E’ stata davvero una fine ingloriosa quella dello storico mobilificio Grattarola. Ma non imprevedibile. Il fallimento decretato nel 2013 non è stato certo un fulmine a ciel sereno, tanto più che nel giro di tre anni è arrivato pure il rinvio a giudizio degli ultimi proprietari dell’azienda, accusati di bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Del resto sotto la guida di Pierantonio Valsecchi e del figlio Marco si sono consumate vicende quanto meno curiose, il cui epilogo è stata la chiusura dei battenti con un buco di quasi 2 milioni oltre ai 12 milioni di debiti. Buona parte dei quali nei confronti del sistema bancario e, in particolare, del Credito Valtellinese di cui Valsecchi senior, ex sindaco di Barzio, era stato direttore amministrativo. Oltre ad essere stato sindaco di varie società della ex popolare lombarda, in alcuni casi fino al 2012.
Tutto inizia nel 2008, quando la società di cucine di alta gamma viene divisa in due: da un lato gli immobili che fino ad allora avevano garantito i debiti, dall’altro la gestione operativa e i debiti stessi – buona parte nei confronti del Creval – confluiti nella newco Grattarola srl senza più alcuna garanzia. E’ in quest’ultima che fa il suo ingresso Valsecchi con la sua MSV Holding, forte di quasi 5 milioni di finanziamenti della popolare valtellinese garantiti personalmente dall’ex direttore amministrativo della banca. Che al suo fianco, per un paio d’anni, può contare su un socio di minoranza del calibro dello storico presidente dell’istituto Giovanni De Censi. Quest’ultimo, però, abbandona la nave giusto in tempo, nella primavera del 2012, rivendendo all’ex socio la sua quota per soli 950 euro, contro i quasi 800mila euro che aveva sborsato per rilevarla attraverso la Numbero 0 Strategy, società che possedeva insieme alla moglie.
Del resto in quei pochi anni la situazione non aveva fatto che peggiorare, come rileva una perizia giurata dello Studio Gattinoni di Milano allegata all’esposto presentato nei giorni scorsi contro il Creval dal socio Gecofin, che sottolinea come tra il 2008 e il 2011 la srl ha accumulato perdite per quasi 5 milioni di euro. Andamento che, nonostante la crisi, non le ha impedito di ottenere dalle banche nuovo credito per quasi 2,7 milioni. “Ciò che stupisce è il coinvolgimento degli istituti di credito che, privati delle garanzie immobiliari a seguito dell’operazione di scissione e potendo contare sulle sole garanzie insite nell’attività gestionale, hanno accompagnato la crisi aziendale accrescendo sempre più la loro esposizione, contribuendo con il loro atteggiamento ad influenzare l’entità del disavanzo”.
In particolare il Creval, stando a quanto riferito dall’ad Miro Fiordi ai soci nell’aprile 2016, dall’operazione Grattarola ha incassato una perdita complessiva di 8 milioni di euro: “L’incredibile attesa di una ristrutturazione aziendale da parte degli organi sociali, risulta essere stata finanziata ad oltranza dal gruppo Creval senza adeguata tutela del rischio”, chiosa il perito che parla di “superficialità e ritardi del gruppo Creval nel tutelare il proprio credito nei confronti di Grattarola srl. Anche perché la realtà aziendale delle società finanziate era così pesantemente compromessa da emergere facilmente anche solo da una superficiale lettura dei bilanci, delle note integrative e delle relazioni, e tale da suggerire urgenti iniziative di tutela del credito della banca”.