Si chiamava Khalid Massood, aveva 52 anni ed era nato nel Kent. L’identità del killer autore dell’attentato davanti al Parlamento di Westminister a Londra, che il 22 marzo ha fatto cinque morti e decine di feriti, è stata rivelata poche ore dopo la rivendicazione dell’attacco da parte dello Stato islamico. “È stato un soldato del Califfato“, ha annunciato Site, riprendendo l’agenzia di propaganda Amaq. L’attentatore non era mai stato condannato per terrorismo, ma era noto alle forze dell’ordine per possesso di armi, lesioni aggravate e disturbo della quiete pubblica. La prima condanna risale al 1983 per danni, l’ultima al 2003 per il possesso di un coltello. Secondo il Daily Mail, di recente risiedeva a Birmingham e lì avrebbe noleggiato il suv utilizzato per compiere l’attacco. Nel corso della giornata sono state arrestate otto persone in sei diversi indirizzi tra Londra e Birmingham: gli arrestati sono considerati fiancheggiatori, ma non complici.
La premier Theresa May nel primo pomeriggio ha parlato alla Camera dei Comuni: “Non cederemo mai al terrorismo”, ha detto, “non gliela daremo mai vinta. Il male non ci sconfiggerà, i nostri valori sono più forti e vinceranno. Non abbiamo paura”. La prima ministra britannica, dopo aver ricordato le vittime e ringraziato la polizia, ha annunciato che l’allarme è alto e che “sono possibili altri attentati“. E ha anche aggiunto che, come avvenuto per la maggior parte degli attacchi avvenuti negli ultimi mesi in Europa, l’attentatore cittadino britannico, era noto ai servizi: era stato già investigato dall’MI5 “per i suoi legami con l’estremismo”. La May ha rivelato anche che “tredici attacchi terroristici” sono stati sventati negli ultimi mesi. Lo stragista, definito “figura marginale” dalla May, per gli inquirenti sarebbe stato “ispirato dal terrorismo internazionale“.
Chi era Khalid Massood – L’identità dell’attentatore è stata resa nota da Scotland Yard, dopo che lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato attraverso l’agenzia di stampa vicina agli estremisti Amaq, che non ha fatto riferimento alla sua identità e mentre non è chiaro se l’uomo fosse direttamente connesso al gruppo jihadista. La polizia ha riferito che Masood aveva 52 anni, era nato nella contea di Kent e di recente aveva vissuto nella regione delle Midlands Occidentali. Era noto con diversi alias. Secondo la Bbc, “era un tipo strano” e “i suoi vicini lo chiamavano ‘Il vampiro’ perché era solito uscire di notte vestito di nero”.
“Non era soggetto ad alcuna indagine al momento e non ci sono informazioni precedenti su una sua intenzione di compiere un attacco terroristico, ha dichiarato la Metropolitan Police in una nota. Non era mai stato condannato per terrorismo, sebbene la sua prima condanna per altri reati risalga al 1983 e l’ultima al 2003 per possesso di un’arma da taglio. “Tuttavia, era noto alla polizia e aveva alle spalle diverse precedenti condanne per aggressione”, possesso di armi e reati contro l’ordine pubblico”. La premier britannica Theresa May in precedenza aveva dichiarato in Parlamento che l’assalitore era stato oggetto di indagini da parte dei servizi Mi5 per preoccupazioni sull’estremismo violento, ma era considerato una “figura periferica”. Sempre May aveva detto che si riteneva l’assalitore fosse stato ispirato da ideologia islamista. L’uomo ha affittato l’auto Hyundai con cui ha travolto i passanti sul ponte di Westminster in un’agenzia della compagnia Enterprise di Birmingham, città delle Midlands Occidentali. A confermarlo è stato un portavoce della stessa agenzia, che ha spiegato: “Un dipendente ha identificato il veicolo dopo aver visto la targa in una fotografia, siamo corsi a controllare e abbiamo subito contatto le autorità”. Nella stessa città di Birmingham, soprannominata ‘piccolo califfato’ per l’alta percentuale di musulmani che vi risiede, durante la notte la polizia aveva condotto diverse perquisizioni in alcune abitazioni. Altre erano state effettuate a Londra e in altri punti del Paese. In tutto sono state arrestate otto persone.
May: “È con le azioni di normalità che si batte il terrorismo”
“Dobbiamo reagire con fermezza a queste minacce. Siamo qui per proteggere la nostra comunità, per rassicurare tutti i nostri cittadini. Abbiamo deciso di aumentare le nostre misure di sicurezza. Dopo giugno 2013, abbiamo aumentato le spese contro il terrorismo. Così come abbiamo aumentato il personale responsabile della nostra Agenzia di sicurezza”, ha detto May. “Dobbiamo essere chiari su un punto: l’attentatore è stato fermato a pochi metri del cancello, quindi il suo attacco non è andato a buon fine – ha aggiunto – vogliamo vedere il meglio di quanto accaduto: chi si è dato da fare per gli altri, i servizi di emergenza che sono corsi incontro al pericolo. Dico grazie a tutti loro per il lavoro svolto. Vorrei esprimere le nostre condoglianze a tutte le forze dell’ordine. La risposte possiamo offrire non è in quel che diremo, ma quel che faremo quotidianamente tutti stiamo cercando di tornare alle nostre vite, tutto ricomincia. È con le azioni di normalità che si batte il terrorismo. Così dimostriamo che non gliela daremo mai vinta. L’agente di sicurezza ha perso la sua vita per proteggerne altre. Il male non ci sconfiggerà, è questo il messaggio che la nostra Camera vuole lanciare”. La regina Elisabetta offre i suoi ”pensieri, preghiere e la più profonda solidarietà” a quanti coinvolti dalla “terribile violenza”. “Addolorato” Papa Francesco “per la perdita di vite e per i feriti causati dall’attentato nel centro di Londra”.
La ricerca dell’attentatore e i primi sospettati
La polizia per tutta la giornata ha chiesto di non divulgare il nome dei sospettati. Nella serata di ieri Channel 4 aveva diffuso il nome di Trevor Brooks, noto come Abu Izzadeen, indicato come il possibile assalitore. Imam di Clapton, di origini giamaicane ma nato nell’East London, Brooks è considerato un “predicatore d’odio“. Brooks era noto alle autorità fin dal 2006, come portavoce di Al Ghurabaa, organizzazione musulmana messa fuori legge nello stesso anno. Nel 2015 aveva fatto perdere le proprie tracce, prima di essere arrestato dalla polizia ungherese su un treno diretto a Bucarest, in Romania, e quindi rispedito in patria. Passano poche ore, però, è la notizia viene smentita: non è Abu Izzadeen l’attentatore di Westminster Bridge. Secondo la stessa Channel 4, che cita l’avvocato e il fratello dell’uomo, Brooks è ancora in prigione.
Il sindaco Khan: “I londinesi non si faranno intimidire”
“I londinesi non si faranno mai intimidire né piegare dal terrorismo” dice il sindaco di Londra Sadiq Khan. Nel centro della città è visibile il rafforzamento delle forze di polizia, con molti più agenti armati dislocati negli obiettivi sensibili. Per ricordare i morti le bandiere sono a mezz’asta a Downing Street e in altri luoghi pubblici. In mattinata è stato rispettato un minuto di silenzio mentre per stasera è in programma una fiaccolata a Trafalgar Square. Questa mattina si è tenuta una nuova riunione del comitato per le emergenze Cobra, presieduta da Theresa May. Il ministro dell’Interno Amber Rudd, che ieri era all’estero, come il suo collega di governo e ministro degli Esteri Boris Johnson, sono rientrati nella capitale britannica. Un minuto di silenzio in ricordo delle vittime è stato rispettato alle 9.33 ora locali (le 10.33 in Italia) nel Regno Unito.
È tornato quindi a colpire un lone wolf, un lupo solitario, come già accaduto il 19 dicembre scorso al mercato di Natale a Berlino. E ancora una volta le armi utilizzate sono di uso comune, un coltello da cucina, fotografato mentre il sospetto veniva soccorso dopo essere stato colpito dalla polizia, e un veicolo lanciato ad alta velocità. E molti ricordano il precedente di Michael Olumide Adebolajo e Michael Oluwatobi Adebowale, i due terroristi britannici di origini nigeriane che nel 2013 nel sud di Londra uccisero il soldato di Sua Maestà Lee Rigby con una mannaia, dopo averlo investito. L’utilizzo di auto e coltelli sono “imprevedibili e tengono sotto scacco anche Israele” dice Lorenzo Vidino, direttore del programma Estremismo del Centro per la Cybersecurity e Sicurezza Interna della George Washington’s University a ilfattoquotidiano.it.
Condanna dei paesi islamici
Condanna unanime dai Paesi islamici per l’attacco. Yousef Bin Ahmad Al-Othaimeen, segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic), di cui fanno parte 57 Paesi a maggioranza musulmana, ha affermato che gli atti di terrorismo contraddicono le fondamenta dell’Islam. Anche il Consiglio di cooperazione del Golfo, di cui fanno parte Arabia Saudita, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Kuwait, descrive l’attacco come “un terribile crimine che è incompatibile con tutti i valori e principi dell’umanità”. Il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul-Gheit, ha a sua volta “fortemente condannato” l’attentato, definendolo “un orribile crimine che contraddice tutti i valori e i principi umani e morali”. Il re saudita Salman bin Abd al Saud ha inoltre personalmente inviato un messaggio di condoglianze alla premier britannica Theresa May in cui afferma che il regno saudita “condanna con forza questo atto terroristico”.