È la gara più ricca d’Europa. Ora diventa ufficialmente l’appalto a più zeri finito al centro di un’indagine per corruzione. L’inchiesta Consip si allarga. E al centro delle indagini degli inquirenti finiscono anche altre aziende note come la Manutencoop, vincitrice di alcuni appalti banditi dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Ma non solo. Questa mattina, infatti, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma e gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli si sono materializzati nella sede romana della Consip, su ordine del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. I magistrati hanno chiesto l’acquisizione dei documenti legati al mega appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro.
Un’acquisizione che dunque allarga l’indagine cominciata dalla procura di Napoli, e poi arrivata a Roma. Da oggi, infatti, i magistrati indagheranno su tutti i 18 lotti in cui era suddiviso il mega appalto da 2,7 miliardi. Fino a ieri, invece, l’inchiesta era circoscritta solo a tre lotti: quelli vinti dal gruppo di Alfredo Romeo che valgono 602 milioni.
Scafarto in ferie. Cantone: “Non cambia nulla” – Era questo il nucleo principale dell’indagine che ha poi coinvolto – tra gli altri – ministro dello Sport Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto istruttorio, ma anche Tiziano Renzi, accusato di traffico d’influenze in concorso. E che ha destato molto clamore pochi giorni fa, quando nel registro degli indagati è finito anche il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, accusato di aver manipolato un’intercettazione che tirava in ballo Renzi senior. “Non mi pare che le intercettazioni abbiano messo in discussione la misura cautelare chiesta dalla procura di Roma né mi pare che l’impianto dell’indagine sia messo in discussione”, ha detto il presidente dell’ Anac Raffaele Cantone, mentre questa mattina, l’avvocato del militare, Giovanni Nunziata, ha annunciato che Scafarto si asterrà dalla prosecuzione del suo lavoro di investigatore per preparare la sua difesa: per questo motivo, il carabiniere è da oggi in ferie.
Cosa c’è nella nuova indagine – I nuovi accertamenti ordinati dai pm puntano a verificare le procedure utilizzate per l’affidamento dei lotti e il “comportamento” tenuto dai vari attori che hanno partecipato alla maxigara bandita nella primavera del 2014 e che riguardava la fornitura dei servizi gestionali destinata agli uffici pubblici, centri di ricerca ed università. L’attività di acquisizione di documenti iniziata oggi durerà alcuni giorni proprio per la complessità e dimensione dell’appalto.
L’indagine punta a chiarire l’attività svolta anche da altre aziende come la Manutencoop e Cofely Italia che si sono aggiudicati, ma non ancora affidati, quattro lotti ciascuno. Nell’affidamento delle varie porzioni della gara, la Romeo Gestioni è arriva prima per i lotti 3, 13 e 18 mentre la Cofely si è aggiudicata i lotti 8, 10, 11 e 16. Per quanto riguarda Manutencoop i lotti in cui si è piazzata prima sono l’1, 5, 7 e 15.
La Manutencoop e il “sistema del 2%” – A citare la Manutencoop davanti ai magistrati della procura di Napoli era stato, recentemente, Pietro Coci, il titolare di Euroservizi Group, l’impresa che si è aggiudicata in Ati con il colosso delle cooperative l’appalto triennale di pulizia e sanificazione dell’ospedale pediatrico Santobono Pausillipon da 11 milioni e 500mila euro. Secondo i pm della Dda di Napoli Celestina Carrano, Enrica Parascandolo ed Henry John Woodcock, grazie alla promessa di 200mila euro di tangenti (poi ne verranno elargiti “solo” 55mila). Coci racconta di aver informato due dirigenti di Manutencoop, Francesco Sciancalepore e Crescenzo Tirone, che per vincere l’appalto bisognava pagare. “Senza colpo ferire e senza fare una piega mi dissero – dice l’imprenditore ai pm – che erano assolutamente d’accordo e che per loro la prassi era di pagare sistematicamente nel settore degli appalti il 2-2,5% di tangente e non il 4%. E mi diedero pacificamente il via libera”.
Coci, però, ha tirato in ballo Manutencoop anche su altro. Per esempio su 13 lotti messi a gara dalla Consip. Sono gli stessi lotti contenuti dal maxui appalto da 2,7 miliardi? Il verbale dell’imprenditore è stato omissato, ma le acquisizioni di oggi fanno pensare di sì, anche se Manutencoop si è aggiudicata un altro appalto bandito dalla Consip, il cosiddetto “Belle Scuole” del 2012. Una garadel valore di un miliardo e 600 milioni di euro suddivisa in 13 lotti, per la quale il colosso delle cooperative è stato punto dall’Antitrust con una multa da 48 milioni e per aver fatto ‘cartello’.
Sempre l’Antitrust nei giorni scorsi ha acceso un faro sull’Fm4 avviando una istruttoria. Il Garante ha avviato un procedimento nei confronti di Cns, Dussmann Service, Engie Servizi (già Cofely Italia), ManitalIdea, Manutencoop Facility, Romeo Gestioni e Sti, per accertare se tali imprese, anche per il tramite di società dalle stesse controllate, abbiano coordinato le modalità di partecipazione alla gara bandita. Lo stesso Romeo, nell’aprile del 2016, aveva presentato un esposto alla Consip e all’Anac, successivamente all’autorità giudiziaria, per denunciare irregolarità nelle aggiudicazioni.
Romeo e la corruzione di Gasparri – Il soggetto principale dell’inchiesta Consip, come detto, è proprio l’imprenditore napoletano. Indagato per associazione a delinquere e corruzione, Romeo è stato arrestato l’1 marzo scorso per la presunta corruzione (per funzione) di Marco Gasparri, dirigente Consip e all’epoca direttore Sourcing Servizi e Utility, in pratica il settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni.
Proprio oggi, tra l’altro, la procura di Roma ha chiesto di sentire in incidente probatorio proprio Marco Gasparri. L’ obiettivo del procuratore aggiunto Ielo e del sostituto Palazzi è cristallizzare le sue affermazioni che sono alla base delle accuse mosse a Romeo. Parlando sia con i magistrati romani che con quelli di Napoli, il dirigente della centrale acquisti ha affermato di avere ricevuto, nell’arco di tre anni, circa 100 mila euro da parte di Romeo per ottenere informazioni relative agli appalti banditi dalla Consip. Il giorno dell’arresto di Romeo, gli inquirenti hanno ordinato di sequestrare a Gasparri proprio 100mila euro, la cifra che sarebbe il provento della corruzione dal 2013 a oggi. Il funzionario, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi, non è stato arrestato perché ha collaborato con gli inquirenti, ma anche perché sono venute meno le esigenze di custodia cautelare poiché Gasparri non ha più ruoli operativi all’interno di Consip.
L’inchiesta e il giglio magico – Nata sulle orme della presunta corruzione di Romeo, l’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione si è allargata a macchia d’olio: nel registro degli indagati è finito anche il ministro Lotti, indagato di rivelazione di segreto istruttorio perché accusato di aver raccontato dell’esistenza dell’indagine a Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip. Stesso reato contestato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e al comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Indagati anche l’imprenditore Carlo Russo e Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del consiglio: entrambi sono accusati di traffico d’influenze in concorso.
L’intercettazione su papà Renzi – Proprio il filone d’indagine sul padre di Matteo Renzi è stato recentemente arricchito da un colpo di scena, con la procura di Roma che ha indagato il capitano del Noe Scafarto. È accusato di falso materiale e falso ideologico perché “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni” l’informativa finita agli atti dell’inchiesta Consip nella quale riferiva fatti secondo i magistrati diversi da quelli in realtà accaduti. In particolare attribuisce la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” ad Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano ora in carcere per corruzione. Dopo una serie di accertamenti la procura di Roma ha scoperto che in realtà a pronunciare quella frase non era Romeo, bensì Italo Bocchino, l’ex parlamentare poi diventato consulente di Romeo.
L’intercettazione che sarebbe stata manipolata dal capitano Scafarto, però, non era ovviamente l’unico elemento a tirare in ballo Renzi senior. Altri atti dell’inchiesta fanno riferimento al padre dell’ex premier: intercettazioni combinate con i “pizzini” scritti da Romeo mentre conversava con Carlo Russo e poi gettati nella spazzatura ma recuperati dai carabinieri del Noe. E poi le dichiarazioni – da riscontrare – di Alfredo Mazzei, commercialista ed esponente del Pd che parla di un incontro tra Romeo e Tiziano Renzi, da quest’ultimo sempre smentito.
Giustizia & Impunità
Consip, la procura acquisisce i documenti della gara da 2,7 miliardi. Indagini anche sui lotti vinti dalla Manutencoop
L'acquisizione di oggi allarga l'inchiesta cominciata dalla procura di Napoli, e poi arrivata a Roma. Da oggi, infatti, i magistrati indagheranno su tutti i 18 lotti in cui era suddiviso il mega appalto da 2,7 miliardi. Fino a ieri, invece, l'indagine era circoscritta solo a tre lotti: quelli vinti dal gruppo di Alfredo Romeo del valore di 602 milioni. Il capitano Scafarto, intanto, si asterrà dalla prosecuzione del suo lavoro di investigatore ed è andato in ferie
È la gara più ricca d’Europa. Ora diventa ufficialmente l’appalto a più zeri finito al centro di un’indagine per corruzione. L’inchiesta Consip si allarga. E al centro delle indagini degli inquirenti finiscono anche altre aziende note come la Manutencoop, vincitrice di alcuni appalti banditi dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Ma non solo. Questa mattina, infatti, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma e gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli si sono materializzati nella sede romana della Consip, su ordine del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. I magistrati hanno chiesto l’acquisizione dei documenti legati al mega appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro.
Un’acquisizione che dunque allarga l’indagine cominciata dalla procura di Napoli, e poi arrivata a Roma. Da oggi, infatti, i magistrati indagheranno su tutti i 18 lotti in cui era suddiviso il mega appalto da 2,7 miliardi. Fino a ieri, invece, l’inchiesta era circoscritta solo a tre lotti: quelli vinti dal gruppo di Alfredo Romeo che valgono 602 milioni.
Scafarto in ferie. Cantone: “Non cambia nulla” – Era questo il nucleo principale dell’indagine che ha poi coinvolto – tra gli altri – ministro dello Sport Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto istruttorio, ma anche Tiziano Renzi, accusato di traffico d’influenze in concorso. E che ha destato molto clamore pochi giorni fa, quando nel registro degli indagati è finito anche il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, accusato di aver manipolato un’intercettazione che tirava in ballo Renzi senior. “Non mi pare che le intercettazioni abbiano messo in discussione la misura cautelare chiesta dalla procura di Roma né mi pare che l’impianto dell’indagine sia messo in discussione”, ha detto il presidente dell’ Anac Raffaele Cantone, mentre questa mattina, l’avvocato del militare, Giovanni Nunziata, ha annunciato che Scafarto si asterrà dalla prosecuzione del suo lavoro di investigatore per preparare la sua difesa: per questo motivo, il carabiniere è da oggi in ferie.
Cosa c’è nella nuova indagine – I nuovi accertamenti ordinati dai pm puntano a verificare le procedure utilizzate per l’affidamento dei lotti e il “comportamento” tenuto dai vari attori che hanno partecipato alla maxigara bandita nella primavera del 2014 e che riguardava la fornitura dei servizi gestionali destinata agli uffici pubblici, centri di ricerca ed università. L’attività di acquisizione di documenti iniziata oggi durerà alcuni giorni proprio per la complessità e dimensione dell’appalto.
L’indagine punta a chiarire l’attività svolta anche da altre aziende come la Manutencoop e Cofely Italia che si sono aggiudicati, ma non ancora affidati, quattro lotti ciascuno. Nell’affidamento delle varie porzioni della gara, la Romeo Gestioni è arriva prima per i lotti 3, 13 e 18 mentre la Cofely si è aggiudicata i lotti 8, 10, 11 e 16. Per quanto riguarda Manutencoop i lotti in cui si è piazzata prima sono l’1, 5, 7 e 15.
La Manutencoop e il “sistema del 2%” – A citare la Manutencoop davanti ai magistrati della procura di Napoli era stato, recentemente, Pietro Coci, il titolare di Euroservizi Group, l’impresa che si è aggiudicata in Ati con il colosso delle cooperative l’appalto triennale di pulizia e sanificazione dell’ospedale pediatrico Santobono Pausillipon da 11 milioni e 500mila euro. Secondo i pm della Dda di Napoli Celestina Carrano, Enrica Parascandolo ed Henry John Woodcock, grazie alla promessa di 200mila euro di tangenti (poi ne verranno elargiti “solo” 55mila). Coci racconta di aver informato due dirigenti di Manutencoop, Francesco Sciancalepore e Crescenzo Tirone, che per vincere l’appalto bisognava pagare. “Senza colpo ferire e senza fare una piega mi dissero – dice l’imprenditore ai pm – che erano assolutamente d’accordo e che per loro la prassi era di pagare sistematicamente nel settore degli appalti il 2-2,5% di tangente e non il 4%. E mi diedero pacificamente il via libera”.
Coci, però, ha tirato in ballo Manutencoop anche su altro. Per esempio su 13 lotti messi a gara dalla Consip. Sono gli stessi lotti contenuti dal maxui appalto da 2,7 miliardi? Il verbale dell’imprenditore è stato omissato, ma le acquisizioni di oggi fanno pensare di sì, anche se Manutencoop si è aggiudicata un altro appalto bandito dalla Consip, il cosiddetto “Belle Scuole” del 2012. Una garadel valore di un miliardo e 600 milioni di euro suddivisa in 13 lotti, per la quale il colosso delle cooperative è stato punto dall’Antitrust con una multa da 48 milioni e per aver fatto ‘cartello’.
Sempre l’Antitrust nei giorni scorsi ha acceso un faro sull’Fm4 avviando una istruttoria. Il Garante ha avviato un procedimento nei confronti di Cns, Dussmann Service, Engie Servizi (già Cofely Italia), ManitalIdea, Manutencoop Facility, Romeo Gestioni e Sti, per accertare se tali imprese, anche per il tramite di società dalle stesse controllate, abbiano coordinato le modalità di partecipazione alla gara bandita. Lo stesso Romeo, nell’aprile del 2016, aveva presentato un esposto alla Consip e all’Anac, successivamente all’autorità giudiziaria, per denunciare irregolarità nelle aggiudicazioni.
Romeo e la corruzione di Gasparri – Il soggetto principale dell’inchiesta Consip, come detto, è proprio l’imprenditore napoletano. Indagato per associazione a delinquere e corruzione, Romeo è stato arrestato l’1 marzo scorso per la presunta corruzione (per funzione) di Marco Gasparri, dirigente Consip e all’epoca direttore Sourcing Servizi e Utility, in pratica il settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni.
Proprio oggi, tra l’altro, la procura di Roma ha chiesto di sentire in incidente probatorio proprio Marco Gasparri. L’ obiettivo del procuratore aggiunto Ielo e del sostituto Palazzi è cristallizzare le sue affermazioni che sono alla base delle accuse mosse a Romeo. Parlando sia con i magistrati romani che con quelli di Napoli, il dirigente della centrale acquisti ha affermato di avere ricevuto, nell’arco di tre anni, circa 100 mila euro da parte di Romeo per ottenere informazioni relative agli appalti banditi dalla Consip. Il giorno dell’arresto di Romeo, gli inquirenti hanno ordinato di sequestrare a Gasparri proprio 100mila euro, la cifra che sarebbe il provento della corruzione dal 2013 a oggi. Il funzionario, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi, non è stato arrestato perché ha collaborato con gli inquirenti, ma anche perché sono venute meno le esigenze di custodia cautelare poiché Gasparri non ha più ruoli operativi all’interno di Consip.
L’inchiesta e il giglio magico – Nata sulle orme della presunta corruzione di Romeo, l’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione si è allargata a macchia d’olio: nel registro degli indagati è finito anche il ministro Lotti, indagato di rivelazione di segreto istruttorio perché accusato di aver raccontato dell’esistenza dell’indagine a Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip. Stesso reato contestato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e al comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Indagati anche l’imprenditore Carlo Russo e Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del consiglio: entrambi sono accusati di traffico d’influenze in concorso.
L’intercettazione su papà Renzi – Proprio il filone d’indagine sul padre di Matteo Renzi è stato recentemente arricchito da un colpo di scena, con la procura di Roma che ha indagato il capitano del Noe Scafarto. È accusato di falso materiale e falso ideologico perché “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni” l’informativa finita agli atti dell’inchiesta Consip nella quale riferiva fatti secondo i magistrati diversi da quelli in realtà accaduti. In particolare attribuisce la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” ad Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano ora in carcere per corruzione. Dopo una serie di accertamenti la procura di Roma ha scoperto che in realtà a pronunciare quella frase non era Romeo, bensì Italo Bocchino, l’ex parlamentare poi diventato consulente di Romeo.
L’intercettazione che sarebbe stata manipolata dal capitano Scafarto, però, non era ovviamente l’unico elemento a tirare in ballo Renzi senior. Altri atti dell’inchiesta fanno riferimento al padre dell’ex premier: intercettazioni combinate con i “pizzini” scritti da Romeo mentre conversava con Carlo Russo e poi gettati nella spazzatura ma recuperati dai carabinieri del Noe. E poi le dichiarazioni – da riscontrare – di Alfredo Mazzei, commercialista ed esponente del Pd che parla di un incontro tra Romeo e Tiziano Renzi, da quest’ultimo sempre smentito.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.