Il Movimento 5 stelle a Roma perde il primo pezzettino della sua amministrazione. Dopo mesi di polemiche, contrasti interni e tentativi esterni di riconciliazione, accordi trovati e saltati nel giro di poche ore, cade la giunta del Municipio VIII presieduta da Paolo Pace. Oggi 5 aprile scadeva il termine per ritirare le dimissioni, presentate 20 giorni fa dopo l’ennesimo strappo con il gruppo dei consiglieri dissidenti. E il minisindaco non ci ha ripensato. La crisi è ufficiale e irreversibile, e le opposizioni, a partire dal Pd, attaccano, parlando di “fallimento in piena regola del M5s”. Ora il Campidoglio assumerà le veci per l’ordinaria amministrazione e probabilmente nominerà un commissario: “Deciderà la sindaca se tenere lei la responsabilità dell’incarico o delegare qualcun altro”, spiega Paolo Ferrara. Presto gli abitanti della Garbatella e dei quartieri limitrofi dovranno tornare al voto, probabilmente nella primavera 2018. E forse il Municipio cambierà anche colore politico: “Ma noi non abbiamo timori, anzi: il M5s andrà sicuramente bene”, afferma il capogruppo.
Alla fine tutti gli sforzi da parte del Comune di evitare la rottura definitiva si sono rivelati vani. L’ultimo ieri sera, quando lo stesso Ferrara, insieme al consigliere Pacetti, si è recato in via Benedetto Croce 50, alle porte dell’Eur, per provare a convincere Paolo Pace a fare un passo indietro. Tutto inutile: stavolta non c’è stata nessuna riunione fiume, come in occasione del vertice fino a notte fonda di inizio marzo in Campidoglio, che sembrava aver trovato un accordo (durato poche ore, però). Il colloquio è stato breve, appena una quarantina di minuti: non c’erano proprio i margini di trattativa, e gli emissari della Raggi hanno dovuto prenderne atto e tornare a casa a mani vuote.
La crisi nasce da lontano (già da settembre 2016), e riguarda principalmente i rapporti tra il presidente di municipio e un gruppo di consiglieri dissidenti, col tempo diventato maggioritario: i “ribelli” hanno accusato il minisindaco di una guida autoritaria, dispotica e poco trasparente, non in linea con le promesse fatte in campagna elettorale e i valori del Movimento; lui per conto suo ha sempre lamentato il mancato rispetto delle gerarchie e l’impossibilità di lavorare in queste condizioni ostili. Il feeling, mai sbocciato, si è incrinato definitivamente su alcune questioni specifiche: il ruolo del vice presidente Serafini, tacciato di conflitto di interessi; la riqualificazione degli ex Mercati generali, grande opera (come per lo stadio della Roma) avversata dalla base e sostenuta dall’amministrazione (anche da quella comunale); il rimpasto della giunta, su cui i consiglieri chiedevano scelte collegiali e il minisindaco rivendicava l’ultima parola.
In questo caos il Comune di Virginia Raggi non è stato semplice spettatore. All’inizio si è schierato dalla parte di Pace, nel tentativo di “soffocare” la rivolta interna: quando gli attivisti locali hanno organizzato una riunione critica, alcuni consiglieri comunali hanno anche provato a farla annullare. Inutile, come l’invio di tre tutor dal Campidoglio a inizio 2017. A un certo punto è scesa in campo in prima persona la Raggi, convocando tutti a Palazzo Senatorio per un faccia a faccia che sembrava aver portato ad una tregua, durata neanche 24 ore e rinnegata da Pace proprio con una dichiarazione a ilfattoquotidiano.it. Solo alla fine dal Comune si sono accorti della gravità della situazione e hanno scaricato il “minisindaco”, schierandosi dalla parte dei dissidenti. Troppo tardi, e ora qualcuno lo rinfaccia. “È da settembre che noi segnaliamo anomalie: se in Comune ci avessero ascoltato forse non saremmo arrivati a questo punto”, spiega un consigliere locale.
Il punto di non ritorno, invece, è la scadenza del termine per il ritiro delle dimissioni di Pace, che aveva lasciato 20 giorni fa prima di essere sfiduciato apertamente dai suoi. La minigiunta cade e per la Raggi non è una perdita da poco: il Municipio VIII comprende gli storici quartieri di Garbatella e Ostiense, e da solo conta circa 140mila abitanti. Più o meno quanto Livorno, una delle maggiori città a guida 5 stelle. Al Movimento romano non resta che un Municipio commissariato, in attesa del ritorno alle urne (probabilmente nella prossima primavera, nella finestra delle amministrative 2018). E forse qualche rimpianto per la gestione della vicenda.
Twitter: @lVendemiale
Politica
Roma, ufficiali le dimissioni del “minisindaco” M5S del Municipio VIII. Scatta il commissariamento
A nulla sono servite le trattative per tentare di convincere Paolo Pace a restare al suo posto, dopo i continui strappi all'interno della giunta - i quartieri Garbatella e Ostiense contano 140mila abitanti - pentastellata. Ora le deleghe passano provvisoriamente a Virginia Raggi, in attesa di un commissario e del ritorno al voto
Il Movimento 5 stelle a Roma perde il primo pezzettino della sua amministrazione. Dopo mesi di polemiche, contrasti interni e tentativi esterni di riconciliazione, accordi trovati e saltati nel giro di poche ore, cade la giunta del Municipio VIII presieduta da Paolo Pace. Oggi 5 aprile scadeva il termine per ritirare le dimissioni, presentate 20 giorni fa dopo l’ennesimo strappo con il gruppo dei consiglieri dissidenti. E il minisindaco non ci ha ripensato. La crisi è ufficiale e irreversibile, e le opposizioni, a partire dal Pd, attaccano, parlando di “fallimento in piena regola del M5s”. Ora il Campidoglio assumerà le veci per l’ordinaria amministrazione e probabilmente nominerà un commissario: “Deciderà la sindaca se tenere lei la responsabilità dell’incarico o delegare qualcun altro”, spiega Paolo Ferrara. Presto gli abitanti della Garbatella e dei quartieri limitrofi dovranno tornare al voto, probabilmente nella primavera 2018. E forse il Municipio cambierà anche colore politico: “Ma noi non abbiamo timori, anzi: il M5s andrà sicuramente bene”, afferma il capogruppo.
Alla fine tutti gli sforzi da parte del Comune di evitare la rottura definitiva si sono rivelati vani. L’ultimo ieri sera, quando lo stesso Ferrara, insieme al consigliere Pacetti, si è recato in via Benedetto Croce 50, alle porte dell’Eur, per provare a convincere Paolo Pace a fare un passo indietro. Tutto inutile: stavolta non c’è stata nessuna riunione fiume, come in occasione del vertice fino a notte fonda di inizio marzo in Campidoglio, che sembrava aver trovato un accordo (durato poche ore, però). Il colloquio è stato breve, appena una quarantina di minuti: non c’erano proprio i margini di trattativa, e gli emissari della Raggi hanno dovuto prenderne atto e tornare a casa a mani vuote.
La crisi nasce da lontano (già da settembre 2016), e riguarda principalmente i rapporti tra il presidente di municipio e un gruppo di consiglieri dissidenti, col tempo diventato maggioritario: i “ribelli” hanno accusato il minisindaco di una guida autoritaria, dispotica e poco trasparente, non in linea con le promesse fatte in campagna elettorale e i valori del Movimento; lui per conto suo ha sempre lamentato il mancato rispetto delle gerarchie e l’impossibilità di lavorare in queste condizioni ostili. Il feeling, mai sbocciato, si è incrinato definitivamente su alcune questioni specifiche: il ruolo del vice presidente Serafini, tacciato di conflitto di interessi; la riqualificazione degli ex Mercati generali, grande opera (come per lo stadio della Roma) avversata dalla base e sostenuta dall’amministrazione (anche da quella comunale); il rimpasto della giunta, su cui i consiglieri chiedevano scelte collegiali e il minisindaco rivendicava l’ultima parola.
In questo caos il Comune di Virginia Raggi non è stato semplice spettatore. All’inizio si è schierato dalla parte di Pace, nel tentativo di “soffocare” la rivolta interna: quando gli attivisti locali hanno organizzato una riunione critica, alcuni consiglieri comunali hanno anche provato a farla annullare. Inutile, come l’invio di tre tutor dal Campidoglio a inizio 2017. A un certo punto è scesa in campo in prima persona la Raggi, convocando tutti a Palazzo Senatorio per un faccia a faccia che sembrava aver portato ad una tregua, durata neanche 24 ore e rinnegata da Pace proprio con una dichiarazione a ilfattoquotidiano.it. Solo alla fine dal Comune si sono accorti della gravità della situazione e hanno scaricato il “minisindaco”, schierandosi dalla parte dei dissidenti. Troppo tardi, e ora qualcuno lo rinfaccia. “È da settembre che noi segnaliamo anomalie: se in Comune ci avessero ascoltato forse non saremmo arrivati a questo punto”, spiega un consigliere locale.
Il punto di non ritorno, invece, è la scadenza del termine per il ritiro delle dimissioni di Pace, che aveva lasciato 20 giorni fa prima di essere sfiduciato apertamente dai suoi. La minigiunta cade e per la Raggi non è una perdita da poco: il Municipio VIII comprende gli storici quartieri di Garbatella e Ostiense, e da solo conta circa 140mila abitanti. Più o meno quanto Livorno, una delle maggiori città a guida 5 stelle. Al Movimento romano non resta che un Municipio commissariato, in attesa del ritorno alle urne (probabilmente nella prossima primavera, nella finestra delle amministrative 2018). E forse qualche rimpianto per la gestione della vicenda.
Twitter: @lVendemiale
Articolo Precedente
Dl terremoto, sindaco di Ascoli Piceno Castelli: “Ancora 6mila sopralluoghi da fare, situazione pericolosa e grottesca”
Articolo Successivo
Luca Argentero ospite del Fatto.it: “Trump? Rappresenta tutte le mie paure. Prodotto di una follia collettiva”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".