Più storie LGBTI nei programmi televisivi e notizie quasi triplicate nei telegiornali italiani nel 2016. Questo è quanto emerge dal Diversity Media Report 2016, ricerca sulla rappresentazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, trangender e intesessuali nei media italiani, presentata a Milano il 28 marzo. Nell’anno passato infatti sono aumentate le presenze nei programmi televisivi in prima serata (come Italia’s Got Talent) e in format già collaudati (Uomini e donne, Il contadino cerca moglie). Sul lato dell’informazione, le notizie su temi e persone LGBTI sono più che triplicate rispetto al 2015, quando già erano raddoppiate rispetto al decennio precedente.  “Il rischio della macchietta è dietro l’angolo. Eppure, ci sono serie TV, come Un posto al sole o Un medico in famiglia, che hanno inserito da tempo personaggi omosessuali – racconta Chiara Reali, tra le curatrici del report – In Gomorra, invece, si è trattato il tema lontani dal solito stereotipo e dal lieto fine”. Perché, se per l’Italia il 2016 è stato l’anno delle Unioni civili, Diversity mira ad analizzare in che modo questo riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e bisessuali si sia riflettuto sul mondo dell’informazione e dell’intrattenimento.


Maglia nera a TgLa7, il ddl Cirinnà il tema più discusso
Da un’analisi di tipo quantitativo, è emerso che è Studio Aperto il telegiornale che lo scorso anno ha dato maggiore spazio alle tematiche LGBTI, con 193 notizie trattate rispetto alle 71 di TGLa7, l’ultimo in classifica. In seconda posizione Tg3 e Tg1, mentre gli altri canali Mediaset si devono accontentare di un quarto e sesto posto. Ma il dato forse più rilevante è il numero di notizie trattate, triplicate rispetto al 2015 che già aveva visto crescere l’attenzione rispetto al decennio precedente. Numeri alla mano, si è trattato di un vero e proprio climax: una media di 147 notizie l’anno dal 2005 al 2014, poi nel 2015 si arriva alla soglia delle 320 che viene sfondata con il picco di attenzione del 2016 di oltre mille notizie. “Fondamentale è stato l’ingresso in agenda del’iter parlamentare per l’approvazione del ddl Cirinnà sulle Unioni civili – racconta Monia Azzalini dell’Osservatorio di Pavia – ma anche il coverage della strage di Orlando”. Temi, eventi e persone LGBTI, in sintesi, hanno costituito il 2% delle notizie registrate dai telegiornali del 2016.

Si parla di più della comunità LGBTI, quindi, ma di quali temi si parla? Unioni civili (52%), cronaca nera (18%) e discriminazioni (15%) sono al centro del dibattito, per un discorso che sui media è portato avanti soprattutto dalla politica (49%) e dalla cronaca nera (29%). “Le notizie LGBTI fanno un po’ più notizia e un po’ meno paura e anche la questione del riconoscimenti dei diritti sta entrando nei telegiornali – racconta la presidente di Diversity Francesca Vecchioni – Tuttavia, sui mezzi di comunicazione si ascoltano ancora poco le persone”.

Lesbiche, bisessuali e transgender restano sottorappresentati nel cinema

È il cinema ad essere il media meno coraggioso del report. “Difficile che si vada oltre le tematiche del coming out o delle problematiche introspettive”, continua Vecchioni di Diversity. Il report ha analizzato 226 contenuti trasmessi nel 2016 tra serie tv straniere, programmi radio e televisivi, pubblicità e film di produzione italiana. Dal punto di vista quantitativo, è straniera una serie televisiva su due che tratta temi LGBTI, ma sono aumentati i programmi televisivi (25,4% dei prodotti presi in considerazione) che raccontano storie gay e lesbiche in prima serata o nel pomeriggio. E mentre il personaggio gay è ormai sdoganato, restano sotto rappresentati persone lesbiche, bisessuali, transgender e intersessuali. Come a dire che non bastano i numeri, ma “si può e si deve migliorare la qualità con cui queste tematiche sono trattate sul piccolo e grande schermo”, racconta la presidente di Diversity.

Un report, quello dell’associazione impegnata a sradicare pregiudizi e discriminazioni, che anticipa anche la serata del 29 maggio in cui si terranno a Milano i Diversity Media Awards 2017 (DMA), per premiare contenuti e personaggi che nel 2016 si sono distinti per una rappresentazione rispettosa delle persone e delle storie LGBTI nei media. Vincerà Gomorra, Un posto al sole o Un medico in famiglia per la Miglior Serie TV Italiana? E tra i Personaggi dell’anno avranno la meglio J-Ax, Jovanotti, Luciana Littizzetto, Roberto Mancini, Maria De Filippi o la nuotatrice Rachele Bruni? A introdurre le categorie in gara la coppia di scrittori e autori Gino & Michele, tra i direttori artistici dei Diversity Media Awards: miglior Film, Serie italiana, Serie Straniera, Programma Tv, Programma Radio, Pubblicità, Influencer dell’Anno, Personaggio dell’anno. “Noi vogliamo esserci non solo come politici ma anche come cittadini – racconta il sindaco di Milano Giuseppe Sala alla presentazione del rapporto – questo progetto deve continuare perché è un modo giusto per garantire un futuro positivo anche alla nostra città”. Tanto che l’assessore al welfare del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino ne approfitta per anticipare la prossima apertura su territorio meneghino di una casa rifugio per ragazzi mandati via dalle loro famiglie per questioni di orientamento sessuale. “L’unica cosa da fare è scommettere sulle differenze”, chiude Francesca Vecchioni. Una scommessa che deve essere vinta anche in prima serata o nei titoli degli articoli di giornale.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Liguria, la legge anti-slot slitta di un anno. Ex giocatori compulsivi e associazioni contro la proroga voluta da Toti

next
Articolo Successivo

Aborto, Onu contro l’Italia: “Preoccupa la difficoltà di accesso a causa del numero dei medici obiettori”

next