wilders sorride in favore delle telecamere e degli obiettivi dei fotografi che gli sbarrano il passo al seggio in Eendenplein all’Aia. I sondaggi che lo danno in calo non lo preoccupano: “Qualunque sarà il risultato delle elezioni di oggi, il genio non tornerà nella lampada. Questa rivoluzione patriottica è cominciata e non si fermerà”, spiega il leader del Partito della Libertà, formazione di estrema destra islamofoba e anti-Ue, circondato dalla consueta pesante scorta che lo protegge 24 ore su 24.
L’altro candidato in corsa per la vittoria Mark Rutte, premier e leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, continua a mantenere un leggero vantaggio sull’avversario. Secondo il Peilingwijzer, sito che aggrega sei diversi sondaggi, Rutte è in testa con poco più del 17% (tra 24 e 28 seggi), seguito da quello islamofobo, con 19-23 seggi. Il vantaggio non lascia tranquilli e il premier chiama a raccolta i suoi sostenitori: l’Olanda, spiega dopo aver votato in un seggio all’Aja, deve “mostrare al mondo che fermare il populismo è possibile. Queste sono le terze consultazioni, dopo la Brexit e le elezioni americane. Presto ci saranno quelle in Francia e Germania. Questa è una chance per una grande democrazia come l’Olanda di mettere un freno a questa forma distruttiva di populismo”.
I seggi stamani hanno aperto alle 7,30 e chiuderanno alle 21, quando comincerà il conteggio dei voti. Alle ultime elezioni l’affluenza è stata del 74,3%, pari a 9,4 milioni di elettori attivi su un totale che all’epoca era di 12,7 milioni. Questa volta, stando alle previsioni, sarà maggiore: alle 18, secondo i dati comunicati dall’Ipsos in vista del primo exit poll (che sarà pubblicato alle 21, dopo la chiusura ufficiale delle operazioni), ha già votato oltre il 55% dei 12,8 milioni di elettori. Nelle precedenti parlamentari, nel 2010, alla stessa ora era andato al seggio il 48%.
Sono 28 i partiti in corsa, per un totale di 1.116 candidati, 393 dei quali donne e 723 uomini. I sondaggi vedono in testa il il Vvd di Rutte e il Pvv di Wilders: seguono i Democratici 66 (D66), i verdi di GroenLinks, i laburisti del PvdA (attualmente nella coalizione di governo con Rutte) e Appello cristiano democratico (Cda). Una sorpresa potrebbe arrivare intanto dal candidato verde Jesse Klaver. Definito il “Justin Trudeau d’Olanda”, nelle ultime settimane ha guadagnato terreno nei sondaggi e il suo partito potrebbe triplicare la sua presenza in Parlamento.
Il più giovane candidato ha 16 anni e il più anziano 93, entrambi corrono per il Partito degli Animali. I seggi in parlamento sono 150 e vengono ripartiti secondo un sistema elettorale proporzionale. Gli elettori votano con un pennarello rosso, facendo un segno accanto al capolista o uno degli altri candidati del partito prescelto. Gli aventi diritto al voto sono esattamente 12.980.788, dei quali circa 65mila residenti all’estero. Il 24% dell’elettorato ha superato i 65 anni. Vi sono 20 circoscrizioni elettorali, una delle quali comprende i territori nei Caraibi. I seggi chiudono alle 21. Le schede verranno contate a mano per evitare interferenze di pirati informatici. I risultati verranno ufficializzati il 21 marzo.
Il voto, guardato come test del sentimento anti-establishment e anti-immigrati, giunge nel mezzo dell’acceso scontro con la Turchia. La polemica è scoppiata dopo che sabato le autorità olandesi hanno impedito la partecipazione di due ministri turchi, cioè quello degli Esteri Mevlut Cavusoglu e quella della Famiglia Fatma Betul Sayan Kaya, a un evento politico a Rotterdam dove volevano fare campagna elettorale per il referendum costituzionale turco del 16 aprile. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha paragonato gli olandesi ai nazisti e c’è stata un’escalation dei toni, tanto che ieri per puntare il dito contro l’Olanda lo stesso Erdogan ha citato il massacro di Srebrenica.
Anche se Wilders dovesse vincere le elezioni, si troverebbe nell’impossibilità di formare un governo: i suoi avversari hanno annunciato di non avere intenzione di formare un esecutivo con lui. “Domani mattina il mal di testa non verrà per Wilders, ma per formare una coalizione di governo – ha spiegato Ben Bot, 79 anni, nato in Indonesia, diplomatico di lungo corso entrato in carriera nel 1964, ministro degli esteri nei governi Balkenende dal 2003 al 2007, rappresentante permanente dell’Olanda presso la Ue (1992-2003) e la Nato (1982-1986) – perché la situazione è tale che ci vorrà un accordo con almeno 4 partiti. Quando sono stato ministro la coalizione era a tre ed era difficile governare. A quattro sarà un incubo e ci vorranno mesi. E forse finirà che Rutte tenterà la via del governo di minoranza. E’ facile che entro due anni si tornerà a votare”.
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Allerta rossa in Toscana ed Emilia Romagna: Arno a rischio esondazione, frane e piani bassi evacuati. Allagamenti a Scandicci e a Sesto
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“Cautamente ottimisti per la pace in Ucraina”: Mosca apre alla tregua. Ecco tutte le condizioni di Putin. Dugin a MillenniuM: ‘Meloni ci ha traditi? Ditelo voi’
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Il sottosegretario Delmastro boccia la riforma Nordio: “Mi piace solo il sorteggio. I pm? Così divoreranno i giudici”. Pd-M5s: “Se ne vada”
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - In occasione della Giornata dell'Unità nazionale e del Tricolore, che ricorre lunedì prossimo, 17 marzo, sulla facciata di Montecitorio verrà proiettata la bandiera nazionale, dalla mezzanotte e nelle successive ore serali e notturne.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Per il loro concreto e costante sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e Nova Gorica soprattutto nel contesto di Go 2025", il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello emerito della Slovenia, Borut Pahor, verranno insigniti domani, con una cerimonia in programma alle 11.30 al Teatro comunale Giuseppe Verdi, del Premio 'Santi Ilario e Taziano-Città di Gorizia'. Un nuovo riconoscimento per i due statisti ai quali nell'aprile scorso fu attribuita la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università di Trieste, a conferma di un impegno comune per rimarginare le ferite della storia e mantenere vivi un'amicizia e un legame tra due i popoli, saldando un rapporto anche sul piano personale.
Numerose le occasioni di incontro e i gesti simbolici. A partire dal 26 ottobre 2016, quando i due presidenti parteciparono alla cerimonia sul tema "L'Europa luogo di superamento dei conflitti", nel centenario dell'unione di Gorizia all'Italia. Fu quella l'occasione per la deposizione di due corone d'alloro sul monumento dedicato ai soldati sloveni caduti sul fronte dell'Isonzo 1915-1917 a Doberdò del Lago, mentre in precedenza il Capo dello Stato italiano, al Parco della Rimembranza di Gorizia, aveva reso omaggio al monumento ai caduti della Prima guerra mondiale e al lapidario che ricorda i deportati goriziani.
Ma fu soprattutto il bilaterale a Trieste il 13 luglio 2020 particolarmente denso di significati. Mattarella e Pahor resero omaggio, mano nella mano, alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai caduti sloveni antifascisti Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojzij Valencic, condannati a morte nel 1930. Quindi i due presidenti conferirono a Boris Pahor, scrittore sloveno naturalizzato italiano, rispettivamente l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e l’Ordine per Meriti eccezionali. Fu quindi firmato il protocollo di restituzione del Narodni Dom, l'edificio che ospitava le associazioni culturali slovene distrutto dalla violenza nazionalista dello squadrismo fascista nel 1920.
"La storia –disse Mattarella in quella occasione- non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro".
"Al di qua e al di là della frontiera -il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea -sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace. Oggi, qui a Trieste -con la presenza dell’amico presidente Borut Pahor- segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa". Concetti ribaditi nell’incontro del 21 ottobre 2021, per celebrare la designazione congiunta di Gorizia e Nova Gorica 'Capitale europea della Cultura 2025 con il progetto 'Go! Borderless'. “Un meraviglioso esempio della costruzione di un futuro comune nell’Unione europea".
L'avvicendamento alla guida della Slovenia, con l'elezione della presidente Nataša Pirc Musar, ha visto proseguire le iniziative di collaborazione e dialogo tra i vertici istituzionali dei due Paesi. Mattarella nell'aprile dello scorso anno partecipò alle celebrazioni per il ventennale dell'adesione della Slovenia all'Ue e con l'omologa Pirc Musar ha inaugurato a febbraio di quest'anno Go 2025, Prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Il lupus eritematoso sistemico (Les) è una malattia autoimmune che può colpire vari organi e apparati del nostro organismo. Da qui la difficoltà nella diagnosi e nel trattamento. "Negli ultimi 10 anni, per la malattia, è cambiato il paradigma terapeutico" ed è possibile "raggiungere la remissione, spegnere una delle sue complicanze, quale la nefrite lupica, e ridurre al minimo", fino "anche a sospendere, il cortisone". Protagonisti di questa rivoluzione sono, "in particolare, i Jak inibitori, famiglia di nuovi farmaci già disponibili in Italia da dicembre 2017 per l'artrite reumatoide". Così Fabrizio Conti, professore di Reumatologia Università Sapienza e direttore della Uoc di Reumatologia del Policlinico Umberto I di Roma, riassume all'Adnkronos Salute l'evoluzione nella gestione di questa patologia cronica che è caratterizzata da manifestazioni eritematose cutanee e mucose con sensibilità alla luce del sole, ma che può coinvolgere altri organi come rene, articolazioni e sistema nervoso centrale.
"Il Les si presenta in modo variabile da persona a persona", sottolinea Rosa Pelissero, presidente Gruppo Les Odv, ma colpisce "soprattutto donne giovani in età fertile". Il rapporto di incidenza tra femmine e maschi è di 9 a 1. "Dopo la diagnosi ci si trova da un giorno all'altro malati di una malattia cronica. Si deve imparare a convivere con una nuova normalità. La ricerca è importante: 40-50 anni fa l'obiettivo era la sopravvivenza. C'era solo il cortisone ad alti dosaggi", come cura. "L'avvento di nuovi farmaci - chiarisce - apre alla possibilità di sospenderlo e quindi anche di ridurre gli effetti collaterali e i danni" del farmaco. "La gravidanza", allora, era "assolutamente" inimmaginabile. "Oggi invece, grazie ai progressi fatti, le donne affette da lupus sanno di poter affrontare un gravidanza. La nostra aspettativa è sempre di avere nuovi farmaci, il più efficaci possibili, con meno effetti collaterali e che possano essere somministrati su larga scala".
Il decorso della patologia, spesso, "è di tipo relapsing-remitting in cui, a fasi di attività di malattia, si alternano fasi di quiescenza - spiega Gian Domenico Sebastiani, direttore Uoc di Reumatologia dell'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma - I Jak inibitori, piccole molecole sintetizzate chimicamente, assunte per via orale, inibiscono l'attività di diverse citochine, che sono molecole pro infiammatorie. I Jak inibitori differiscono dai farmaci usati fino ad oggi perché - precisa - vanno a colpire meccanismi mirati della patologia", ma anche perché, essendo orali, hanno più "facilità di somministrazione", cosa importante per "l'aderenza" al trattamento. Inoltre, "per la rapidità di azione", se devono essere sospesi "smettono velocemente di agire".
Questa "nuova classe di immunomodulatori per via orale bloccano uno specifico enzima", janus chinasi, "che attiva diversi recettori cellulari - rimarca Gianluca Moroncini, professore di Medicina interna, direttore Dipartimento Scienze cliniche e molecolari, Università Politecnica delle Marche e direttore Clinica medica, Aou delle Marche - Pur riconoscendo un bersaglio molecolare specifico, in realtà, sono antinfiammatori modulatori ad ampio spettro. Il mio centro è impegnato in un trial clinico multicentrico per verificare se abbiano, nel Lupus eritematoso sistemico, un'efficacia pari a quella che hanno già dimostrato in altre malattie per le quali sono autorizzate, come l'artrite reumatoide o l'artrite psoriasica. Attendiamo con ansia l'esito delle sperimentazioni".
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Ho apprezzato molto la posizione di Elly Schlein quando ha detto no al piano di riarmo. Una buona premessa per impostare un progetto di alternativa a questo governo". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Se ci dobbiamo ritrovare con una alternativa che segue la Meloni e sottoscrive la politica estera disastrosa della Meloni è un disastro, che alternativa puoi presentare agli italiani se ti trovi a votare con la Meloni per l'escalation militare? Per non parlare di Gaza", ha spiegato il leader del M5s.
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Il problema è che il Pd ha dimostrato di essere un partito troppo plurale, lo dico con una battuta. Ci sono dei momenti di sintesi e quando il tuo leader prende una posizione così chiara, qualche chiarimento adesso andrebbe operato. Ma il problema non riguarda me ma un'altra forza politica". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
Roma, 14 mag (Adnkronos) - "Oggi scopriamo che ci sono i proprietari delle reti che vogliono dettare le condizioni, vogliono utilizzare gli algoritmi per condizionare il dibattito, usare gli algoritmi per condizionare le elezioni. Ci dobbiamo svegliare". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Il problema vero è che sono monopolisti, come Starlink per i satelliti a bassa quota. Che garanzia di sicurezza abbiamo che domani, come per l'Ucraina, Musk non si svegli e dica chiudo l'interruttore? L'Europa è l'unico contesto sovranazionale che cerca di dettare regole su questo fronte. E' un problema serio da affrontare", ha spiegato il leader del M5s.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Con un'esperienza "ultraventennale in reumatologia" con l'obiettivo di "migliorare gli standard di cura e migliorare i risultati clinici per i pazienti che soffrono di queste malattie", oggi "AbbVie è impegnata a sviluppare un possibile strumento ulteriore per rispondere alle esigenze dei pazienti che soffrono di lupus eritematoso sistemico. Il Les è una malattia autoimmune estremamente complessa, caratterizzata dalla produzione di autoanticorpi che possono colpire in maniera variegata ed eterogenea diversi organi e sistemi: il sistema polmonare, il muscolo-scheletrico, la cute e il sistema nervoso centrale. Chiaramente i sintomi variano a seconda del tipo di organo distretto coinvolto, ma ha un decorso cronico estremamente elevato e un'evoluzione estremamente imprevedibile". Lo ha detto Caterina Golotta, direttore medico AbbVie Italia, all'Adnkronos Salute, sottolineando che, "per rispondere ai bisogni insoddisfatti", la farmaceutica sta lavorando su un "inibitore di Jak, upadacitinib. Frutto dello sforzo in ricerca e sviluppo interno, è al momento in corso di sperimentazione clinica in questo contesto".
Si tratta di "un inibitore selettivo e reversibile della janus chinasi - spiega Golotta - ed è attualmente approvato e rimborsato in una serie di patologie immunologiche: l'artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, l'artrite psoriasica, la colite ulcerosa e la dermatite atopica. Rimaniamo fiduciosi in attesa dei risultati della molecola nel programma di sviluppo del lupus eritematoso sistemico. Tra l'altro, l'upadacitinib è attualmente in studio anche in altre 2 patologie dell'ambito immunologico: la vitiligine e l'alopecia areata".
AbbVie, evidenzia il direttore medico, "è un'azienda fortemente votata alla ricerca e sviluppo. In Italia siamo presenti con 78 studi clinici che coinvolgono circa 400 centri sperimentali. A livello globale, l'impegno in ricerca nel 2024 è stato pari a circa 13 miliardi di dollari, che rappresenta un incremento del 66,66% rispetto all'impegno del 2023".