Doveva essere bandito nel 2015, subito dopo la famosa riforma della “Buona scuola”, di cui avrebbe dovuto essere un tassello fondamentale. Poi, è diventato il concorso scuola 2016, a causa dei tanti ritardi burocratici e ministeriali. Siamo arrivati al 2017 e la procedura continua. Anzi, quasi ricomincia: il 28 aprile 2016 prendeva il via il concorsone, che ha visto impegnati 165mila candidati per 63mila posti. Oggi, a praticamente un anno di distanza dallo svolgimento di quei test, mentre alcune Regioni ancora attendono con ansia le graduatorie, migliaia di insegnanti tornano sui banchi per sostenere l’esame che può valere l’assunzione nella scuola pubblica. Altre settemila prove suppletive, frutto dei ricorsi in tribunale e delle decisioni dei giudici che hanno riammesso aspiranti docenti che inizialmente erano stati esclusi dal bando. Per lo più si tratta di provvedimenti cautelari, ancora in attesa del giudizio di merito, quasi la metà in Campania. Ma per mettersi al riparo dal punto di vista legale, il ministero dell’Istruzione è stato costretto ad attrezzare un “secondo turno”. Sperando che sia l’ultimo.

SETTEMILA PROVE SUPPLETIVE, 5MILA CANDIDATI
Ilfattoquotidiano.it è in grado di fornire il numero preciso di prove suppletive che si svolgeranno in tutto il Paese a partire da oggi e nelle prossime settimane: esattamente 7.002, per un totale di 4.963 candidati (un docente può aver presentato più di un ricorso e sostenere più test su diverse materie), secondo l’ultimo censimento realizzato dal Miur. Cifra che è comunque in costante aggiornamento: fino all’ultimo momento i ricorrenti possono presentarsi agli uffici regionali con un’ordinanza cautelare che li ammette a sedersi al tavolo d’esame. Basti pensare che un mese fa, quando gli Usr hanno pubblicato le prime liste ufficiali, gli iscritti erano circa 5mila, e nelle ultime settimane sono ulteriormente cresciuti. Per questo le amministrazioni locali stanno predisponendo delle postazioni supplementari, per essere pronti ad ogni evenienza. La loro distribuzione è molto disomogenea: come si evince dal grafico, poco meno della metà delle suppletive si concentrerà in Campania, che ha il record di ricorsi accolti e stacca nettamente tutte le altre Regioni; seguono Lombardia (977), Sicilia (900) e Lazio (591), mentre nell’intero Molise ci sarà appena un candidato.
LA CARICA DEGLI ESCLUSI
Si inizia lunedì 3 aprile con Scienze e tecnologie, disegno artistico e storia della musica. La prima tranche del calendario va avanti fino a giovedì 20, giorno degli insegnanti di clarinetto o di cinese. Poi toccherà alle altre classi di concorso (fra cui le materie più tradizionali come lettere e matematica, il sostegno, o i maestri di infanzia e primaria), che ancora attendono di conoscere le loro date. Sono tutti docenti che avrebbero voluto partecipare al concorsone già un anno fa, sono stati esclusi perché sprovvisti dei requisiti previsti dal bando ma si sono visti dar ragione dai tribunali, almeno in via cautelare. E torneranno sui banchi 12 mesi dopo: “La colpa è di chi ha voluto andare al muro contro muro: sarebbe stato meglio concedere subito l’ammissione con riserva e far svolgere la prova ai ricorrenti insieme agli altri. Così almeno avremmo evitato questa coda imprevista”, afferma Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief che supporta circa 2mila ammessi. La maggior parte sono insegnanti tecnico-pratici (quelli dei laboratori, per intenderci), tagliati fuori perché non abilitati ma in possesso solo di un semplice diploma: peccato, però, che negli ultimi 10 anni il Ministero non abbia istituito nessuno strumento di abilitazione, impedendo di conseguire quel titolo che poi ha richiesto. Loro da soli sono 3.169, e rappresentano anche la categoria con più probabilità di essere ammessa a pieno titolo. Poi ci sono i docenti di ruolo, quelli già assunti ma che chiedevano di partecipare al concorso per migliorare la loro posizione. E ancora: gli abilitandi Pas e specializzandi sostegno (chi proprio in quelle settimane stava completando il percorso di abilitazione e non ha fatto in tempo a chiudere prima del bando), i diplomati Isef (per educazione fisica), i dottori di ricerca (che recentemente hanno ricevuto dei pareri di equiparazione), gli abilitati all’estero.
COSA FARE DEI NUOVI VINCITORI?
Tutti, o quasi, sono stati ammessi con riserva: il Tar o il Consiglio di Stato non hanno ancora deciso nel merito, ma intanto hanno stabilito il loro diritto a sostenere gli esami. E questo si ricollega anche al grande dilemma in capo al ministero: cosa fare degli eventuali nuovi vincitori? A viale Trastevere non hanno ancora preso una posizione ufficiale: la strategia, per il momento, è temporeggiare. Qualcuno magari verrà bocciato, per le graduatorie passeranno mesi: l’amministrazione punta sulla possibilità che nel frattempo arrivi una sentenza definitiva e contraria, così da non ingolfare ulteriormente le fila dei docenti da assumere. Per il giudizio di merito ci vorrà almeno un anno, ma le liste d’attesa per l’immissione in ruolo non sono certo più veloci. Qualcun altro, però, ce la farà, specie gli insegnanti tecnico-pratici. E a quel punto bisognerà decidere in che ordine assumerli. L’ipotesi più probabile è quella di un inserimento “in coda” (piuttosto che “a pettine”), alla fine delle graduatorie già esistenti, per non andare a toccare le posizioni acquisite dai primi vincitori. Ma si vedrà in futuro, sperando che a questo secondo turno non ne debba seguire anche un terzo, visto che le ordinanze cautelari continuano ad arrivare. “Gli atti collettivi sono stati discussi, il grosso del contenzioso pare esaurito. Ma non si può sapere se in giro per l’Italia c’è ancora qualche ricorso individuale pendente”, spiega l’avvocato Santi Delia, che in particolare si è occupato della categoria dei dottori di ricerca . Nemmeno al Miur si sentono di escludere completamente che in futuro non ci sia bisogno di ulteriori test. Così il concorsone continua, si autorigenera. E non finisce mai.
Twitter: @lVendemiale
Scuola
Prove suppletive, il Concorso Scuola 2016 non è ancora finito: ministero costretto a nuovi test per migliaia di esclusi
A un anno di distanza dal primo esame del 28 aprile 2016, 4963 (ad oggi) aspiranti docenti tornano sui banchi per sostenere 7mila prove (il numero più alto in Campania). Il secondo turno è frutto dei ricorsi in tribunale e delle decisioni dei giudici che hanno ammesso i candidati che in un primo momento erano stati esclusi. Per molti di loro il Tar o il Consiglio di Stato non si è espresso nel merito
Doveva essere bandito nel 2015, subito dopo la famosa riforma della “Buona scuola”, di cui avrebbe dovuto essere un tassello fondamentale. Poi, è diventato il concorso scuola 2016, a causa dei tanti ritardi burocratici e ministeriali. Siamo arrivati al 2017 e la procedura continua. Anzi, quasi ricomincia: il 28 aprile 2016 prendeva il via il concorsone, che ha visto impegnati 165mila candidati per 63mila posti. Oggi, a praticamente un anno di distanza dallo svolgimento di quei test, mentre alcune Regioni ancora attendono con ansia le graduatorie, migliaia di insegnanti tornano sui banchi per sostenere l’esame che può valere l’assunzione nella scuola pubblica. Altre settemila prove suppletive, frutto dei ricorsi in tribunale e delle decisioni dei giudici che hanno riammesso aspiranti docenti che inizialmente erano stati esclusi dal bando. Per lo più si tratta di provvedimenti cautelari, ancora in attesa del giudizio di merito, quasi la metà in Campania. Ma per mettersi al riparo dal punto di vista legale, il ministero dell’Istruzione è stato costretto ad attrezzare un “secondo turno”. Sperando che sia l’ultimo.
SETTEMILA PROVE SUPPLETIVE, 5MILA CANDIDATI
Ilfattoquotidiano.it è in grado di fornire il numero preciso di prove suppletive che si svolgeranno in tutto il Paese a partire da oggi e nelle prossime settimane: esattamente 7.002, per un totale di 4.963 candidati (un docente può aver presentato più di un ricorso e sostenere più test su diverse materie), secondo l’ultimo censimento realizzato dal Miur. Cifra che è comunque in costante aggiornamento: fino all’ultimo momento i ricorrenti possono presentarsi agli uffici regionali con un’ordinanza cautelare che li ammette a sedersi al tavolo d’esame. Basti pensare che un mese fa, quando gli Usr hanno pubblicato le prime liste ufficiali, gli iscritti erano circa 5mila, e nelle ultime settimane sono ulteriormente cresciuti. Per questo le amministrazioni locali stanno predisponendo delle postazioni supplementari, per essere pronti ad ogni evenienza. La loro distribuzione è molto disomogenea: come si evince dal grafico, poco meno della metà delle suppletive si concentrerà in Campania, che ha il record di ricorsi accolti e stacca nettamente tutte le altre Regioni; seguono Lombardia (977), Sicilia (900) e Lazio (591), mentre nell’intero Molise ci sarà appena un candidato.
LA CARICA DEGLI ESCLUSI
Si inizia lunedì 3 aprile con Scienze e tecnologie, disegno artistico e storia della musica. La prima tranche del calendario va avanti fino a giovedì 20, giorno degli insegnanti di clarinetto o di cinese. Poi toccherà alle altre classi di concorso (fra cui le materie più tradizionali come lettere e matematica, il sostegno, o i maestri di infanzia e primaria), che ancora attendono di conoscere le loro date. Sono tutti docenti che avrebbero voluto partecipare al concorsone già un anno fa, sono stati esclusi perché sprovvisti dei requisiti previsti dal bando ma si sono visti dar ragione dai tribunali, almeno in via cautelare. E torneranno sui banchi 12 mesi dopo: “La colpa è di chi ha voluto andare al muro contro muro: sarebbe stato meglio concedere subito l’ammissione con riserva e far svolgere la prova ai ricorrenti insieme agli altri. Così almeno avremmo evitato questa coda imprevista”, afferma Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief che supporta circa 2mila ammessi. La maggior parte sono insegnanti tecnico-pratici (quelli dei laboratori, per intenderci), tagliati fuori perché non abilitati ma in possesso solo di un semplice diploma: peccato, però, che negli ultimi 10 anni il Ministero non abbia istituito nessuno strumento di abilitazione, impedendo di conseguire quel titolo che poi ha richiesto. Loro da soli sono 3.169, e rappresentano anche la categoria con più probabilità di essere ammessa a pieno titolo. Poi ci sono i docenti di ruolo, quelli già assunti ma che chiedevano di partecipare al concorso per migliorare la loro posizione. E ancora: gli abilitandi Pas e specializzandi sostegno (chi proprio in quelle settimane stava completando il percorso di abilitazione e non ha fatto in tempo a chiudere prima del bando), i diplomati Isef (per educazione fisica), i dottori di ricerca (che recentemente hanno ricevuto dei pareri di equiparazione), gli abilitati all’estero.
COSA FARE DEI NUOVI VINCITORI?
Tutti, o quasi, sono stati ammessi con riserva: il Tar o il Consiglio di Stato non hanno ancora deciso nel merito, ma intanto hanno stabilito il loro diritto a sostenere gli esami. E questo si ricollega anche al grande dilemma in capo al ministero: cosa fare degli eventuali nuovi vincitori? A viale Trastevere non hanno ancora preso una posizione ufficiale: la strategia, per il momento, è temporeggiare. Qualcuno magari verrà bocciato, per le graduatorie passeranno mesi: l’amministrazione punta sulla possibilità che nel frattempo arrivi una sentenza definitiva e contraria, così da non ingolfare ulteriormente le fila dei docenti da assumere. Per il giudizio di merito ci vorrà almeno un anno, ma le liste d’attesa per l’immissione in ruolo non sono certo più veloci. Qualcun altro, però, ce la farà, specie gli insegnanti tecnico-pratici. E a quel punto bisognerà decidere in che ordine assumerli. L’ipotesi più probabile è quella di un inserimento “in coda” (piuttosto che “a pettine”), alla fine delle graduatorie già esistenti, per non andare a toccare le posizioni acquisite dai primi vincitori. Ma si vedrà in futuro, sperando che a questo secondo turno non ne debba seguire anche un terzo, visto che le ordinanze cautelari continuano ad arrivare. “Gli atti collettivi sono stati discussi, il grosso del contenzioso pare esaurito. Ma non si può sapere se in giro per l’Italia c’è ancora qualche ricorso individuale pendente”, spiega l’avvocato Santi Delia, che in particolare si è occupato della categoria dei dottori di ricerca . Nemmeno al Miur si sentono di escludere completamente che in futuro non ci sia bisogno di ulteriori test. Così il concorsone continua, si autorigenera. E non finisce mai.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".