Nei sondaggi resuscita Alternativa Popolare. Al netto della sparuta pattuglia di elettori del nuovo partito guidato da Angelino Alfano, a chi frega? Deve fregare agli altri partiti, perché – come emerge dalla rilevazione di Emg per il TgLa7 – proprio gli alfaniani con un salto di mezzo punto in una settimana, acciuffano la soglia di sbarramento e quindi raccolgono un tot di seggi che vengono tolti – quota parte – a tutti gli altri. A sorpresa una maggioranza, con qualche fatica, a questo punto potrebbe realizzarsi, ma ci si troverebbe davvero davanti a un’impresa titanica: Pd, Forza Italia, Alternativa Popolare, i bersaniani Democratici e Progressisti e i parlamentari delle Autonomie, insieme potrebbero arrivare a 315 deputati. Per dare la fiducia a un governo ne servono 316, i bersaniani hanno giurato e spergiurato che alleanze con la destra mai più, i parlamentari delle Autonomie sono solo sulla carta e quindi siamo nel campo dell’ultraipotetico. Ma qualcosa evidentemente si muove.
Questa settimana, comunque, i Cinquestelle riprendono fiato dopo la flessione dovuta al caso delle Comunarie di Genova e tornano sopra al 30 per cento. I grillini staccano di oltre 3 punti il Partito democratico (26,9) che comunque ferma la sua caduta, iniziata a metà febbraio con la scissione della sinistra.
Nell’area del centrosinistra i Democratici e Progressisti restano in linea di galleggiamento al 4 per cento, ma gli altri partitini neonati arrancano a dir poco: Sinistra Italiana non si schioda dall’1,7, il Campo Progressista di Giuliano Pisapia non supera l’1.
Arretra – ed è una piccola novità dopo gli ultimi 2-3 mesi – il centrodestra nel suo complesso: Lega Nord e Forza Italia sono appaiate all’11,9, scendendo quindi sotto la soglia psicologica del 12 per cento, mentre calano anche i Fratelli d’Italia. Una parziale risposta a questa flessione del centrodestra a tre punte è il sorprendente incremento nell’ultima settimana per Alternativa Popolare, alleato di governo del Pd, infiacchito da mesi. Le prese di posizione d’orgoglio di Alfano devono aver svegliato il cosiddetto elettorato moderato e così quello di Ap è la prestazione migliore negli ultimi 7 giorni secondo l’istituto diretto da Fabrizio Masia.
Ma cosa succede a causa dell’improvvisa impennata dei Popolari? Succede che superano la soglia di sbarramento e quindi conquistano la bellezza di 22 seggi, togliendoli nelle dovute proporzioni a tutti gli altri. Così, come si vede nella tabella, a perdere sono tutti. In particolare la Lega Nord che ne perde 7, ma anche il M5s che ne perde 5. Qui l’avvertenza è sempre che Emg attribuisce anche i seggi – non sondabili – delle circoscrizioni all’estero, distribuendo gli stessi delle Politiche 2013 (motivo per cui compare un seggio a Sinistra Italiana che nelle cifre è ben lontana dalla soglia di sbarramento del 3 per cento).
Ancora più significato ha applicare i numeri dei seggi conquistati dai partiti alle possibili coalizioni parlamentari per formare una maggioranza. Dopo settimane in cui sembrava non esserci un’opzione possibile per dare il via a un governo – se non quella fantascientifica degli “anti-sistema” M5s-Ln-Fdi -, ora avanza tra mille condizionali la silhouette di una nuova Grande Coalizione, visto che ai 289 seggi di Montecitorio che conquisterebbero – tutti insieme – Pd, Fi, Ap e Autonomie potrebbero infatti essere aggiunti i 26 dei Democratici e Progressisti, che hanno sempre negato di bissare le larghe intese del 2013, ma come in quel caso potrebbero sentire più forte il senso di responsabilità istituzionale per non rimandare il Paese alle elezioni. Tutto prematuro, com’è ovvio: alle Politiche manca probabilmente ancora un anno, la legge elettorale ancora non c’è e c’è tutto un anno di campagna elettorale da vivere.