Chiederà informazioni alla procura di Napoli sul lavoro della polizia giudiziaria nell’indagine Consip. Interviene anche il ministro della giustizia, Andrea Orlando, nell’inchiesta aperta dalla procura di Napoli – e adesso portata avanti da quella di Roma – sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. “Ho chiesto alla procura generale di Napoli, attraverso gli uffici del mio dicastero, elementi sulle anomalie di funzionamento della polizia giudiziaria“, dice Orlando intervistato dal Corriere della Sera. Si tratta, spiega, “dell’unico passo che posso fare. Perché un ministro della Giustizia può avviare un’ispezione solo in presenza di responsabilità dei magistrati, che a oggi non si registrano. Mentre sulla polizia giudiziaria non ho poteri di vigilanza e di intervento”.
L’intervento del guardasigilli arriva dopo che nel registro degli indagati è finito anche il nome del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, accusato di falso materiale e ideologico per aver manipolato un’intercettazione che tirava in ballo Tiziano Renzi, indagato per traffico illecito di influenze. “Non credo – aggiunge Orlando – che nemmeno il Csm” abbia molti spazi di azione, siccome “un magistrato si è accorto della manipolazione ed è intervenuto. Certo, emergessero altri fatti si dovrebbe valutare. In ogni caso l’episodio è grave e inquietante: cambiare le carte è un’alterazione della verità commessa da chi dovrebbe invece contribuire a ricercarla”.
E mentre Orlando chiede agli uffici di via Arenula di acquisire informazioni alla procura generale di Napoli, da Rignano sull’Arno il sindaco Daniele Lorenzini dichiara a Repubblica che “avere diverse opinioni politiche non abbia niente a che fare con le indagini giudiziarie“. Lorenzini è un testimone dell’inchiesta Consip e recentemente ha rotto i suoi rapporti con Tiziano Renzi: adesso si ricandida sindaco nel comune di origine dell’ex premier ma senza il simbolo del Pd. “Sono sicuro che ci sia solo un nesso temporale. Il caso Consip è estraneo al dissidio sulle elezioni ma un cittadino deve dire la verità ai magistrati“.
Su quanto riferito ai magistrati, Lorenzini ricorda: “Solo di aver partecipato ad una cena a casa di Tiziano, con mogli e altri commensali” a cui ha partecipato anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia. “Fra gli altri c’era anche lui. E in quella serata ho solo sentito una battuta intorno ad una grigliata e con un buon bicchiere di vino: ‘Non frequentare certa gente, ha detto il generale mentre Tiziano cucinava la bistecca tra una battuta e l’altra. Come ho detto ai magistrati, non ho sentito nessun nome e non ho capito il contesto al quale quella frase fosse riferita”. Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, è indagato per violazione di segreto: stessa ipotesi di reato contestata anche al ministro dello Sport Luca Lotti.