Come previsto da giorni, a Milano è stato caos. Perché uno sciopero del trasporto pubblico locale così compatto non si vedeva da tredici anni, visto che hanno aderito tutte le sigle sindacali. E perché mentre la città è affollata dai visitatori della settimana del design, la chiusura di tutte le linee del metrò nelle quattro ore di astensione dal lavoro dei dipendenti di Atm (Azienda trasporti milanesi) ha reso possibile raggiungere il Salone del mobile in Fiera solo con i treni del passante ferroviario o in taxi. A scatenare la protesta è stato il nodo del rinnovo del contratto che affida il servizio dei mezzi pubblici ad Atm, in scadenza a fine aprile. Che cosa accadrà dopo? È proprio l’incertezza su questo punto ad avere scaldato gli animi dei lavoratori. Il sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato negli ultimi giorni che è ancora aperta l’ipotesi di un affidamenti del servizio in house, in sostanza un affidamento diretto ad Atm, partecipata al 100% dal comune di Milano.
Tuttavia lo scorso febbraio la giunta ha approvato una delibera che prevede la pubblicazione fra un anno di un bando per la messa a gara dei servizi spacchettati: la gestione dei mezzi di superficie e delle metropolitane (non è ancora chiaro se insieme o ulteriormente spacchettati) e separatamente gli altri servizi che oggi sono in mano di Atm, come per esempio la gestione dei parcheggi vicini alle fermate del metrò, della sosta a pagamento su strada e del bike sharing. Mentre sull’ipotesi affidamento in house le sigle non sono compatte (Cisl e Uil temono per esempio che freni lo sviluppo dell’azienda fuori Milano), è proprio il rischio “spezzatino” a fare paura ai sindacati, che temono ricadute occupazionali se eventuali nuovi operatori non dovessero essere obbligati ad assorbire tutti i lavoratori di Atm. Per questo hanno chiesto nelle scorse settimane il ritiro della delibera come condizione per revocare uno sciopero “con la città, non contro la città, per salvaguardare la qualità del trasporto pubblico”. Ma la loro richiesta non è stata accolta dalla giunta, “perché ritirare la delibera – ha spiegato l’assessore alla Mobilità Marco Granelli – vorrebbe dire non fare neppure la proroga del servizio ad Atm di un anno”. Quella proroga necessaria in attesa del nuovo bando, che però al momento non è ancora arrivata.
E anche dietro questo ritardo, i sindacati temono possano nascondersi sorprese negative, come tagli alle corse. Intanto, mentre si litiga sul futuro del trasporto pubblico, un nuovo operatore ha già messo un piede dentro alle metropolitane. E in particolare a Metro 5 spa, la società che ha realizzato in project financing la linea lilla. Si tratta delle Ferrovie dello Stato, che nelle scorse settimane hanno acquisito dal costruttore Astaldi il 36,7% di Metro 5. Un’operazione a cui ha tentato di opporsi con tutte le sue forze Bruno Rota, presidente e direttore generale di Atm fino a pochi giorni fa, quando ha lasciato l’azienda alla scadenza del suo secondo mandato, con una ventina di giorni di anticipo rispetto a quanto originariamente previsto. Ad accelerare i tempi della sua uscita è stato proprio lo scontro tra Rota, che ritenendo l’ingresso di Fs “confliggente” con gli interessi dell’azienda del comune ha cercato di fare valere il diritto di prelazione di Atm sulle quote in vendita, e il sindaco Sala, che dopo qualche incertezza ha dato il via libera alle ferrovie. Ferrovie che ora avranno i requisiti per partecipare al prossimo bando, se in concorrenza o in partnership con Atm si vedrà. Lo scontro su M5 ha così aggiunto ulteriori incertezze alla situazione già infuocata che ha portato allo sciopero di oggi. Considerata la coincidenza con la settimana del design, il prefetto Luciana Lamorgese si era detta disponibile a far valere la precettazione. Ma Sala non ha voluto, temendo che gli animi venissero ancor più esacerbati: “Si può evitare la precettazione – ha spiegato – perché si può usare anche il treno per arrivare a Rho Fiera. Speriamo in una minimizzazione del disagio per la città in questo momento straordinario”. Così non è stato.
@gigi_gno