Uno spettro si aggira in medio Oriente. E’ quello della tentazione. La tentazione, cioè, della guerra. Non più “prove di Terza Guerra Mondiale”, come è stato detto. Lo scenario è drammatico, i primi a capirlo sono i mercati finanziari che infatti hanno cominciato a soffrire. Poi, ad inquietare e ricordare come certe situazioni di oggi assomiglino molto all’inanità del 1938 verso Hitler e alle sue mire d’espansione, c’è il silenzio di Cina ed Europa, che sembrano convitati di pietra: si accontentano di formali condanne appellandosi ai diritti umani. Sperano nel buon senso. E nella realpolitik. La Siria non vale il mondo. Ma i suoi bimbi, valgono la fine di Assad.
Infatti Mosca e Washington per ora si confrontano, ma ancora non si affrontano. Non possono. E’ un braccio di ferro troppo rischioso. E forse, sia per gli Stati Uniti, sia per la Russia, è venuto il tempo di liquidare il dittatore di Damasco e il suo regime criminale. Per la Russia, è un alleato che la scredita e la impiomba. Per l’America, l’occasione buona per ricollocarsi in medio Oriente, e dimostrare che non si è abbassata la guardia.
Così, Trump minaccia. E agisce. Putin minaccia, ma non può agire. Entrambi, giocano una mano di poker: per capire chi bluffa di più. Il magnate americano rischia il salto nel buio. Putin sventola il pericolo del suo “ombrello” militare in Siria. La flotta del Mar Nero è in pre allarme. Quella del Baltico, pure. I missili di Kaliningrad, l’enclave russa tra Polonia e Lituania – cioè in piena Unione Europea – sono puntati sulle capitali del Vecchio Continente. L’Alleanza Atlantica è già in allerta.
In verità, Trump ha riscoperto – o meglio, il Pentagono – il ruolo di gendarme globale degli Stati Uniti. Putin è rimasto platealmente vittima delle sue ambizioni imperiali, invischiato nelle complesse trame che ha tessuto per riassegnare al suo Paese il ruolo di superpotenza perduto dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.
In apparenza, dunque, l’imprevedibile Donald ha cambiato di colpo tattica nei confronti dell’amico Vladimir. E ha ritirato la mano tesa, che tanto aveva turbato i sonni dei patrioti Usa: inoltre, coi 59 missili lanciati sulla base chimica dell’esercito siriano spera di far dimenticare la Russian Connection e tante sue sprovvedute dichiarazioni sul ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente, come quando disse che non bisognava ricorrere all’opzione militare contro Assad. Paghi uno, pigli due.
I missili Trump hanno sparigliato le carte della grande partita internazionale: il mondo si è diviso in due, come ai tempi della Guerra Fredda. “Sostegno totale” degli alleati degli Stati Uniti. Condanna dei suoi avversari. Le cancellerie hanno rispolverato il lessico dei blocchi contrapposti. Putin ha denunciato l’attacco americano come “un’aggressione contro uno stato sovrano”, il suo portavoce Dmitri Peskov ha incalzato, spiegando che tutto è avvenuto in violazione delle norme del diritto internazionale fondato “su pretesti inventati”. Soprattutto, “come stima Putin, quest’azione non avvicina l’obiettivo finale della lotta contro il terrorismo internazionale ma innalza al contrario dei seri ostacoli per la costituzione di una coalizione internazionale per la lotta al terrorismo”. Quindi, la colpa è americana, se ci saranno conseguenze (ma non ci saranno, vista la cautela). Assad, insistono i russi, è innocente (per forza: sono loro che l’armano e lo proteggono). I gas, una balla.
I russi negano l’evidenza e le testimonianze: tutto il mondo ha visto gli effetti del gas. E questo li ha moralmente isolati. Certo, la politica e la guerra se ne fregano dell’etica e della morale. Ma al tempo dell’informazione istantanea e globale, la menzogna tanto può essere utile – vedi in caso di elezioni – quanto può diventare micidiale, con le immagini cruente ed atroci dei bimbi sarinizzati.
Un altro aspetto, niente affatto secondario, è il nuovo repentino cambio d’atteggiamento di Trump. Ha dovuto arrendersi allo stato delle cose: gli interessi geopolitici Usa non collimano con quelli russi. Non fin quando al Cremlino ci sarà il clan putiniano, nemico della libertà d’opinione, e il potere resterà saldo in mano agli ex uomini del Kgb.
Insomma, Trump ha cozzato contro il mondo reale: quello dei fatti, non delle verità truccate dal suo guru Stephen Bannon, ed ex direttore del sito dell’ultradestra suprematista Breitbart News, messo (finalmente) in un angolo: lo scorso mercoledì 5 aprile la Casa Bianca ha annunciato che Bannon lasciava il Consiglio nazionale di Sicurezza. Una vittoria, secondo gli analisti, del generale McMaster, grande esperto di affari strategici, che lo presiede e che ritiene sia fondamentale come strumento professionale e non politico.
Infine, Putin. Pensava di essere il più astuto del reame, di poter contare per quel che riguardava la Siria di una certa libertà di manovra, forte anche del fatto che in Occidente c’erano movimenti estremisti anti Ue a lui favorevoli. Invece è rimasto intrappolato dalla sua sicumera. I gas che hanno ammazzato decine di bimbi a Khan Sheikhoun hanno dissipato in pochi minuti il paziente lavorìo militare e diplomatico del presidente russo. Persino il nuovo alleato turco Erdogan lo ha clamorosamente contraddetto, invocando addirittura la collera di Allah per l’ignobile azione attribuita ad Assad, o a qualche suo generale, il che non cambia la sostanza. Mentre gli americani avevano acquisito le prove – stavolta non inventate da Bush e Blair come al tempo della guerra in Iraq ma documentate dai satelliti – che l’attacco chimico proveniva da un aereo siriano, lo zar si affannava a dire che si trattava di “fake news”, di balle. Beffardo contrappasso, l’ex tenente colonnello del Kgb che denuncia la disinformatija americana…
Assad è il responsabile di tutto ciò, dicono all’unisono Hollande e la Merkel. Nel loro comunicato in comune – l’Italia nei momenti cruciali, se fa scelte, le fa tardi – affermano di essere stati avvertiti in anticipo dell’azione. I capi della diplomazia francese e tedesca auspicano una soluzione politica sotto l’egida delle Nazioni Unite. I missili Usa sono “un avvertimento”, e pure una forma di “condanna” del “regime criminale” di Assad. Con Washington stanno Arabia saudita e Giappone, Israele offre il suo “totale” sostegno, sperando che “questo messaggio forte” possa essere inteso da Teheran e da Pyongyang, ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu. Ankara vorrebbe una zona “d’esclusione aerea” in Siria, considera che i missili siano stati una buona medicina. Il Pentagono ha battuto il Cremlino? La “punizione” americana per la strage provocata dall’attacco chimico che ha un valore soprattutto dimostrativo, trova consenso nella pubblica opinione statunitense e anche in quella mondiale, scossa dall’atrocità del tiranno di Damasco. Assad si è scavato la fossa.
Mondo
Attacco Usa in Siria, cambio di tattica di Trump “gendarme globale” con Putin. Che invece non può agire
Mosca e Washington per ora si confrontano, ma ancora non si affrontano. Non possono. E’ un braccio di ferro troppo rischioso. E forse, sia per gli Stati Uniti, sia per la Russia, è venuto il tempo di liquidare il dittatore di Damasco e il suo regime criminale. Ma intanto il mondo si divide in due
Uno spettro si aggira in medio Oriente. E’ quello della tentazione. La tentazione, cioè, della guerra. Non più “prove di Terza Guerra Mondiale”, come è stato detto. Lo scenario è drammatico, i primi a capirlo sono i mercati finanziari che infatti hanno cominciato a soffrire. Poi, ad inquietare e ricordare come certe situazioni di oggi assomiglino molto all’inanità del 1938 verso Hitler e alle sue mire d’espansione, c’è il silenzio di Cina ed Europa, che sembrano convitati di pietra: si accontentano di formali condanne appellandosi ai diritti umani. Sperano nel buon senso. E nella realpolitik. La Siria non vale il mondo. Ma i suoi bimbi, valgono la fine di Assad.
Infatti Mosca e Washington per ora si confrontano, ma ancora non si affrontano. Non possono. E’ un braccio di ferro troppo rischioso. E forse, sia per gli Stati Uniti, sia per la Russia, è venuto il tempo di liquidare il dittatore di Damasco e il suo regime criminale. Per la Russia, è un alleato che la scredita e la impiomba. Per l’America, l’occasione buona per ricollocarsi in medio Oriente, e dimostrare che non si è abbassata la guardia.
Così, Trump minaccia. E agisce. Putin minaccia, ma non può agire. Entrambi, giocano una mano di poker: per capire chi bluffa di più. Il magnate americano rischia il salto nel buio. Putin sventola il pericolo del suo “ombrello” militare in Siria. La flotta del Mar Nero è in pre allarme. Quella del Baltico, pure. I missili di Kaliningrad, l’enclave russa tra Polonia e Lituania – cioè in piena Unione Europea – sono puntati sulle capitali del Vecchio Continente. L’Alleanza Atlantica è già in allerta.
In verità, Trump ha riscoperto – o meglio, il Pentagono – il ruolo di gendarme globale degli Stati Uniti. Putin è rimasto platealmente vittima delle sue ambizioni imperiali, invischiato nelle complesse trame che ha tessuto per riassegnare al suo Paese il ruolo di superpotenza perduto dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.
In apparenza, dunque, l’imprevedibile Donald ha cambiato di colpo tattica nei confronti dell’amico Vladimir. E ha ritirato la mano tesa, che tanto aveva turbato i sonni dei patrioti Usa: inoltre, coi 59 missili lanciati sulla base chimica dell’esercito siriano spera di far dimenticare la Russian Connection e tante sue sprovvedute dichiarazioni sul ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente, come quando disse che non bisognava ricorrere all’opzione militare contro Assad. Paghi uno, pigli due.
I missili Trump hanno sparigliato le carte della grande partita internazionale: il mondo si è diviso in due, come ai tempi della Guerra Fredda. “Sostegno totale” degli alleati degli Stati Uniti. Condanna dei suoi avversari. Le cancellerie hanno rispolverato il lessico dei blocchi contrapposti. Putin ha denunciato l’attacco americano come “un’aggressione contro uno stato sovrano”, il suo portavoce Dmitri Peskov ha incalzato, spiegando che tutto è avvenuto in violazione delle norme del diritto internazionale fondato “su pretesti inventati”. Soprattutto, “come stima Putin, quest’azione non avvicina l’obiettivo finale della lotta contro il terrorismo internazionale ma innalza al contrario dei seri ostacoli per la costituzione di una coalizione internazionale per la lotta al terrorismo”. Quindi, la colpa è americana, se ci saranno conseguenze (ma non ci saranno, vista la cautela). Assad, insistono i russi, è innocente (per forza: sono loro che l’armano e lo proteggono). I gas, una balla.
I russi negano l’evidenza e le testimonianze: tutto il mondo ha visto gli effetti del gas. E questo li ha moralmente isolati. Certo, la politica e la guerra se ne fregano dell’etica e della morale. Ma al tempo dell’informazione istantanea e globale, la menzogna tanto può essere utile – vedi in caso di elezioni – quanto può diventare micidiale, con le immagini cruente ed atroci dei bimbi sarinizzati.
Un altro aspetto, niente affatto secondario, è il nuovo repentino cambio d’atteggiamento di Trump. Ha dovuto arrendersi allo stato delle cose: gli interessi geopolitici Usa non collimano con quelli russi. Non fin quando al Cremlino ci sarà il clan putiniano, nemico della libertà d’opinione, e il potere resterà saldo in mano agli ex uomini del Kgb.
Insomma, Trump ha cozzato contro il mondo reale: quello dei fatti, non delle verità truccate dal suo guru Stephen Bannon, ed ex direttore del sito dell’ultradestra suprematista Breitbart News, messo (finalmente) in un angolo: lo scorso mercoledì 5 aprile la Casa Bianca ha annunciato che Bannon lasciava il Consiglio nazionale di Sicurezza. Una vittoria, secondo gli analisti, del generale McMaster, grande esperto di affari strategici, che lo presiede e che ritiene sia fondamentale come strumento professionale e non politico.
Infine, Putin. Pensava di essere il più astuto del reame, di poter contare per quel che riguardava la Siria di una certa libertà di manovra, forte anche del fatto che in Occidente c’erano movimenti estremisti anti Ue a lui favorevoli. Invece è rimasto intrappolato dalla sua sicumera. I gas che hanno ammazzato decine di bimbi a Khan Sheikhoun hanno dissipato in pochi minuti il paziente lavorìo militare e diplomatico del presidente russo. Persino il nuovo alleato turco Erdogan lo ha clamorosamente contraddetto, invocando addirittura la collera di Allah per l’ignobile azione attribuita ad Assad, o a qualche suo generale, il che non cambia la sostanza. Mentre gli americani avevano acquisito le prove – stavolta non inventate da Bush e Blair come al tempo della guerra in Iraq ma documentate dai satelliti – che l’attacco chimico proveniva da un aereo siriano, lo zar si affannava a dire che si trattava di “fake news”, di balle. Beffardo contrappasso, l’ex tenente colonnello del Kgb che denuncia la disinformatija americana…
Assad è il responsabile di tutto ciò, dicono all’unisono Hollande e la Merkel. Nel loro comunicato in comune – l’Italia nei momenti cruciali, se fa scelte, le fa tardi – affermano di essere stati avvertiti in anticipo dell’azione. I capi della diplomazia francese e tedesca auspicano una soluzione politica sotto l’egida delle Nazioni Unite. I missili Usa sono “un avvertimento”, e pure una forma di “condanna” del “regime criminale” di Assad. Con Washington stanno Arabia saudita e Giappone, Israele offre il suo “totale” sostegno, sperando che “questo messaggio forte” possa essere inteso da Teheran e da Pyongyang, ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu. Ankara vorrebbe una zona “d’esclusione aerea” in Siria, considera che i missili siano stati una buona medicina. Il Pentagono ha battuto il Cremlino? La “punizione” americana per la strage provocata dall’attacco chimico che ha un valore soprattutto dimostrativo, trova consenso nella pubblica opinione statunitense e anche in quella mondiale, scossa dall’atrocità del tiranno di Damasco. Assad si è scavato la fossa.
TRUMP POWER
di Furio Colombo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Attentato Stoccolma, il camion si schianta e prende fuoco davanti al centro commerciale
Articolo Successivo
Attentato Stoccolma, un sospettato viene arrestato in diretta. L’azione davanti al parrucchiere
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Giustizia & Impunità
Prostituzione e droga ai clienti del locale a Milano: arrestati la figlia di Wanna Marchi, Stefania Nobile, e il suo ex Davide Lacerenza
Mondo
Trump sospende tutti gli aiuti militari a Kiev: “La ripresa dipende da Zelensky”. Vance: “Nuovo incontro solo quando il presidente ucraino vorrà la pace”
Mondo
Lo scudo Nato senza essere dentro l’Alleanza: cos’è l’estensione dell’articolo 5 proposta da Meloni per Kiev e gli effetti possibili su Putin
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Questo programma nasce da una mia idea, come conseguenza naturale dei miei giri per l'Italia con l'Orchestraccia. L'Italia ha un rapporto fortissimo con il folk e tanti giovani lo stanno riscoprendo e aggiornando con nuove sonorità. È un patrimonio immenso, che meritava un programma di conoscenza e di scoperta. E devo dire che la Rai ha creduto molto in questo format originale, un progetto coraggioso che incarna tutti i valori del servizio pubblico". Marco Conidi, cantautore romano, attore e frontman della band L’Orchestraccia, parla così con l'Adnkronos di 'Musica Mia', il nuovo programma che prenderà il via domenica 9 marzo alle 14 su Rai2. Alla conduzione, Conidi sarà affiancato da Lorella Boccia, in un viaggio per l’Italia da Nord a Sud a bordo di un pulmino, carico di strumenti musicali, per comprendere quanto la musica sia capace di raccontare e tramandare le tradizioni di un luogo.
"La musica popolare - sottolinea Conidi - è da una parte uno strumento di conoscenza e approfondimento antropologico, e dall’altra il legante che tiene insieme le comunità. Da sempre, quello che l’uomo non riusciva o non poteva esprimere a parole lo suonava e lo cantava". E l'Italia "ha un patrimonio immenso: dalla pizzica salentina, nata quasi come forma di esorcismo e oggi danza che fa ballare migliaia di persone, alla tarantella napoletana, malinconica e nello stesso tempo festosa", aggiunge Conidi. "Ho pensato che valesse la pena raccontare la storia del folk e di chi oggi lo porta avanti: la storia dei musicisti, la storia dei nuovi cantautori ma anche dei rapper che scrivono in dialetto. Anche a Sanremo abbiamo sentito sdoganare il romanesco, il napoletano, il ligure...Sarà un viaggio fatto di incontri, storie e canzoni", anticipa. "Ho già delle chiacchierate che mi resteranno nel cuore per tutta la vita. Ci saranno delle cose in queste puntate che potranno anche commuovere. Quando senti parlare James Senese, quando lo senti raccontare alcuni aneddoti su Pino Daniele, che veramente lui può dire di aver scoperto... Che dire? Io mi sono commosso. Ma anche a casa di Eugenio Bennato c'era un'emozione bellissima. E io credo molto che in tv, come nei concerti, se ti emozioni tu, allora si emoziona anche il pubblico".
Ad arricchire ogni puntata ci saranno anche gli interventi di due personaggi d’eccezione: Ambrogio Sparagna, che farà un racconto, regione per regione, della storia della musica popolare italiana, arricchendolo di esempi suonati ("lui è davvero la Treccani della musica popolare", dice Conidi), e l’attore Edoardo Sylos Labini che racconterà la storia di un brano rappresentativo del territorio ("vedrete ci saranno delle pagine molto emozionanti").
Il primo legame di Conidi, che è nato a Roma, con la musica popolare è nel ricordo "dei viaggi di ritorno dalle giornate di mare, quando si tornava in macchina cantando a memoria i brani di Lando Fiorini, Gabriella Ferri e Alvaro Amici con mio papà che era molto intonato. E andando in giro con L'Orchestraccia ho scoperto che sono ricordi impressi nell'immaginario collettivo di tutta Italia: tantissime canzoni della tradizione popolare che non abbiamo sentito alla radio le conosciamo a memoria tutti".
Un cantautore e attore che ha recitato in diversi film e serie tv di successo, Conidi è al suo debutto alla conduzione di un programma tv suo: "Sarò un conduttore inusuale. Nel senso che io nel programma porto me stesso e il mio linguaggio, certo rapportandomi alla tv e ai tempi televisivi ma senza snaturarmi. Anche perché mi trovo a raccontare quello che è il mio mondo. Poi, per fortuna, ho al mio fianco Lorella Boccia che ha già esperienza ed è una persona di grande ironia e giovialità con cui mi trovo molto bene e che mi sta aiutando molto".
Per ora sono previste 16 puntate di 'Musica Mia', "ma ne potremmo fare infinite: in tutte le città dove andiamo, al momento di andare via pensiamo che dovremmo tornare per raccontare tante altre storie. Abbiamo fatto una puntata a Napoli ma ne potremmo fare 20. Abbiamo fatto la prima puntata a Roma ma potremmo farne 100".
E il viaggio di 'Musica Mia', domenica 9 marzo, partirà proprio da Roma. Lorella e Marco si metteranno sulle tracce delle radici dello stornello romano e, a bordo del loro pulmino d’epoca, andranno a conoscere sugli argini del Tevere, la band degli Ardecore, che hanno ripreso la tradizione dello stornello romano e lo hanno attualizzato in una chiave decisamente più rock. Lorella Boccia, di origine campana, farà poi un percorso nella tradizione, cercando di comprendere a fondo lo spirito dei romani, facendosi raccontare dalla cantautrice Giulia Anania la maggiore interprete della musica romana: Gabriella Ferri. Marco Conidi farà invece un percorso più legato alla contemporaneità. Incontrerà prima il Piotta, il quale ha recuperato la tradizione della musica romana contaminandola con l’hip hop e il rap d’oltreoceano, e poi visiterà uno storico locale, dal quale negli anni Novanta sono emersi i maggiori cantautori della nuova scuola romana: Daniele Silvestri, Max Gazzè, Niccolò Fabi.
Per il cantattore-conduttore, la cosa più bella di questo viaggio, "è incontrare i giovani che stanno portando la musica popolare nel mondo 2.0. E mi rendo conto - dice - che i ragazzi sono molto più legati al loro territorio di qualche anno fa. Riprendono la tradizione e la mescolano con nuove sonorità. Nomi come Geolier, Liberato, Franco 126... Insomma, quando qualcuno pensa che la musica sia diventata tutta uguale, che tutto giri intorno a un algoritmo, in realtà artisti e pubblico stanno già molto più avanti. E Sanremo 2025 ha dimostrato che la musica non è affatto tutta in mano agli algoritmi. L'importante è aprire le porte in maniera inclusiva alla grande varietà che abbiamo a disposizione. E quando lo si fa, si scopre che tra i primi 7 brani di Sanremo preferiti da classifiche e pubblico, 5 sono di cantautori. O si vede che due giovani come Olly e Bresh, nella serata cover, scelgono di omaggiare De Andrè. D'altronde a Roma a Capodanno, per un concerto organizzato in una settimana, davanti a L'Orchestraccia e a Boy George, c'erano 70.000 persone. E questo vorrà pure dire qualcosa", conclude. (di Antonella Nesi)
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Questo programma nasce da una mia idea, come conseguenza naturale dei miei giri per l'Italia con l'Orchestraccia. L'Italia ha un rapporto fortissimo con il folk e tanti giovani lo stanno riscoprendo e aggiornando con nuove sonorità. È un patrimonio immenso, che meritava un programma di conoscenza e di scoperta. E devo dire che la Rai ha creduto molto in questo format originale, un progetto coraggioso che incarna tutti i valori del servizio pubblico". Marco Conidi, cantautore romano, attore e frontman della band L’Orchestraccia, parla così con l'Adnkronos di 'Musica Mia', il nuovo programma che prenderà il via domenica 9 marzo alle 14 su Rai2. Alla conduzione, Conidi sarà affiancato da Lorella Boccia, in un viaggio per l’Italia da Nord a Sud a bordo di un pulmino, carico di strumenti musicali, per comprendere quanto la musica sia capace di raccontare e tramandare le tradizioni di un luogo.
"La musica popolare - sottolinea Conidi - è da una parte uno strumento di conoscenza e approfondimento antropologico, e dall’altra il legante che tiene insieme le comunità. Da sempre, quello che l’uomo non riusciva o non poteva esprimere a parole lo suonava e lo cantava". E l'Italia "ha un patrimonio immenso: dalla pizzica salentina, nata quasi come forma di esorcismo e oggi danza che fa ballare migliaia di persone, alla tarantella napoletana, malinconica e nello stesso tempo festosa", aggiunge Conidi. "Ho pensato che valesse la pena raccontare la storia del folk e di chi oggi lo porta avanti: la storia dei musicisti, la storia dei nuovi cantautori ma anche dei rapper che scrivono in dialetto. Anche a Sanremo abbiamo sentito sdoganare il romanesco, il napoletano, il ligure...Sarà un viaggio fatto di incontri, storie e canzoni", anticipa. "Ho già delle chiacchierate che mi resteranno nel cuore per tutta la vita. Ci saranno delle cose in queste puntate che potranno anche commuovere. Quando senti parlare James Senese, quando lo senti raccontare alcuni aneddoti su Pino Daniele, che veramente lui può dire di aver scoperto... Che dire? Io mi sono commosso. Ma anche a casa di Eugenio Bennato c'era un'emozione bellissima. E io credo molto che in tv, come nei concerti, se ti emozioni tu, allora si emoziona anche il pubblico".
Ad arricchire ogni puntata ci saranno anche gli interventi di due personaggi d’eccezione: Ambrogio Sparagna, che farà un racconto, regione per regione, della storia della musica popolare italiana, arricchendolo di esempi suonati ("lui è davvero la Treccani della musica popolare", dice Conidi), e l’attore Edoardo Sylos Labini che racconterà la storia di un brano rappresentativo del territorio ("vedrete ci saranno delle pagine molto emozionanti").
Il primo legame di Conidi, che è nato a Roma, con la musica popolare è nel ricordo "dei viaggi di ritorno dalle giornate di mare, quando si tornava in macchina cantando a memoria i brani di Lando Fiorini, Gabriella Ferri e Alvaro Amici con mio papà che era molto intonato. E andando in giro con L'Orchestraccia ho scoperto che sono ricordi impressi nell'immaginario collettivo di tutta Italia: tantissime canzoni della tradizione popolare che non abbiamo sentito alla radio le conosciamo a memoria tutti".
Un cantautore e attore che ha recitato in diversi film e serie tv di successo, Conidi è al suo debutto alla conduzione di un programma tv suo: "Sarò un conduttore inusuale. Nel senso che io nel programma porto me stesso e il mio linguaggio, certo rapportandomi alla tv e ai tempi televisivi ma senza snaturarmi. Anche perché mi trovo a raccontare quello che è il mio mondo. Poi, per fortuna, ho al mio fianco Lorella Boccia che ha già esperienza ed è una persona di grande ironia e giovialità con cui mi trovo molto bene e che mi sta aiutando molto".
Per ora sono previste 16 puntate di 'Musica Mia', "ma ne potremmo fare infinite: in tutte le città dove andiamo, al momento di andare via pensiamo che dovremmo tornare per raccontare tante altre storie. Abbiamo fatto una puntata a Napoli ma ne potremmo fare 20. Abbiamo fatto la prima puntata a Roma ma potremmo farne 100".
E il viaggio di 'Musica Mia', domenica 9 marzo, partirà proprio da Roma. Lorella e Marco si metteranno sulle tracce delle radici dello stornello romano e, a bordo del loro pulmino d’epoca, andranno a conoscere sugli argini del Tevere, la band degli Ardecore, che hanno ripreso la tradizione dello stornello romano e lo hanno attualizzato in una chiave decisamente più rock. Lorella Boccia, di origine campana, farà poi un percorso nella tradizione, cercando di comprendere a fondo lo spirito dei romani, facendosi raccontare dalla cantautrice Giulia Anania la maggiore interprete della musica romana: Gabriella Ferri. Marco Conidi farà invece un percorso più legato alla contemporaneità. Incontrerà prima il Piotta, il quale ha recuperato la tradizione della musica romana contaminandola con l’hip hop e il rap d’oltreoceano, e poi visiterà uno storico locale, dal quale negli anni Novanta sono emersi i maggiori cantautori della nuova scuola romana: Daniele Silvestri, Max Gazzè, Niccolò Fabi.
Per il cantattore-conduttore, la cosa più bella di questo viaggio, "è incontrare i giovani che stanno portando la musica popolare nel mondo 2.0. E mi rendo conto - dice - che i ragazzi sono molto più legati al loro territorio di qualche anno fa. Riprendono la tradizione e la mescolano con nuove sonorità. Nomi come Geolier, Liberato, Franco 126... Insomma, quando qualcuno pensa che la musica sia diventata tutta uguale, che tutto giri intorno a un algoritmo, in realtà artisti e pubblico stanno già molto più avanti. E Sanremo 2025 ha dimostrato che la musica non è affatto tutta in mano agli algoritmi. L'importante è aprire le porte in maniera inclusiva alla grande varietà che abbiamo a disposizione. E quando lo si fa, si scopre che tra i primi 7 brani di Sanremo preferiti da classifiche e pubblico, 5 sono di cantautori. O si vede che due giovani come Olly e Bresh, nella serata cover, scelgono di omaggiare De Andrè. D'altronde a Roma a Capodanno, per un concerto organizzato in una settimana, davanti a L'Orchestraccia e a Boy George, c'erano 70.000 persone. E questo vorrà pure dire qualcosa", conclude. (di Antonella Nesi)
Roma, 04 mar. - (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, in Visita ufficiale in Giappone, è stato accolto dall’imperatore Naruhito e dall’imperatrice Masako al Palazzo Imperiale. Al termine dei colloqui nella sala delle Udienze, sono stati presentati al Capo dello Stato i componenti della Famiglia imperiale, il principe ereditario Fumihito Akishino e la principessa ereditaria Kiko Akishino. Successivamente si è svolta la colazione offerta dall’imperatore e dall’imperatrice del Giappone in onore del presidente Mattarella.
"Sono particolarmente felice di poter effettuare questa Visita ed è un'occasione per sottolineare ancora una volta il grande legame di amicizia che lega l'Italia al Giappone" ha affermato Mattarella incontrando l'imperatore.
La Visita del Capo dello Stato, oggi al secondo giorno, prosegue con i colloqui con lo speaker della Camera dei rappresentanti quindi con quello della Camera dei consiglieri. Ultimo appuntamento della giornata il concerto del tenore Vittorio Grigolo offerto dall’Italia alla presenza di rappresentanti della Casa imperiale.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Amo quando le persone reagiscono. Ancora meglio quando reagisce un intero Paese. Quando un governo reagisce, significa che c'è sentimento. E il sentimento è sempre meglio di nessun sentimento". Così il cantante estone Tommy Cash risponde, in un'intervista all'Adnkronos, alle polemiche italiane sul fatto che il suo brano 'Espresso Macchiato', pieno di stereotipi sul nostro Paese, rappresenterà l'Estonia all'Eurovision Song Contest.
"Amo l'Italia: i vestiti italiani, le auto italiane, le città italiane, l'arte italiana, l'architettura italiana, la gente italiana, il cibo italiano e, naturalmente, il caffè italiano", dice Cash, rapper non nuovo alle provocazioni. "Non c'è niente di meglio che trovarsi in una piccola città italiana, entrare in un piccolo bar, ordinare un espresso macchiato, accendersi una sigaretta e prendersi un momento per sé".
Come affronti le polemiche e coloro che chiedono la tua squalifica dall'Eurovision?
"C'è così tanto da fare per la preparazione dell'Eurovision e tutto il resto. Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo per fermarmi e pensare al dramma".
Alcuni interpretano il testo e il video come satira, altri come offensivi. Qual è il vero significato della canzone? Cosa speri che il pubblico ne tragga?
"Non mi piace quando un artista deve spiegare la propria arte. L'arte è fatta per essere compresa individualmente. Voglio che ogni persona ascolti la canzone, veda l'esibizione e ci trovi il proprio significato. Ci sono 99 significati: scegline uno".
Cosa ti aspetti da questa esperienza? Come pensi che il pubblico europeo reagirà alla tua esibizione?
"In questo momento, siamo la terza traccia più virale su Spotify a livello mondiale e sono passate solo due settimane. La gente la ascolta in tutta Europa, in tutto il mondo. Vedo i bellissimi video che le persone stanno realizzando, le cover che le persone cantano, le clip di persone vestite come Tommy. Mi piace".
Hai intenzione di modificare o adattare l'esibizione per l'Eurovision, soprattutto alla luce delle reazioni ricevute finora?
"Questo è sempre stato il piano per far evolvere la performance, proprio come una falena si evolve in una farfalla. Ma l'amore che le persone hanno già per Tommy così com'è ora rende tutto ancora più difficile. Detto questo, restiamo fedeli alla nostra visione originale. Elimineremo l'eccesso, manterremo ciò che funziona e modificheremo la performance per il palco dell'Eurovision".
Cosa pensi degli stereotipi culturali nella musica? Pensi che "Espresso Macchiato" li rafforzi o li decostruisca?
"Gli stereotipi sono pensati per essere decostruiti, ripensati, cambiati, giocati visivamente e concettualmente. Musicalmente, ci sono solo stili e linguaggi con cui sperimenti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna traccia italiana quando abbiamo creato Espresso Macchiato, è venuto tutto dal cuore".
Qual è il tuo rapporto con l'Italia?
"Ho navigato nei canali di una Venezia deserta di notte. Ho nuotato nelle spiagge di Capri. Ho visto la bellezza di Firenze con i miei occhi. Ho cavalcato tra i vigneti e le foreste d'Italia. Ho sorseggiato un caffè sul mio balcone a Positano, con vista sulla città, mentre il sole mi bruciava la pelle".
Come ti piace il caffè?
"Mi piace il caffè forte". (di Loredana Errico)