“Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare”. Parola di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, dopo le scritte offensive comparse ieri a Locri all’indomani della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È proprio da qui è partito il corteo con il quale Libera celebra la XXII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Sono 25mila i partecipanti nel paese d’Aspromonte; cinquecentomila le presenze nel resto d’Italia. “Ci vuole una rivoluzione culturale, etica e sociale che ancora manca nel nostro Paese perché non è possibile che da secoli ancora parliamo di mafia” sottolinea don Ciotti.
di Lucio Musolino
“La prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall’altra parte. L’omertà uccide, la verità è la speranza – dice il sacerdote antimafia – Coraggio e umiltà non richiedono eroismi ma generosità e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono inseparabili. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca, ma anche di chi li difende troppo debolmente o peggio si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze. La legalità non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, ma un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persona sociale ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull’assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile”.
“Se volevano ottenere un effetto hanno ottenuto quello contrario, cioè di una piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento che – dice il presidente del Senato, Pietro Grasso presente a Locri – è un movimento per la legalità e per l’affermazione della cultura della legalità che non è solo rispetto delle leggi ma la possibilità di andare avanti con principi di solidarietà, e per dare un futuro migliore sopratutto ai nostri giovani”.
La moglie del carabiniere ucciso: “Orgogliosa di aver sposato uno sbirro”
In testa al corteo i familiari delle vittime con due striscioni dell’associazione antimafia con lo slogan della Giornata di quest’anno: “Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”. “Orgogliosa di avere sposato uno sbirro” è la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990 ha scritto sulla propria camicia bianca: “Quando ho visto le scritte di ieri mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l’impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d’Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!“.
Gratteri: “La ‘ndrangheta crea solo sottosviluppo”
“Sugli autori delle scritte c’è la riflessione del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri: “Gente dell’anti-Stato, che fa il tifo per la ‘ndrangheta, ma non la ‘ndrangheta doc, quella che da sempre s’inabissa per arricchirsi. S’immagina i Commiso di Siderno o i Morabito che mandano qualcuno a fare le scritte? Sarebbe un modo per accendere i riflettori, invece – dice il magistrato a Repubblica – loro vogliono rendersi invisibili, uccidere il meno possibile, dopo aver fatto tutti i tentativi per evitarlo”, “se gli addebitassimo questo gesto la sottovaluteremmo”, dice. Si tratta “di gente che odia le istituzioni, che ha sposato la legge criminale della ‘ndrangheta, degli ignoranti stupidi, ubriachi del suo modo di pensare e agire criminale. Gli ignoranti – aggiunge – condivideranno le scritte, perché vedono le imprese nelle mani dei mafiosi e dei prestanome. All’opposto spesso le aziende sequestrate e confiscate falliscono”, ma “la ‘ndrangheta crea solo sottosviluppo e miseria, le loro aziende si reggono sui soldi della cocaina, non sulla libera concorrenza”. “Il lavoro in questo territorio è una cosa seria. C’è assolutamente la necessità, anche come contrasto alle organizzazioni criminali, di creare opportunità di lavoro e occupazione giovanile – dice il procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio che partecipa alla manifestazione – Bisogna operare giorno dopo giorno. L’augurio è che oggi, con l’ingresso della Primavera, per questo territorio e questa regione sia l’inizio di una nuova Primavera”.
Monsignor Bregantini: “Chiesa contro la mafia”
“È molto triste quello che è avvenuto: la mafia è sempre insidiosa, è sibillina, tagliente e approfitta di ogni occasione per mandare i suoi messaggi che sono soprattutto di natura culturale” dice monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso all’Unità commentando le scritte. “La forza di don Ciotti è avere difeso la realtà civile e sociale, partendo dalla lotta culturale e religiosa contro il male – sottolinea Bregantini – perciò queste scritte fanno ancora più male e due volte fa male quella contro la residenza del vescovo di Locri, perché in quella terra la Chiesa da sempre e specialmente negli ultimi decenni si è schierata contro la ‘ndrangheta in maniera esplicita e coraggiosa; è diventata un baluardo insieme alla magistratura e ai Comuni: c’è un fronte comune di alleanza e di coraggioso diniego al male in difesa del bene”. “È un fatto molto importante per la Chiesa che per la prima volta la Conferenza episcopale calabrese aderisca al completo ad una manifestazione contro le mafie. Però c’è ancora anche qui tanto da fare – dice don Luigi Ciotti parlando con i giornalisti alla manifestazione – Quando guardo i visi dei familiari delle vittime delle mafie penso che la maggioranza di loro non ha ancora avuto giustizia. Abbiamo bisogno di verità”.
La grande bandiera della pace portata dai migranti minorenni
Nel corteo dietro ai familiari delle vittime c’è grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. Ad assisterli il mediatore culturale Franck Mba, camerunense, arrivato a Milano nel 2002 e poi trasferitosi nella Locride proprio per aiutare i giovani migranti minorenni. I ragazzi stanno seguendo corsi di alfabetizzazione e di italiano. Hanno presentato tutta la documentazione necessaria e sono in attesa della decisione dell’apposita Commissione sulla loro richiesta di asilo politico. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia.
Boldrini: “Orgogliosa si celebri per la prima volta”
“Sono orgogliosa che oggi, 21 marzo, per la prima volta si celebri per legge la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie – dice la presidente della Camera Laura Boldrini – Dopo tanti anni di mobilitazione dei cittadini contro la criminalità organizzata, dal Parlamento italiano è finalmente arrivato – con il voto unanime espresso dalla Camera 20 giorni fa – il riconoscimento ufficiale che questa partecipazione meritava. Voglio esprimere la mia affettuosa solidarietà a don Luigi Ciotti: le ignobili minacce che ha ricevuto, poche ore dopo l’importante visita a Locri del Presidente della Repubblica, dicono che non c’è nessun rischio di ritualità nelle migliaia di iniziative che oggi, grazie a Libera e tante altre associazioni, si svolgono in tutto il Paese. Aver istituito la Giornata è stato un atto legislativo dal forte significato simbolico. Nel voto del Parlamento si sono incontrati l’attività delle istituzioni – che in questa legislatura hanno dato più di una risposta, a partire dalla legge sul voto di scambio – e l’impegno della cittadinanza attiva. Questo dialogo tra le aule parlamentari e la ‘società civile responsabile’ – secondo la definizione cara a don Ciotti – è indispensabile se vogliamo sradicare le mafie dal nostro Paese”.