A una settimana dal corteo anticorruzione che ha visto finire in manette anche il leader dell’opposizione Alexei Navalny, almeno 31 persone sono state arrestate a Mosca durante altre manifestazioni non autorizzate. L’accusa, secondo quanto riferisce Interfax, è di aver violato l’ordine pubblico. L’accesso alla Piazza Rossa è possibile solo attraverso il metal-detector e gli agenti hanno bloccato piazza Pushkin, tradizionalmente il punto di incontro dei manifestanti.
Tra loro ci sono anche Pavel Dyatlov, un sedicenne diventato simbolo delle proteste dei giovani in Russia dopo essere stato fotografato la settimana scorsa mentre si arrampicava su un lampione durante le manifestazioni dell’opposizione. Secondo il sito Ovd-Info, che monitora i casi di repressione del politica nel Paese, oltre a lui in manette sarebbe finito anche un altro oppositore molto noto, Ildar Dadin, il primo attivista a finire in carcere – per due anni e mezzo – per avere violato la controversa “legge anti-proteste” del 2014.
Nel centro della capitale, presidiato da un massiccio dispiegamento di polizia che ha blindato la Piazza Rossa, un centinaio di persone hanno iniziato a sfilare lungo la Tverskaya, una delle arterie principale della città, per protestare contro la corruzione nelle istituzioni, accogliendo un appello che era circolato sui social media. Il corteo però è stato bloccato dagli agenti in assetto anti-sommossa. Circa un migliaio di persone sono scese in strada anche nelle città di Novosibirsk, Samara e Astrakhan, ma secondo la polizia “non sono state segnalate violazioni dell’ordine pubblico”.
Navalny, nel frattempo, resta in carcere dopo la condanna a 15 giorni che gli è stata inflitta in seguito alle proteste del 26 marzo, le più imponenti degli ultimi anni contro chi detiene il potere a Mosca. Il blogger, che vuole sfidare Putin alle presidenziali dell’anno prossimo, ha fatto sapere di non avere nulla a che fare con le manifestazioni odierne, ma di certo la sua battaglia contro lo ‘zar’, accusato di guidare il Paese in modo autoritario, e contro il premier Dmitri Medvedev, che avrebbe aver ricevuto “bustarelle dagli oligarchi”, stanno facendo proseliti in tutto il Paese.
Ad esempio, Mikhail Khodorkovsky ha convocato un’altra azione di protesta contro il Cremlino il prossimo 29 aprile. Che avrà una “forma del tutto diversa” da quelle di Navalny, ha fatto sapere l’ex capo del colosso petrolifero Yukos, che dopo essere stato a lungo in carcere – secondo molti analisti internazionali, proprio per volontà di Putin – è tornato sulla scena politica con un suo movimento che invoca più democrazia in Russia.