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Gianroberto Casaleggio, un anno dopo la morte il ricordo sul blog di Grillo: “Vuoto incolmabile”

Il 12 aprile 2016 il cofondatore del Movimento 5 stelle moriva a Milano. Dopo l'evento in sua memoria organizzato dal figlio, il sito del leader ha scelto di pubblicare uno stralcio di un suo libro pubblicato nel 2001
Gianroberto Casaleggio, un anno dopo la morte il ricordo sul blog di Grillo: “Vuoto incolmabile”
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“Un vuoto incolmabile”. A un anno dalla morte di Gianroberto Casaleggio, cofondatore del Movimento 5 stelle, il blog di Beppe Grillo ha deciso di ricordarlo pubblicando uno stralcio del suo libro “Il web è morto, via il web” pubblicato nel 2001. “Ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi”, si legge nel post introduttivo. “Gianroberto ci ha insegnato tanto, soprattutto il potere dell’immaginazione per modificare la realtà e disegnare il futuro che vogliamo”. Sabato scorso il figlio Davide ha organizzato una giornata di incontri e dibattiti a Ivrea dal titolo “SUM01 Capire il futuro“.

Lo stralcio del libro riportato parte con “una riflessione sul senso della vita lavorativa” per chiudersi con un “suggerimento” da parte di Casaleggio, che dovrebbe valere per il rapporto con il lavoro ma anche con altre dimensioni della vita di ciascuno. Il cofondatore M5s in queste righe parla di alcuni dei principi su cui ha basato tutta la sua attività politica e militanza, tra cui l’immaginazione. “Suggerisco – scrive – di provare a cambiare e di usare l’immaginazione senza porsi dei limiti a priori. Ad applicare ed esercitare la sua volontà. Significato, volontà e immaginazione sono tre potenti talismani che chiunque possiede, di solito sono latenti, ma sono lì, a nostra completa disposizione. Con essi si può creare una nuova realtà che prima non sembrava possibile. Non è forse così che sono successe tutte le cose importanti nella Storia con la esse maiuscola e anche nella nostra vita quotidiana? Con un significato, l’immaginazione e la volontà?”. Lo stralcio scelto parla del problema del considerare il lavoro come una “dipendenza e non come un opportunità”: “Il lavoro come obbligo, come dipendenza diventa allora una condizione umana simile all’autoipnosi, un sogno permanente dal quale è meglio non svegliarsi, non si sa mai”.

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