L’abolizione con il buco, il black out del sito per attivarli. Nella fretta di evitare il referendum proposto dalla Cgil, il governo ha trasformato l’addio ai voucher in un caos, con conseguenti proteste di consulenti del lavoro e imprenditori. Ci sono un problema di diritto e uno tecnico alla base delle lamentele cresciute nelle ultime ventiquattr’ore e destinate a riverberarsi nelle prossime settimane se Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro non dovessero trovare una soluzione, soprattutto sul quadro normativo per l’utilizzo entro il prossimo 31 dicembre dei buoni acquistati prima dell’entrata in vigore del decreto. Al momento, come fanno notare i consulenti del lavoro, non esistono regole e a questo si è aggiunto il ‘down’ del sito Inps dove è possibile attivare i tagliandi acquistati prima che la legge venisse abrogata: nella tarda serata di lunedì era ancora irraggiungibile dopo un’intera giornata di disservizi e chiamate di fuoco ai centralini dell’Istituto di previdenza. Solo martedì mattina la funzionalità è stata ripristinata.
Il buco nella legge – Ma l’urgenza più impellente per il governo Gentiloni riguarda la necessità di scrivere norme di transizione per regolare l’utilizzo dei buoni lavoro già acquistati e spendibili prima della fine del 2017. Con la cancellazione lampo per evitare il referendum fissato per il 28 maggio, infatti, si è aperto un buco normativo: i voucher sono attivabili “fino a esaurimento scorte” per retribuire i lavoratori saltuari ma non esiste più un contesto di legge che ne regoli l’uso. Il perimetro per un corretto utilizzo è stato cancellato, come evidenziato lunedì dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro.
Cancellato tutto, o quasi: “Lavoro senza regole” – Secondo quanto riporta un report dei professionisti del settore, gli articoli del Jobs Act abrogati con il decreto approvato dal governo regolavano “gli aspetti essenziali del lavoro accessorio: definizione, campo di applicazione, sanzioni, aspetti previdenziali”, oltre a prevedere “i limiti economici”, “lo speciale regime per l’agricoltura, le modalità di accesso al lavoro accessorio” e la “comunicazione preventiva ed un conseguente apparato sanzionatorio specifico in caso di violazione” con multe dai 400 ai 2.400 euro, cancellate anche queste. Manca tutto o quasi, insomma. Compreso l’obbligo di segnalare l’attivazione del voucher, via sms o e-mail, con almeno un’ora di preavviso rispetto all’inizio del suo effettivo utilizzo così da mettere in un angolo quei datori di lavoro che lo ‘spendevano’ solo in caso di controlli improvvisi. Il giudizio dei consulenti del lavoro è netto: “Ci si troverà di fronte alla necessità di gestire un rapporto di lavoro privo di una disciplina propria. Anzi, senza regola alcuna”. La fretta legata all’imminente referendum ha portato a non prevedere una norma transitoria che in passato, per esempio, aveva disciplinato i co.co.co. nel periodo tra la loro effettiva abolizione e la scadenza dei contratti in essere nel momento in cui venne approvata la legge che li cancellava.
Martedì il ministero ha emanato una nota stando alla quale l’utilizzo dei voucher acquistati entro il 17 marzo “dovrà essere effettuato nel rispetto delle disposizioni in materia di lavoro accessorio previste nelle norme oggetto di abrogazione”, cosa che però nel decreto non è scritta. Tutto lascia pensare, dunque, che ci sarà un intervento in sede di conversione in legge.
Il black out del sito – In aggiunta alla questione legata alle norme, almeno nella giornata di lunedì gli imprenditori si sono ritrovati davanti alle difficoltà nell’attivare i buoni acquistati prima di venerdì, giorno dell’abrogazione. Il sito dell’Inps è andato in black out totale per l’intera giornata. L’istituto ha spiegato le difficoltà con la necessità di adeguare il software: “È stato infatti necessario procedere a modifiche tecniche in modo da inibire l’acquisto e il pagamento e lasciare in essere solo il processo di attivazione”. Con evidenti problemi per gli imprenditori, che inferociti hanno intasato di telefonate i centralini dello stesso Inps e delle associazioni di categoria. ”Ho comprato i voucher e ora non li riesco ad attivare”, dice una imprenditrice. “Ho un cameriere in permesso e pensavo di poterlo sostituire chiamando una persona con un voucher, non l’ho potuto fare. Pensavo ci fosse una fase transitoria fino al 31 dicembre”, afferma un ristoratore incredulo degli effetti immediati del decreto. Che porteranno anche al rimborso di chi sabato scorso, il giorno dell’entrata in vigore dello stop per decreto, ha acquistato i tagliandi in Posta: non saranno attivabili.
“Rischio ritorno al nero” – E la Confesercenti apre anche il fronte delle alternative alle prestazioni di lavoro accessorio, difese fino a pochi mesi fa da Poletti prima della giravolta anti-referendum. I costi di contratti a tempo e somministrazione da parte di agenzie interinali vengono ritenuti “completamente diversi” e viene già agitato lo spettro di ulteriori difficoltà per le piccole e medie imprese di fronte a una minore flessibilità. “Il provvedimento di annullamento è stato letto in chiave politica, irrazionale – spiega Loreno Rossi, direttore della Confesercenti Bologna – E l’arrabbiatura è aumentata perché si è agito sopra la testa delle piccole imprese che sono già penalizzate. Il rischio ora per molti è il ritorno al nero”. La domanda più frequente rivolta alle associazioni di categoria è legata a quale nuovo strumento verrà varato dal governo: “La gente non si fida e pensa ai tempi lunghi dei tavoli per trattare con i sindacati, mentre si avvicina Pasqua e la stagione estiva. Mi dicono, più che all’Europa mi pare invece che ci avviciniamo all’Africa del nord’’.