Renzi tenta l’intesa coi Cinquestelle per approvare il Legalicum, cioè l’Italicum per come è uscito dalla Corte costituzionale? “La parola dei renziani vale zero e le indiscrezioni sulle loro parole valgono ancora meno di zero: io non commento nulla che sia renziano perché sarebbe commentare il falso”. Chi parla, Alessandro Di Battista, smentisce qualsiasi contatto tra i grillini e i democratici per la riforma elettorale. A livello ufficiale, dunque, restano le posizioni di ieri: il Pd è per il Mattarellum, il M5s è per il Legalicum. Il problema, tuttavia, è che il Mattarellum non ha una base di voti sufficienti, non tanto alla Camera quanto al Senato. Viceversa il Legalicum potrebbe essere una opzione non ostile per tanti, compresi vari partitini, visto che è un sistema proporzionale. Resta il punto, ribadito da Danilo Toninelli, esponente M5s che si occupa di riforme istituzionali: “Se al Pd piace il #Legalicum lo dica pubblicamente votandolo in Parlamento. Gli accordi sotto banco Renzi li faccia con il gemello Berlusconi”. Per il momento nessuno dei renziani ha dichiarato niente sul Legalicum, in ogni caso.

Dall’altra parte, invece, c’è l’appello del ministro della Giustizia Andrea Orlando, candidato alla segreteria del Pd, che ripete per l’ennesima volta che il partito deve assumere un’iniziativa: “Non possiamo far passare l’impressione che vogliamo tenere questa legge, anche per i capilista bloccati è importante dare un segnale, ripartendo dai collegi”. “Con l’attuale legge – aggiunge – ci sono due scenari: o le larghe intese o le elezioni dopo sei mesi e entrambe non corrispondono agli interessi del Paese. Applicare questo sistema anche al Senato converrebbe solo al M5s. Noi dobbiamo recuperare quel po’ di maggioritario che si può recuperare e che i collegi siano uno dei criteri. Sul come, dobbiamo discuterlo con gli altri, altrimenti si rischia che il Mattarellum diventi una bandiera per tenere questa legge. Il Pd chiami tutte le forze politiche e ci dicano quali sono quelle disponibili a cambiare la legge elettorale”.

Tanto per rimescolare le carte una volta di più, c’è anche l’intervento dei verdiniani della Camera che con Massimo Parisi sembrano offrire una sponda per il Senato, dove la quindicina di parlamentari di Ala possono essere la spinta finale per l’approvazione di una legge. “Non sono sostenitore del Mattarellum – dice Parisi – ma credo sbagliato in questo momento togliere dalla discussione, sulla base di presunti diritti di veto di chiunque, un modello piuttosto che un altro”. Parisi ha ricordato che la proposta di legge presentata dal suo gruppo è “una variante” del Mattarellum, con il 50 per cento dei seggi assegnati in collegi uninominali e il 50 per cento con il proporzionale (anziché 75 e 25). Ala-Scelta Civica ha un voto in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e 16 in Aula. Quindi, secondo Parisi, non è “il momento di escludere modelli. Ora, io come ho detto, ho presentato una proposta di legge che non è il Mattarellum, che differisce dal Mattarellum, anche se può avere e ha elementi di partenza simili”. Parisi ha ricordato che il Mattarellum nel 1994 e nel 1996 non ha dato una maggioranza chiara in entrambe le Camere, ed è quindi lecito avere delle perplessità.

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