Un manager implicato in un caso di riciclaggio internazionale di denaro della mafia ha guidato per sette anni la società “madre” del gasdotto Tap. C’è anche questo, stando a quanto scrive L’Espresso di questa settimana, dietro il progetto della grande opera che dovrebbe portare il gas azero in Europa approdando sulle coste del Salento. Progetto contro il quale in queste ore continuano a protestare i cittadini di Melendugno e dintorni, contrari all’espianto di poco più di 200 ulivi dal tracciato del microtunnel del gasdotto da 4mila chilometri, iniziato dopo che il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla realizzazione del Tap e ha respinto gli appelli proposti dalla Regione Puglia e dal Consiglio comunale di Melendugno. Il gruppo Tap ha annunciato querela nei confronti degli autori e del direttore, definendo “arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile l’accostamento del progetto alla parola mafia”.
Secondo quanto ricostruito dal settimanale, in edicola domenica, è stata una società “finora ignota”, Egl Produzione Italia, controllata dalla svizzera Axpo, a ricevere nel 2004 e 2005 due finanziamenti europei a fondo perduto da 3 milioni di euro per i progetti di fattibilità e gli studi preliminari propedeutici all’opera. Lo dimostrano documenti che la ong Re:Common ha chiesto e ottenuto dalla Commissione europea. La parte più interessante, si legge nell’inchiesta di Paolo Biondani e Leo Sisti, è che fino al 2007 il numero uno dell’azienda è stato un cittadino svizzero, Raffaele Tognacca, che in seguito, dopo aver lavorato in Italia per Erg, tornato in patria ha fondato Viva Transfer. Una finanziaria finita al centro di un’indagine antimafia arrivata ora al processo.
Nel 2014, scrive L’Espresso, le Fiamme Gialle scoprirono un presunto clan di narcotrafficanti legati alla ‘ndrangheta. Stando alle confessioni dei corrieri del gruppo, capeggiato da un calabrese, il milione e mezzo di euro da versare ai narcos sudamericani in cambio della cocaina fu portato “in contanti, dentro due trolley, a Lugano, nella sede della Viva Transfer”. E a ricevere i pacchi di banconote fu “Raffaele Tognacca in persona”. Al processo, in corso a Roma, i pm hanno formulato l’accusa di riciclaggio e, si legge nel servizio, hanno chiesto ai magistrati svizzeri di indagare sulla parte estera. Tognacca sostiene tuttavia di non essere “stato oggetto di nessuna misura istruttoria e/o procedimento penale, né in Italia, né in Svizzera”. La Egl, nel 2012, ha cambiato nome in Axpo, che compare tra i soci di Tap Ag (nata nel 2007) insieme a Bp, Snam, Fluxys, Enagas e all’azera Az-Tap.
Tap dal canto suo ha diffuso nel pomeriggio una nota in cui annuncia che “provvederà nelle prossime ore a sporgere querela contro gli autori e il direttore del giornale, riservandosi la facoltà di adire anche il tribunale civile per il risarcimento del gravissimo danno reputazionale, annunciando fin d’ora che esso sarà devoluto all’associazionismo antimafia”. “E’ arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile“, si legge nel comunicato, “l’accostamento di Tap Ag e del progetto del gasdotto transadriatico alla parola mafia effettuato con un suggestivo titolo sul numero in uscita domani del settimanale l’Espresso“. “Tap – prosegue la nota della multinazionale – è impegnata con verificabile e verificata coerenza nella più rigorosa applicazione delle leggi e dei regolamenti italiani ed europei nella attribuzione di appalti e subappalti ed ha da tempo sottoposto alla Prefettura di Lecce un protocollo antimafia che garantisca la massima trasparenza della conduzione dei lavori”.
Giustizia & Impunità
Tap, “un caso di riciclaggio di soldi della ‘ndrangheta dietro la società madre del gasdotto che approderà in Puglia”
A raccontare la vicenda è L'Espresso, che ricostruisce un'indagine antimafia su una lavanderia di denaro sporco con al centro Viva Transfer, fondata da Raffaele Tognacca. Il manager fino al 2007 è stato numero uno di Egl Produzione Italia, che ha ricevuto finanziamenti europei per realizzare progetti preliminari e studi di fattibilità dell'opera. Il gruppo Tap: "Inaccettabile, quereliamo autori e direttore"
Un manager implicato in un caso di riciclaggio internazionale di denaro della mafia ha guidato per sette anni la società “madre” del gasdotto Tap. C’è anche questo, stando a quanto scrive L’Espresso di questa settimana, dietro il progetto della grande opera che dovrebbe portare il gas azero in Europa approdando sulle coste del Salento. Progetto contro il quale in queste ore continuano a protestare i cittadini di Melendugno e dintorni, contrari all’espianto di poco più di 200 ulivi dal tracciato del microtunnel del gasdotto da 4mila chilometri, iniziato dopo che il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla realizzazione del Tap e ha respinto gli appelli proposti dalla Regione Puglia e dal Consiglio comunale di Melendugno. Il gruppo Tap ha annunciato querela nei confronti degli autori e del direttore, definendo “arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile l’accostamento del progetto alla parola mafia”.
Secondo quanto ricostruito dal settimanale, in edicola domenica, è stata una società “finora ignota”, Egl Produzione Italia, controllata dalla svizzera Axpo, a ricevere nel 2004 e 2005 due finanziamenti europei a fondo perduto da 3 milioni di euro per i progetti di fattibilità e gli studi preliminari propedeutici all’opera. Lo dimostrano documenti che la ong Re:Common ha chiesto e ottenuto dalla Commissione europea. La parte più interessante, si legge nell’inchiesta di Paolo Biondani e Leo Sisti, è che fino al 2007 il numero uno dell’azienda è stato un cittadino svizzero, Raffaele Tognacca, che in seguito, dopo aver lavorato in Italia per Erg, tornato in patria ha fondato Viva Transfer. Una finanziaria finita al centro di un’indagine antimafia arrivata ora al processo.
Nel 2014, scrive L’Espresso, le Fiamme Gialle scoprirono un presunto clan di narcotrafficanti legati alla ‘ndrangheta. Stando alle confessioni dei corrieri del gruppo, capeggiato da un calabrese, il milione e mezzo di euro da versare ai narcos sudamericani in cambio della cocaina fu portato “in contanti, dentro due trolley, a Lugano, nella sede della Viva Transfer”. E a ricevere i pacchi di banconote fu “Raffaele Tognacca in persona”. Al processo, in corso a Roma, i pm hanno formulato l’accusa di riciclaggio e, si legge nel servizio, hanno chiesto ai magistrati svizzeri di indagare sulla parte estera. Tognacca sostiene tuttavia di non essere “stato oggetto di nessuna misura istruttoria e/o procedimento penale, né in Italia, né in Svizzera”. La Egl, nel 2012, ha cambiato nome in Axpo, che compare tra i soci di Tap Ag (nata nel 2007) insieme a Bp, Snam, Fluxys, Enagas e all’azera Az-Tap.
Tap dal canto suo ha diffuso nel pomeriggio una nota in cui annuncia che “provvederà nelle prossime ore a sporgere querela contro gli autori e il direttore del giornale, riservandosi la facoltà di adire anche il tribunale civile per il risarcimento del gravissimo danno reputazionale, annunciando fin d’ora che esso sarà devoluto all’associazionismo antimafia”. “E’ arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile“, si legge nel comunicato, “l’accostamento di Tap Ag e del progetto del gasdotto transadriatico alla parola mafia effettuato con un suggestivo titolo sul numero in uscita domani del settimanale l’Espresso“. “Tap – prosegue la nota della multinazionale – è impegnata con verificabile e verificata coerenza nella più rigorosa applicazione delle leggi e dei regolamenti italiani ed europei nella attribuzione di appalti e subappalti ed ha da tempo sottoposto alla Prefettura di Lecce un protocollo antimafia che garantisca la massima trasparenza della conduzione dei lavori”.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.