La paura fa certamente 90, ma la sicurezza non è una lotteria. Il recente provvedimento di messa al bando dei computer portatili e tablet ha lasciato sorpresi non solo i comuni mortali ma un po’ tutti gli esperti del settore e anche quelli che – pur di guadagnarsi uno spazio sui giornali, un’intervista radiofonica o un’apparizione televisiva – non disdegnano il ruolo di cassa armonica del facile allarmismo.
La sorpresa, per gli appassionati di estrazioni a sorte, fa 72 e chi mai dovesse fare ambo è pregato di ricordarsi del sottoscritto, almeno a titolo di riconoscente simpatia.
Chi spera in un terno punterebbe anche sul 16 che – secondo la smorfia napoletana – corrisponderebbe non solo al fondoschiena ma anche alla stupidaggine. Mi fermo qui. Ne ho dette anch’io a sufficienza, ma mi è servito per sdrammatizzare un divieto che rischia solo di creare confusione, recare disagi, innescare altre mille problematiche, senza portare a sostanziali benefici per la serenità del trasporto aereo.
Senza dubbio un dispositivo elettronico che supera certe dimensioni può ospitare sostanze esplosive e un esame superficiale potrebbe far confondere la circuiteria per la relativa attivazione con la normale componentistica hardware di qualunque oggetto informatico. Proprio per questo motivo – in maniera molto empirica – i più solerti addetti ai controlli nelle aerostazioni chiedono ai passeggeri di avviare il pc o il palmare così da verificarne la funzionalità e quindi l’effettiva corrispondenza di tale attrezzo con quel che sembra esteriormente. La soluzione pratica sembra efficace fino a quando non si comincia a pensare che proprio quell’operazione potrebbe scongiurare un’esplosione a bordo ma far scattare immediatamente una deflagrazione che vedrebbe comunque coinvolte le persone nelle immediate vicinanze. La fantasia è destinata a galoppare, specie quella dei criminali, e si rischia di sprofondare in un vortice ansiogeno. Restiamo alla norma a stelle e strisce.
L’individuazione dei Paesi di provenienza e delle linee aeree che operano negli scali più a rischio, non tiene conto delle possibili triangolazioni delle rotte. Il passeggero malintenzionato può rinunciare al volo diretto e prevedere un itinerario che – magari con una sosta di qualche giorno a metà viaggio – gli regali una sorta di “verginità” con la ripartenza da un aeroporto non incluso nella black list angloamericana.
Qualcuno dice che la scelta di collocare in stiva determinate apparecchiature un tempo portate in cabina è suggerita da una maggiore robustezza della porzione “cargo” degli aerei di linea rispetto la parte della carlinga che ospita i passeggeri. La miniaturizzazione delle cariche esplosive e la possibilità di attivarle a distanza potrebbe indurre al veto di portare al seguito qualunque congegno in grado di trasmettere impulsi radio. Anche un banale telecomando della serranda del garage o le chiavi di una moderna automobile si troverebbero rapidamente nell’elenco degli oggetti proibiti (dove già svettano i “micidiali” tagliaunghie e altre potenziali armi da taglio).
La International Civil Aviation Organization e le statunitensi Federal Aviation Administration e Safety Board e National Transportation Safety Board sono al lavoro per fare chiarezza in proposito. L’introduzione della novità normativa trova radice in segnalazioni dell’intelligence che hanno rispolverato anche “marchi vintage” del terrorismo come quello ormai desueto di al-Qaeda da tempo surclassato dall’Isis.
La corsa alle giustificazioni è partita in fretta.
C’è perfino chi ha rammentato che la temibile organizzazione Boko Haram ha previsto l’impiego di computer portatili farciti di esplosivo da lasciare incustoditi nelle università nigeriane per mietere vittime tra chi li rinvenga. Ma è una “vecchia storia”, simile a quella delle “mine farfalla” Pfm-1 raccontata da Vauro Senesi nel suo spettacolo ancora oggi al Teatro Vittoria oppure a quelle delle atroci tecniche di guerra che abbiamo conosciuto in Vietnam con gli ordigni piazzati all’interno di innocenti giocattoli.
La questione odierna è diversa.
Non è una restrizione a risolvere il problema. I controlli devono essere fatti in maniera più seria e severa, ricorrendo alle tecnologie più sofisticate e ad ogni altro strumento preventivo. L’intelligence deve fare il suo mestiere, magari arruolando o assumendo specialisti invece dei soliti raccomandati, degli immancabili parenti, dei consueti amici, così da intercettare progetti e piani e da anticipare propositi randomici di lupi solitari.
Escludere dal bagaglio a mano pc e tablet farà solo la gioia dei mascalzoni che da anni si insinuano nelle realtà che trasportano e smistano le valigie, saggiandone e alleggerendone il contenuto.
@Umberto_Rapetto
Umberto Rapetto
Giornalista, scrittore e docente universitario
Tecnologia - 22 Marzo 2017
Electronic ban, vietare pc e tablet sugli aerei fa felici solo i mascalzoni
La paura fa certamente 90, ma la sicurezza non è una lotteria. Il recente provvedimento di messa al bando dei computer portatili e tablet ha lasciato sorpresi non solo i comuni mortali ma un po’ tutti gli esperti del settore e anche quelli che – pur di guadagnarsi uno spazio sui giornali, un’intervista radiofonica o un’apparizione televisiva – non disdegnano il ruolo di cassa armonica del facile allarmismo.
La sorpresa, per gli appassionati di estrazioni a sorte, fa 72 e chi mai dovesse fare ambo è pregato di ricordarsi del sottoscritto, almeno a titolo di riconoscente simpatia.
Chi spera in un terno punterebbe anche sul 16 che – secondo la smorfia napoletana – corrisponderebbe non solo al fondoschiena ma anche alla stupidaggine. Mi fermo qui. Ne ho dette anch’io a sufficienza, ma mi è servito per sdrammatizzare un divieto che rischia solo di creare confusione, recare disagi, innescare altre mille problematiche, senza portare a sostanziali benefici per la serenità del trasporto aereo.
Senza dubbio un dispositivo elettronico che supera certe dimensioni può ospitare sostanze esplosive e un esame superficiale potrebbe far confondere la circuiteria per la relativa attivazione con la normale componentistica hardware di qualunque oggetto informatico. Proprio per questo motivo – in maniera molto empirica – i più solerti addetti ai controlli nelle aerostazioni chiedono ai passeggeri di avviare il pc o il palmare così da verificarne la funzionalità e quindi l’effettiva corrispondenza di tale attrezzo con quel che sembra esteriormente. La soluzione pratica sembra efficace fino a quando non si comincia a pensare che proprio quell’operazione potrebbe scongiurare un’esplosione a bordo ma far scattare immediatamente una deflagrazione che vedrebbe comunque coinvolte le persone nelle immediate vicinanze. La fantasia è destinata a galoppare, specie quella dei criminali, e si rischia di sprofondare in un vortice ansiogeno. Restiamo alla norma a stelle e strisce.
L’individuazione dei Paesi di provenienza e delle linee aeree che operano negli scali più a rischio, non tiene conto delle possibili triangolazioni delle rotte. Il passeggero malintenzionato può rinunciare al volo diretto e prevedere un itinerario che – magari con una sosta di qualche giorno a metà viaggio – gli regali una sorta di “verginità” con la ripartenza da un aeroporto non incluso nella black list angloamericana.
Qualcuno dice che la scelta di collocare in stiva determinate apparecchiature un tempo portate in cabina è suggerita da una maggiore robustezza della porzione “cargo” degli aerei di linea rispetto la parte della carlinga che ospita i passeggeri. La miniaturizzazione delle cariche esplosive e la possibilità di attivarle a distanza potrebbe indurre al veto di portare al seguito qualunque congegno in grado di trasmettere impulsi radio. Anche un banale telecomando della serranda del garage o le chiavi di una moderna automobile si troverebbero rapidamente nell’elenco degli oggetti proibiti (dove già svettano i “micidiali” tagliaunghie e altre potenziali armi da taglio).
La International Civil Aviation Organization e le statunitensi Federal Aviation Administration e Safety Board e National Transportation Safety Board sono al lavoro per fare chiarezza in proposito. L’introduzione della novità normativa trova radice in segnalazioni dell’intelligence che hanno rispolverato anche “marchi vintage” del terrorismo come quello ormai desueto di al-Qaeda da tempo surclassato dall’Isis.
La corsa alle giustificazioni è partita in fretta.
C’è perfino chi ha rammentato che la temibile organizzazione Boko Haram ha previsto l’impiego di computer portatili farciti di esplosivo da lasciare incustoditi nelle università nigeriane per mietere vittime tra chi li rinvenga. Ma è una “vecchia storia”, simile a quella delle “mine farfalla” Pfm-1 raccontata da Vauro Senesi nel suo spettacolo ancora oggi al Teatro Vittoria oppure a quelle delle atroci tecniche di guerra che abbiamo conosciuto in Vietnam con gli ordigni piazzati all’interno di innocenti giocattoli.
La questione odierna è diversa.
Non è una restrizione a risolvere il problema. I controlli devono essere fatti in maniera più seria e severa, ricorrendo alle tecnologie più sofisticate e ad ogni altro strumento preventivo. L’intelligence deve fare il suo mestiere, magari arruolando o assumendo specialisti invece dei soliti raccomandati, degli immancabili parenti, dei consueti amici, così da intercettare progetti e piani e da anticipare propositi randomici di lupi solitari.
Escludere dal bagaglio a mano pc e tablet farà solo la gioia dei mascalzoni che da anni si insinuano nelle realtà che trasportano e smistano le valigie, saggiandone e alleggerendone il contenuto.
@Umberto_Rapetto
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".