Non solo già oggi emerge una “verità diversa da quella uscita dai tribunali”. Ma da ora partirà una seconda fase di lavoro in cui si approfondiranno in particolare

Vincenzo Onorato

le rotte della petroliera Agip prima dell’incidente e si ascolterà anche l’armatore del Moby Vincenzo Onorato. La commissione d’inchiesta sul disastro navale del Moby Prince, in cui il 10 aprile 1991 a Livorno morirono 140 persone, è in attesa di approvare la seconda relazione che faccia il punto sul lavoro che dura da oltre un anno e mezzo. Un lavoro che è decollato dopo una partenza diesel, ma che ora è a un passo da una svolta: i senatori sono in attesa di alcune perizie che devono approfondire diversi aspetti tecnici, tutti centrali in una vicenda molto complicata, compresa l’esplosione nel locale delle eliche di prua, per la quale non è escluso un ordigno. Nelle prossime settimana ci sarà una “fase 2“, come è stata descritta nei giorni scorsi dal presidente della commissione, il parlamentare sassarese del Pd Silvio Lai: ci si concentrerà, ha spiegato, sull’analisi di alcuni elementi “come il luogo di provenienza della petroliera, le caratteristiche del carico che aveva a bordo e le motivazioni del suo smantellamento dopo la tragedia”.

Zoom sulla petroliera Agip
Si tratta di uno degli aspetti mai indagati prima dalle inchieste giudiziarie sulla strage del Moby: della petroliera Agip Abruzzo contro la quale finì il Moby Prince non si occuparono né la prima indagine degli anni Novanta né l’inchiesta bis conclusa con un’archiviazione nel 2010. A cosa si riferisce Lai? A quello che ilfatto.it ha scritto un anno fa: la Agip, nei giorni precedenti al disastro, aveva compiuto un viaggio dal porto di Sidi Kerir, in Egitto, a quello di Livorno a tempo di record e senza apparenti ragioni, una traversata a tutta velocità per arrivare all’ancora davanti a Livorno due giorni prima del previsto. Poi le caratteristiche del carico: nessuno (magistratura, avvocati, Capitaneria) ha mai analizzato quanto greggio nelle cisterne dell’Agip Abruzzo e di che qualità fosse. Tutti si fidarono di un’autocertificazione, quella del comando della petroliera e dell’armatore, la Snam.

Lai: “Nel puzzle delle inchieste esclusi alcuni pezzi”
Lai nei giorni scorsi ha ricordato durante un’iniziativa a Cagliari dov’è stata inaugurata piazza delle Vittime del Moby Prince che “la commissione sta facendo un lavoro molto complesso per provare a recuperare dagli atti giudiziari, ascoltando anche testimoni che finora non erano stati presi in considerazione, elementi aggiuntivi. Ci stiamo rendendo conto che alcuni ‘pezzi’ che costituiscono la verità, non fanno parte del puzzle costruito, sono state escluse alcune parti“. Molti gli elementi nelle ricostruzioni processuali che non convincono i senatori, che scartano l’idea di un errore umano all’interno dell’equipaggio della Moby, che invece è stata quasi inamovibile nelle inchieste degli ultimi 26 anni.

“Il Moby aveva i timoni girati, doveva evitare ostacolo”
Lo stesso si può dire della nebbia che alcuni (pochi) testimoni dicono che c’era, altri che non c’era, altri ancora che era una nebbia strana o che somigliava piuttosto a fumo. Il senatore Lai è netto: “Innanzitutto non c’è nessuna testimonianza che affermi che c’era nebbia”. Poi la circostanza che i timoni della Moby furono trovati fermi a 30 gradi: “Vuol dire che funzionavano e qualcuno li ha tenuti con forza in quella direzione per evitare un ostacolo“. E allora torna la domanda che spunta dal 1991: quale ostacolo avrebbe dovuto evitare la Moby Prince appena partita da Livorno e diretta a Olbia? “Non è normale che una petroliera investita da una nave così alta, dica alla radio che è stata investita da una bettolina, richiamando i soccorsi solo su di sé. Non è normale che non si dica da dove provenisse davvero quella nave e che non sia stato fatto un esame adeguato a bordo della petroliera subito dopo il disastro. Come non è normale che sei mesi dopo la petroliera sia stata distrutta”.

Le cerimonie di commemorazione a Livorno

Intanto Livorno lunedì 10 aprile ricorderà la tragedia avvenuta a poche miglia dal suo lungomare nel 1991. Come di consuetudine, oltre alla messa in duomo e la cerimonia in Comune, il centro della città toscana sarà attraversato da un corteo che terminerà in porto, al molo dal quale partì il Moby Prince, dove verranno letti i nomi delle vittime e lanciate 140 rose.

 

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