Beppe Grillo con le gambe distese in prima fila ascolta accarezzandosi la barba. Al suo fianco l’imprenditore Arturo Artom, un vecchio amico di Gianroberto Casaleggio e l’uomo a cui ha preso in prestito molte delle idee sulle piccole e medie imprese in Italia. Quando si alza il sipario sull’Officina H, a pochi metri di distanza dall’Olivetti di Ivrea, tutti guardano il palco in attesa del comizio di apertura e invece, per una volta, la politica è seduta in platea. Il regista della giornata, il figlio del cofondatore M5s Davide, nemmeno si fa vedere: resta come sua abitudine dietro le quinte e manda i relatori in pasto alla folla senza temporeggiare perché “la giornata è lunga e non bisogna perdere tempo”. I parlamentari, giacca e cravatta e trolley, arrivano puntuali e si guardano intorno in cerca dell’ingresso. Il programma? Lo hanno letto sul volantino. Nessuno di loro è stato consultato per la scrittura o l’organizzazione. Qui sono venuti per ascoltare. “Noi mica siamo una Leopolda”, dice Massimo De Rosa, deputato lombardo che è arrivato in macchina con il consigliere regionale Stefano Buffagni. Che guarda soddisfatto la coda all’ingresso: “E’ questo che deve fare il Movimento per crescere: far vedere che noi discutiamo dei temi, che siamo aperti, che sappiamo ascoltare e vogliamo lavorare per un progetto concreto”. E infatti brulicano gli eletti M5s di quasi ogni livello, ma arrivano anche imprenditori o esperti interessati ai relatori più che ai politici.

Casaleggio padre aveva in mente questo quando ha lasciato la macchina organizzativa del figlio: iniziare un percorso, dimostrare ai professionisti della politica che il Movimento ha un’idea di Italia e che pensa al futuro. Anche per questo i portavoce sanno che mai come oggi è importante farsi vedere seduti e attenti in prima fila. La senatrice Laura Bottici, per fare un esempio, prende appunti su un quadernino mentre parla il Ceo di Google Italia Fabio Vaccarono. Subito dietro la testa di capelli grigi di Grillo c’è Luigi Di Maio, il deputato e quello che tutti guardano come il probabile futuro candidato presidente del Consiglio. “Le persone che sono qui hanno la loro indipendenza personale e professionale – dice – Non sono dei politici, non sono del Movimento 5 stelle, la politica qui fa lo spettatore“. Poco distante Filippo Nogarin, sindaco di Livorno. La collega Virginia Raggi, direttamente da Roma, e la sindaca di Torino Chiara Appendino con la carrozzina. In fondo alla sala Alessandro Di Battista che, inseguito dai giornalisti, chiede di essere lasciato stare perché “oggi siamo qui per ascoltare”.

Mescolati tra la folla ci sono eurodeputati, consiglieri regionali e comunali. Naturalmente il fedelissimo Massimo Bugani, membro dell’associazione Rousseau per la partecipazione degli iscritti M5s in rete. I milanesi ci sono quasi tutti, dall’ex candidata, poi ritirata, Patrizia Bedori, ad alcuni degli attivisti locali più conosciuti come Bruno Misculin o Fulvio Martinoia. Tutti vestiti eleganti, quasi fosse una giornata di lavoro, faticano quasi a riconoscersi. Non ci sono bandiere, spille o magliette. Nessun manifesto. “E’ importante”, dice il deputato Roberto Fico, “dimostrare che non siamo autoreferenziali. Questa giornata in onore di Gianroberto è un modo per dare un messaggio forte all’esterno. Chiunque vuole dare un contributo lo può fare. Il Movimento è pronto ad ascoltarlo”.

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