Si avvicina il processo d’appello per l’ex ministro Calogero Mannino, assolto con rito abbreviato dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo stralcio per la trattativa Stato-mafia. Assoluzione che il 4 novembre 2015 il gip di Palermo Marina Petruzzella aveva pronunciato “per non avere commesso il fatto come ascrittogli” considerando non sufficientemente suffragata l’ipotesi accusatoria. Ora i giochi si riaprono perché il prossimo 10 maggio il presidente della prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha convocato le parti.
È un giudizio voluto dalla procura della Repubblica di Palermo, come annunciato fin dall’inizio dai pubblici ministeri Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi, che rappresentavano l’accusa nell’abbreviato arrivato a sentenza a inizio novembre 2015. “Noi andiamo avanti”, avevano detto e così hanno fatto tre parti civili. Sono il Comune di Firenze, l’Associazione vittime della strage di via Georgofili, rappresentata da Giovanna Maggiani Chelli, e le Agende Rosse, rappresentate da Salvatore Borsellino.
Mentre prosegue, sempre a Palermo, il dibattimento che vede imputati Totò Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Antonio Subranni, Mario Mori, Giuseppe De Donno e Marcello Dell’Utri, si torna a parlare delle accuse rivolte all’ex ministro. Il quale, secondo la ricostruzione della procura, avrebbe agito in concorso anche con l’allora capo della polizia Vincenzo Parisi e con il vice direttore del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) Francesco Di Maggio, nel frattempo deceduti.
La sentenza del giudice Petruzzella è stata categorica nell’affermare che “nei confronti di Mannino gli elementi indiziari […] risultano non adeguati”. Al massimo ci sono “elementi di sospetto, che non hanno quindi una grave e autonoma natura indiziaria”. Di “singolare furore demolitorio”, invece, parla la procura di Palermo nell’atto di impugnazione depositato lo scorso 15 dicembre. Inoltre i pm sottolineano che la formula assolutoria (“non aver commesso il fatto”) non mette in dubbio l’esistenza della trattativa, ma l’apporto dell’imputato.
Per questo, si legge nella quarantina di pagine vistate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, si sarebbe dovuta lasciare “in secondo piano […] ogni valutazione sulla sussistenza del fatto e, a maggior ragione, sulla responsabilità di altri imputati non sottoposti al giudizio abbreviato. È questo, tuttavia, l’esatto e lampante contrario di quanto è avvenuto con la sentenza che si appella”. E più in generale – proseguono i pm nel loro atto di appello – le oltre 500 pagine di motivazioni, depositate un anno dopo circa la sentenza, offrono “di volta in volta […] valutazioni in modo estremamente sintetico e apodittico”.
Mannino, dopo l’impugnazione dei pm, non ha voluto commentare e lo scorso 16 marzo, chiamato a deporre nel dibattimento in corso sulla trattativa, si è avvalso della facoltà di non rispondere, come preannunciato pochi giorni prima dai suoi legali al presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto. Probabilmente è una scelta di un profilo basso, quella di Mannino, che i primi guai iniziò ad averli oltre vent’anni fa con la notifica (era il 24 febbraio 1994) di un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa ed è proseguita con l’arresto nel 1995 su ordine dell’allora gip Montalto (lo stesso davanti a cui due settimane fa non ha risposto). In carcere a Rebibbia c’è rimasto una decina di mesi e altri quattordici li ha trascorsi ai domiciliari. Assolto sei anni più tardi e condannato in appello a cinque anni e quattro mesi, vide la Cassazione annullare la sentenza e rinviare a un nuovo processo d’appello conclusosi con una nuova assoluzione divenuta definitiva nel 2010.
Il risarcimento per l’ingiusta detenzione però non è arrivato. Per la Cassazione aveva comunque “accettato consapevolmente l’appoggio elettorale” di ambienti discutibili e poi è arrivata la tegola della trattativa e del processo in abbreviato. Processo in cui, secondo l’accusa, si sarebbe sentito in pericolo dopo l’omicidio di Salvo Lima, avvenuto il 12 marzo 1992, per il mancato “aggiustamento” del maxiprocesso, trasformandosi in uno degli attori del dialogo con Cosa nostra. Non ha commesso il fatto, per il gip di Palermo, ma ora la questione torna in discussione con l’appello e la nuova sentenza potrebbe arrivare a ridosso di quella del processo davanti alla Corte d’Assise.
Antonella Beccaria
Giornalista e scrittrice
Mafie - 1 Aprile 2017
Trattativa Stato-mafia, Calogero Mannino torna a processo. E i giochi si riaprono
Si avvicina il processo d’appello per l’ex ministro Calogero Mannino, assolto con rito abbreviato dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo stralcio per la trattativa Stato-mafia. Assoluzione che il 4 novembre 2015 il gip di Palermo Marina Petruzzella aveva pronunciato “per non avere commesso il fatto come ascrittogli” considerando non sufficientemente suffragata l’ipotesi accusatoria. Ora i giochi si riaprono perché il prossimo 10 maggio il presidente della prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha convocato le parti.
È un giudizio voluto dalla procura della Repubblica di Palermo, come annunciato fin dall’inizio dai pubblici ministeri Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi, che rappresentavano l’accusa nell’abbreviato arrivato a sentenza a inizio novembre 2015. “Noi andiamo avanti”, avevano detto e così hanno fatto tre parti civili. Sono il Comune di Firenze, l’Associazione vittime della strage di via Georgofili, rappresentata da Giovanna Maggiani Chelli, e le Agende Rosse, rappresentate da Salvatore Borsellino.
Mentre prosegue, sempre a Palermo, il dibattimento che vede imputati Totò Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Antonio Subranni, Mario Mori, Giuseppe De Donno e Marcello Dell’Utri, si torna a parlare delle accuse rivolte all’ex ministro. Il quale, secondo la ricostruzione della procura, avrebbe agito in concorso anche con l’allora capo della polizia Vincenzo Parisi e con il vice direttore del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) Francesco Di Maggio, nel frattempo deceduti.
La sentenza del giudice Petruzzella è stata categorica nell’affermare che “nei confronti di Mannino gli elementi indiziari […] risultano non adeguati”. Al massimo ci sono “elementi di sospetto, che non hanno quindi una grave e autonoma natura indiziaria”. Di “singolare furore demolitorio”, invece, parla la procura di Palermo nell’atto di impugnazione depositato lo scorso 15 dicembre. Inoltre i pm sottolineano che la formula assolutoria (“non aver commesso il fatto”) non mette in dubbio l’esistenza della trattativa, ma l’apporto dell’imputato.
Per questo, si legge nella quarantina di pagine vistate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, si sarebbe dovuta lasciare “in secondo piano […] ogni valutazione sulla sussistenza del fatto e, a maggior ragione, sulla responsabilità di altri imputati non sottoposti al giudizio abbreviato. È questo, tuttavia, l’esatto e lampante contrario di quanto è avvenuto con la sentenza che si appella”. E più in generale – proseguono i pm nel loro atto di appello – le oltre 500 pagine di motivazioni, depositate un anno dopo circa la sentenza, offrono “di volta in volta […] valutazioni in modo estremamente sintetico e apodittico”.
Mannino, dopo l’impugnazione dei pm, non ha voluto commentare e lo scorso 16 marzo, chiamato a deporre nel dibattimento in corso sulla trattativa, si è avvalso della facoltà di non rispondere, come preannunciato pochi giorni prima dai suoi legali al presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto. Probabilmente è una scelta di un profilo basso, quella di Mannino, che i primi guai iniziò ad averli oltre vent’anni fa con la notifica (era il 24 febbraio 1994) di un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa ed è proseguita con l’arresto nel 1995 su ordine dell’allora gip Montalto (lo stesso davanti a cui due settimane fa non ha risposto). In carcere a Rebibbia c’è rimasto una decina di mesi e altri quattordici li ha trascorsi ai domiciliari. Assolto sei anni più tardi e condannato in appello a cinque anni e quattro mesi, vide la Cassazione annullare la sentenza e rinviare a un nuovo processo d’appello conclusosi con una nuova assoluzione divenuta definitiva nel 2010.
Il risarcimento per l’ingiusta detenzione però non è arrivato. Per la Cassazione aveva comunque “accettato consapevolmente l’appoggio elettorale” di ambienti discutibili e poi è arrivata la tegola della trattativa e del processo in abbreviato. Processo in cui, secondo l’accusa, si sarebbe sentito in pericolo dopo l’omicidio di Salvo Lima, avvenuto il 12 marzo 1992, per il mancato “aggiustamento” del maxiprocesso, trasformandosi in uno degli attori del dialogo con Cosa nostra. Non ha commesso il fatto, per il gip di Palermo, ma ora la questione torna in discussione con l’appello e la nuova sentenza potrebbe arrivare a ridosso di quella del processo davanti alla Corte d’Assise.
B.COME BASTA!
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Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina nella notte tra sabato e domenica, “un record” dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha dichiarato l’aeronautica ucraina, alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala. "Sono stati avvistati nel cielo ucraino 267 droni nemici, il record per un singolo attacco" dall'inizio dell'invasione, ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat, secondo cui 138 sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati "persi" senza causare danni.
In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito ha riferito che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state "colpite", senza fornire ulteriori dettagli. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodynyr Zelensky nell'Ucraina centrale, hanno reso noto le autorità regionali.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos) - La Russia ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Kryvy Rih, nell'oblast' di Dnipropetrovsk, nella tarda serata di ieri, uccidendo una persona e ferendone altre cinque. Lo ha riferito Oleksandr Vilkul, capo dell'amministrazione militare della città dove è nato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra i feriti ricoverati in ospedale, una donna sarebbe in condizioni critiche.
L'attacco ha inflitto gravi danni alle infrastrutture civili della città, ha detto Vilkul. Dodici edifici residenziali, una struttura infrastrutturale, una casa di riposo e una chiesa hanno subito danni. L'attacco ha inoltre colpito edifici sociali e industriali, una stazione di servizio e numerosi veicoli.