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Compensi Rai, Fazio: “Intrusione della politica senza precedenti, noi al pubblico ludibrio. Fino a maggio qui, poi si vedrà”

Il conduttore di "Che tempo che fa" intervistato da Repubblica: "E' un vulnus insuperabile, rotto il patto di fiducia tra viale Mazzini e chi ci lavora. Un programma come il nostro è pagato dalla pubblicità e non dal canone, mentre il fatturato consente altri programmi senza pubblicità". E non chiude né a Mediaset né a Sky

di F. Q.

“In questi mesi abbiamo assistito a un’intrusione della politica nella gestione della Rai che non ha precedenti. La politica non si è fatta custode di un bene, di uno spazio comune. La politica si è intromessa nella gestione ordinaria di un’azienda: addirittura nei contratti tra Viale Mazzini e gli artisti, i presentatori, gli attori di film e fiction. Ho aspettato il parere dell’Avvocatura dello Stato mercoledì sul tetto ai compensi in Rai, prima di intervenire su questo tema ma ora sento il dovere di dire come la penso”. Inizia così il lungo sfogo di Fabio Fazio sulle pagine di Repubblica, dopo che solo due giorni fa con un tweet criptico aveva fatto presagire il suo abbandono della Rai. Secondo Fazio, in questo caso, l’ingerenza subita dalla Rai ha creato un “vulnus insuperabile” perché “si è rotto un patto di fiducia tra Viale Mazzini e gli uomini e le donne che ci lavorano”.

Fazio accusa anche di essere stato esposto al “pubblico ludibrio” come molti suoi colleghi. Secondo il conduttore fissare un tetto agli stipendi pubblici, in qualunque settore, “significa sancire il primato del settore privato. Significa affermare che il settore pubblico deve rinunciare alle eccellenze professionali che il mercato può offrire”.

Per Fazio il problema in Rai non sono gli stipendi, ma le norme: “Se trovo un genio della letteratura o dell’informatica, non lo posso ingaggiare nella mia redazione a Che tempo che fa se non ha mai lavorato per le aziende”. Questo, spiega, rende difficile la scoperta di nuovi talenti e quindi del ricambio in Rai che viene indicato come conseguenza del tetto ai compensi. “Siamo pagati dalla pubblicità, non dal canone”, ribadisce Fazio dopo averlo già detto in trasmissione, aggiungendo che il fatturato consente che vengano fatti altri programmi che “non hanno la pubblicità, che hanno una funzione diversa e che magari hanno conduttori emergenti”.

Fazio non si sbilancia sul futuro: fino a fine maggio sarà in Rai, poi si vedrà. Ma sottolinea che non avrebbe alcuna difficoltà a lavorare neanche in Mediaset. E da Sky, ha ricevuto offerte? Fazio non risponde per rispetto alla Rai, ma conclude: “Certo, se i partiti indeboliscono il servizio pubblico, gli editori privati sono incoraggiati ad approfittarne. Il mercato esiste, anche se qualche politico lo ha dimenticato”.

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