Non è russo, ma slavo. E non è neanche un ex soldato di Mosca. L’unica certezza è che Igor Vaclavic ha ucciso ancora. Ed è in fuga, a piedi tra i campi, dopo aver abbandonato l’auto con cui viaggiava. E non prima di aver sparso altro sangue. Ormai non ci sono più dubbi: intorno alle 19, al confine tra le province di Bologna e Ferrara, il 41enne ha ammazzato Valerio Verri, una guardia volontaria, e ferito un agente della polizia provinciale, Marco Ravaglia. I due facevano parte di una pattuglia mista. Vaclavic sarebbe stato intercettato ad un posto di blocco tra Marmorta e Molinella, nel Bolognese, avrebbe sparato e successivamente abbandonato l’auto per poi fuggire a piedi per i campi. L’uomo è braccato ed è in corso nella zona una imponente caccia all’uomo, con anche la partecipazione di forze speciali. Un ‘rastrellamento’ reso difficoltoso anche dal fatto che si tratta di una zona umida valliva, con vari specchi d’acqua paludosi. I vigili del fuoco hanno illuminato la zona boscosa vicina al luogo in cui è stata ritrovata l’automobile del sospettato.
In precedenza, come detto, il 41enne ha firmato un altro delitto: nelle campagne del Mezzano a pochi chilometri da Portomaggiore, ha ucciso una guardia volontaria (un guardia pesca) e ferito gravemente un agente provinciale, che si trova in ospedale in condizioni serie ma non in pericolo di vita. “È un fatto gravissimo. Sono vicino alle famiglie della vittima e all’agente della polizia provinciale ferito” ha detto il presidente della Provincia Tiziano Tagliani. Da una primissima ricostruzione, sembra che i due abbiano sottoposto a controllo un uomo che, armato di fucile, ha aperto il fuoco. Secondo un’altra versione, invece, i due in pattugliamento di routine avrebbero incrociato Igor, che gli avrebbe sparato subito senza concedere loro nemmeno il tempo per un minimo tentativo di reazione. In tarda serata, è stata diramata un’altra ricostruzione dell’accaduto: il contatto con l’omicida è stato casuale, durante una perlustrazione. L’assassino è sceso dal Fiorino e poi avrebbe disarmato Ravaglia e con la pistola rubata avrebbe ucciso Verri e ferito lo stesso Ravaglia. Poi la fuga. Vaclavic è fuggito dal luogo del delitto a bordo del Fiorino che ha abbandonato al posto di blocco per proseguire a piedi attraverso le campagne tra Consandolo, vicino ad Argenta e Molinella. Il pm di turno a Ferrara Ciro Alberto Savino si è recato nel Mezzano, sul posto dell’omicidio della guardia provinciale e del tentato omicidio. E’ in contatto diretto con la procura di Bologna per coordinarsi per l’eventuale evoluzione della caccia all’uomo. Nel caso venisse fermato il fuggitivo lo interrogherà insieme ai colleghi bolognesi.
Il 41enne il 2 aprile scorso ha ucciso il barista Davide Fabbri con una pistola sottratta a una guardia giurata. È successo nella frazione di Riccardina di Budrio, popoloso Comune della provincia di Bologna. Il rapinatore aveva il volto coperto, indossava una tuta mimetica da caccia ed era armato di fucile e pistola a pallini quando è entrato nel bar chiedendo soldi. Fabbri, forse per difendere la moglie presente nel locale, ha provato a sfilare l’arma al killer. A quel punto è partito un colpo, verso il pavimento, e uno dei pallini dell’arma da caccia ha ferito di striscio uno dei clienti. Poi il bandito ha estratto allora una pistola e ha sparato al petto di Fabbri un solo colpo, uccidendolo all’istante, per poi fuggire. Vaclavic ha un curriculum criminale considerato fin dall’inizio compatibile quantomeno con la rapina della guardia giurata a cui è stata sottratta, a Consandolo, nel Ferrarese, la pistola calibro 9 (una Smith&Wesson argentata) utilizzata per l’omicidio di Budrio e probabilmente anche stasera. Lo slavo era uscito dal carcere nella primavera del 2015, dopo aver scontato una condanna. La Bassa tra Ferrara e Bologna la bazzica da almeno un decennio e già nel 2007 fu arrestato per aver rapinato agricoltori, minacciati con arco e frecce, tra Ferrara e Rovigo. Faretra sulle spalle, coltello legato ad una gamba, una bandana nera in testa. Look da ‘Lupo Solitario’, soprannome che si dice gli sia stato affibbiato in prigione. La Procura di Ferrara lo accusa di far parte, in altri colpi, della banda Pajdek, che rapì e uccise nel settembre 2015 il pensionato Pier Luigi Tartari, ad Aguscello, fatto di sangue a cui il 41enne non partecipò e per cui sono già state pronunciati due ergastoli.