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Alatri, il presunto assassino andava aiutato perché tossicodipendente

Alatri, il presunto assassino andava aiutato perché tossicodipendente
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Quella della morte di Emanuele Morganti è una bruttissima storia: una vicenda di droga consumata in grandi quantità e di misteri legati all’abuso di sostanze stupefacenti. Mario Castagnacci viene arrestato con un quantitativo rilevante di cocaina e altri stupefacenti. Viene rilasciato perché dichiara l’uso di gruppo. Il che sta a significare che si dichiara tossicodipendente. Poi, il giorno dopo, Emanuele viene pestato ed ucciso. Mario è considerato uno degli assassini. L’avvocato rimette il mandato, adducendo circostanze certamente assai preoccupanti: riferisce di colleghi minacciati e pestati.

Credo che la terribile e triste vicenda metta in luce alcune questioni assai rilevanti. La prima, istintiva: è giusto che una persona arrestata perché in possesso di quantitativi ingenti di droga possa non restare in carcere, ma essere liberata? E’ normale che la legge permetta questo? Io ritengo certamente di sì. L’uso di sostanze stupefacenti non viene curato in carcere. Il carcere è la tomba della persona che si droga (perché di persona si tratta, si badi bene). Lo Stato ha il dovere di aiutare. Certamente, i rischi che un tossicodipendente sia libero ci sono.

E qui la seconda considerazione, che è, sia giuridica che sociale. Giuridicamente l’alternativa al carcere non è esclusivamente la libertà assoluta. Nella mia vita professionale ho assistito persone che hanno passato anche un anno agli arresti domiciliari, non trasgredendo mai le regole imposte, seguendo le terapie indicate e, alla fine, reinserendosi nella società in modo assolutamente encomiabile. Probabilmente un periodo di “contenimento” (non carcerario) è necessario. E qui, a seguire, la valutazione sociale: la droga coinvolge consumatori e venditori, e talvolta le figure del consumatore e del venditore si incrociano, confondendosi e sovrapponendosi. La droga costa e si fanno debiti. Di qui la deriva sociale del fenomeno e la valutazione attenta che deve essere fatta, volta per volta, dal giudice che ritiene di non dover incarcerare chi si proclama tossicodipendente.

La scelta della “misura” da adottare è un momento fondamentale, per la giustizia, per il recupero della persona e per la società. Il tossicodipendente deve staccarsi dalla droga, ma anche dal mondo che coinvolge la droga, dai ricatti morali, fisici ed economici che la droga crea.

Il diritto non deve mai essere paradossale: deve essere funzionale alla sanzione, come deve garantire la libertà dell’innocente. Deve assicurare alla società, non solamente di mostrare il suo lato sanzionatorio, ma anche quello correttamente rieducativo.

Durkheim diceva che il diritto e la funzione giudiziaria debbono ricucire la ferita causata dal delitto nella società. Nel caso di specie il diritto applicato (la giustizia) ha fallito perché non ha saputo dosare le opportunità che il diritto offre alla giustizia.

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