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Visitò attivista No Tav in carcere Gianni Vattimo assolto dall’accusa di falso

Torino. L’accusa, che aveva chiesto dieci mesi, contestava al filosofo all'epoca europarlamentare di aver presentato all’ingresso del carcere due attivisti come "consulenti per i movimenti sociali", cosa che per i pm non corrispondeva al vero
Visitò attivista No Tav in carcere Gianni Vattimo assolto dall’accusa di falso
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Il filosofo Gianni Vattimo è stato assolto oggi in tribunale a Torino dall’accusa di falso per una questione legata al movimento No Tav. Nel 2013, quando era parlamentare europeo, Vattimo visitò il carcere delle Vallette facendosi accompagnare da due attivisti della Valle di Susa che intendeva incontrare dei loro compagni agli arresti. Per questo la procura aveva chiesto dieci mesi.

L’accusa contestava a Vattimo di aver presentato all’ingresso del carcere i due attivisti come “consulenti per i movimenti sociali”, cosa che per i pm non corrispondeva al vero. Anche per i due, Nicoletta Dosio e Luca Abbà (assistiti dagli avvocati Emanuele D’amico e Claudio Novaro), erano state proposte condanna leggermente inferiori.

Il tribunale ha però stabilito che “il fatto non sussiste”. “È un reato che non sussiste – ha detto l’avvocato Carlo Blengino, difensore di Vattimo – perché il professore, come europarlamentare, aveva il diritto di farsi accompagnare da chiunque poteva essergli utile per il suo ufficio. L’autorità giudiziaria non può sindacare le sue scelte”. La linea difensiva era che Dosio e Abbà avessero, nel corso del tempo, collaborato effettivamente a vario titolo con Vattimo.

A sollevare il caso erano stati il parlamentare pro Tav Stefano Esposito (Pd) e il vicepresidente dell’assemblea provinciale Pd di Torino, Raffaele Bianco. L’allora europarlamentare dell’Idv si era recato nel carcere del capoluogo piemontese per fare visita a Davide Giacobbe, detto “Giobbe”, noto attivista No Tav. Nel modulo di autocertificazione, il filosofo, da sempre contrario alla realizzazione della Torino-Lione, aveva dichiarato che Abbà e Dosio erano suoi consulenti. Lo scorso 29 agosto i pm torinesi Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano aperto un fascicolo di atti relativi, cioè senza ipotesi di reato né indagati, per appurare le circostanze in cui era avvenuta la visita.

Immediata fu la reazione di Gianni Vattimo. “Lo scandalo della persecuzione giudiziaria verso il movimento è anche nel fatto che si metta in dubbio la parola di un parlamentare”, commenta il filosofo. “È un accanimento senza senso, come tutto quello che fa ora la magistratura torinese contro i No Tav. Si perde tempo per queste cose, è davvero scandaloso. Non solo paghiamo 1.500 poliziotti che stanno al cantiere, ma dobbiamo anche subire questa cosa insensata”.

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