Il Mattarellum è di nuovo sepolto. A affossarlo sono (di nuovo, dopo 12 anni) i berlusconiani nelle sue declinazioni più diverse: azzurri duri e puri, alfaniani, ex Udc. Tutti d’accordo che il sistema maggioritario deve andare a farsi benedire. Si ricomincerà da qualche sistema proporzionale, dunque, con tutto quello che ne consegue: soprattutto, il rischio che le maggioranze si formino – anzi, si cerchino dopo che si è insediato il Parlamento e non prima. Lo scenario, infatti, secondo tutti i sondaggi, è quello di un terzo di seggi per tutti i tre principali schieramenti, cioè Pd, M5s e centrodestra. Una situazione che produrrebbe una situazione del tutto identica a quella che si è concretizzata lo scorso anno in Spagna. E’ chiaro che in questo modo Forza Italia, Area Popolare e i centristi vogliano assicurarsi un sistema proporzionale in cui possano correre da soli e soprattutto essere determinanti e quindi “cercati”. Un’intenzione che d’altra parte Angelino Alfano ha confessato senza particolari timidezze alcuni giorni fa, quando ha chiuso il Nuovo Centrodestra: “Non stiamo con nessuno, saranno gli altri a cercarci”. Dagli torto.
Dunque l’unica buona notizia che arriva dalla commissione Affari costituzionali è che qualcosa si muove, visto che alle promesse di tutti i partiti di “fare presto” per andare “alle elezioni subito” sono seguiti rinvii su rinvii con le motivazioni più varie, tra le altre l’attesa per la sentenza della Corte Costituzionale che ora ci sono da due mesi senza che si sia mossa una foglia. E’ di ieri l’ufficializzazione che salterà ulteriormente anche l’approdo in Aula della discussione della legge elettorale: non più il 27 marzo perché la commissione non riuscirà a decidere nulla prima di quella data. Quindi la Camera, in assemblea, ne parlerà sì, ma chissà quando.
Cos’è successo in commissione? Il presidente Andrea Mazziotti Di Celso (Civici e innovatori, ex montiani) da relatore ha anche chiesto ai gruppi di esprimersi sulle proprie preferenze. Ed è stato lì che il capogruppo del Pd in commissione Emanuele Fiano ha proposto il Mattarellum, legge che stava bene anche alla Lega Nord. Ma a dichiararsi contrari sono stati prima Maurizio Lupi per Area Popolare, poi Francesco Paolo Sisto di Forza Italia e infine Gianluigi Gigli, democristiano che è stato eletto con Scelta Civica e dopo alcuni giri si trova ora in Democrazia Solidale, gruppo che esprime 14 deputati grazie all’unione con il Centro Democratico di Bruno Tabacci (e non nel gruppo misto come scritto in un primo momento). A questo punto, comunque, anche in presenza di un ripensamento di M5s in favore del Mattarellum, questo sistema non avrebbe comunque i voti in Senato (si arriverebbe a 135), in assenza dell’appoggio di Fi o almeno di Ap e tutti gli alleati del Pd nella maggioranza. A Mazziotti non è rimasto che allargare le braccia: “Pur essendo personalmente a favore del Mattarellum – ha commentato – come relatore devo prendere atto che questa proposta non avrebbe possibilità di arrivare ad una conclusione”.
Come dice lo stesso Mazziotti ora resta da capire se il Pd, che già ha i suoi problemi con il congresso che finirà (forse) con le primarie del 30 aprile, è in grado di esprimere un’altra proposta su cui tentare una convergenza con gli altri gruppi. “Se non c’è questa possibilità – spiega il presidente della commissione – è opportuno che la calendarizzazione in aula avvenga in tempi consoni con la realtà dei fatti”. Questo vuol dire dopo le primarie del Pd, quindi a maggio. E anche Forza Italia e Area Popolare hanno chiesto che la calendarizzazione in Aula “sia razionale con la effettività del dibattito”, come ha detto Sisto. In sostanza finché il Pd non ha risolto le sue sfide interne e non ha una linea chiara ha poco senso cominciare a parlare. Un ragionamento che ha la sua coerenza ma che non fa certo disperare partiti e parlamentari che così buttano il pallone delle elezioni direttamente al 2018, se non fosse già stato abbastanza chiaro.
Del resto in precedenza Andrea Giorgis, della residua sinistra Pd, aveva proposto di proseguire il dibattito su “questioni circoscritte“: in particolare il rapporto tra eletto ed elettore, e cioè sui collegi uninominali o sul proporzionale con collegi o sulle preferenze. “Trovare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità – ha aggiunto Gianni Cuperlo – è tecnicamente possibile. Sta alle forze politiche dimostrare che ciò è anche politicamente possibile. Serve la disponibilità a fare sintesi tra le diverse proposte e io stesso, tenendo conto delle posizioni espresse, sono favorevole a prevedere nella proposta che ho depositato un premio fisso alla coalizione anziché alla lista”. Tutto bene, ma una cosa è certa, come ha replicato Mazziotti: “Le prese di posizione di oggi contro il Mattarellum – ha osservato Mazziotti – in qualche modo escludono il collegio uninominale maggioritario“.