Il diretto interessato che smentisce, il giornalista che invece conferma, riportando una frase che – per la verità – sembra leggermente diversa da quella diffusa nelle anticipazioni delle agenzie. Si conclude con una sorta di pareggio la querelle tra Matteo Renzi e Panorama, il settimanale che ha intervistato l’ex presidente del consiglio nel numero in edicola domani. Ad accendere la miccia della polemica è un take dell’agenzia Ansa delle ore 13 e 48 che riporta le anticipazioni dell’intervista all’ex segretario del Pd. In caso di sconfitta alle primarie “mi pare evidente che stavolta me ne andrò davvero” dice Renzi nell’intervista al settimanale del gruppo Mondadori.
Una frase subito contestata dallo stesso ex segretario ora ricandidato alla guida del partito. “Con tutta l’amicizia per Andrea Marcenaro (il giornalista che firma l’intervista, ndr) non ho mai detto ciò che Panorama ha riportato – dice l’ex premier- Non l’ho detto e stavolta non l’ho nemmeno pensato. Gli ho spiegato a pranzo per un’ora perché non ho mollato e a questo punto non mollerò mai“. A dare manforte a Renzi arrivano subito in soccorso sia il suo portavoce, Michele Anzaldi sia il coordinatore della sua mozione al congresso, Matteo Richetti.
Panorama, però, insiste: sulla versione online del periodico l’autore dell’intervista Andrea Marcenaro precisa: “Con tutta l’amicizia per il presidente Renzi, ho riportato pienamente il colloquio: ‘Questa volta sarei tornato alla politica solo con i voti’. Senza voti niente impegno politico? ‘Mi pare evidente’. A me pareva scontato. Non vedo dove sia la notizia, né lo scandalo”. In verità, però, quella riportata da Mercenaro nella precisazione non è esattamente la frase riportata dalle agenzie nelle anticipazioni dell’intervista. Il significato del ragionamento dell’ex premier, però, non sembra cambiare.
Nel resto del dialogo con il settimanale, Renzi parla delle primarie che “restano un forte messaggio per certificare il consenso di un leader. Sarei per farle a livello europeo”. E ai suoi avversari manda a dire: “Tanti giornali e tanti professori ce l’hanno con me? Contano zero, sono i voti che contano”.
Quanto al caso Consip, la cui ombra ancora si allunga sull’attività politica dell’ex capo del governo: “Che lo si segua da vicino in tutto il suo iter. Voglio la verità. Nessuno insabbi. E vedrete come andrà a finire”. Il governo Gentiloni? Se la cava con una metafora quasi bersaniana: “Mi fido di lui: l’importante è che alla fine il gatto prenda il topo”. Riguardando all’attività del suo esecutivo, invece, Renzi ricorda che “con la Merkel ho discusso. La flessibilità, con buona pace di Mario Monti, non ce l’hanno regalata, ce la siamo presa con fatica, e con quella per la prima volta la sinistra ha abbassato le tasse“. Tra gli altri argomenti affrontati da Renzi nell’intervista ci sono anche i Cinquestelle. “C’è un capo, è Casaleggio, il figlio del fondatore. Non il mister congiuntivo Di Maio o il povero Di Battista“.
Sul caso Consip a rispondere sono proprio i Cinquestelle. “A proposito di presunti insabbiamenti di cui parla il segretario dimissionario del Pd – dichiarano in una nota i deputati M5s in commissione Affari costituzionali – ricordiamo a Renzi che il suo amico Lotti, insieme al Comandante generale dei carabinieri e a quello della Toscana, sono indagati dai magistrati proprio per la fuga di notizie inerenti la vicenda Consip, con l’accusa di rivelazione di segreto e favoreggiamento”.