I cinesi sugli spalti e dall’altra parte del pianeta, il “calcio spezzatino” con il fischio d’inizio alle 12.30 per la gioia delle pay-tv, la moviola in campo mai così decisiva nella storia del pallone: più che una partita Inter-Milan è stata una premonizione. Come sarà la Serie A fra 10 anni, o forse pure prima: un prodotto commerciale da smerciare in tutto il globo, moderno, internazionale. Adesso mancano solo le squadre per essere all’altezza del futuro, in cui magari il calcio italiano tornerà ad essere (diversamente) grande, come una volta.
Di ricorrenze storiche ce ne sono state tante, nel sabato di Pasqua a San Siro. La prima volta senza Silvio Berlusconi, ormai ufficialmente ex presidente dei rossoneri. Quindi il primo derby tutto cinese per davvero, dopo anni di transizione molto lunga da compiersi: da una parte l’Inter passata prima per l’interregno di Erick Thohir, prima di finire nelle mani più rassicuranti di Suning; dall’altra le mezze acquisizioni, trattative farlocche e closing infiniti dei rossoneri, fino alla tanto sospirata cessione in settimana. La Lega Calcio, incapace in tutto quando si tratta di decidere per il bene del pallone italiano, ma sempre attenta quando si parla di soldi, si è giocato come meglio non poteva la fortunata coincidenza di un derby a due giorni di distanza dal passaggio societario rossonero: anticipo a mezzogiorno, in “prime time” per le televisioni cinesi, con il sito web dell’Inter che lanciava collegamenti da Nanchino (sede operativa dell’impero di Suning) e tutto lo status maggiore rossonero in tribuna a San Siro.
Così Inter-Milan è diventata la partita più vista della storia del campionato (con 860 milioni di spettatori potenziali). Ma pure quella più “remunerativa”, con un record di incassi a quota 4 milioni di euro: oltre ai tifosi con gli occhi a mandorla davanti alla tv, ce n’erano tanti pure a San Siro, ovviamente tutto esaurito. A dimostrazione che giocare all’ora di pranzo e internazionalizzare l’evento non va necessariamente contro la passione dei tifosi italiani. Con buona pace pure di Matteo Salvini, leader della Lega Nord e tifoso doc rossonero, che aveva annunciato che non avrebbe visto il derby per protesta contro la “globalizzazione del pallone”, salvo poi pubblicare su Facebook un selfie con tanto di mojito e berretto rossonero. Magari si sarà ricreduto.
E poi la moviola in campo: il cosiddetto “occhio di falco non era mai stato così determinante. Immaginate quel tocco di Zapata all’ultimo secondo un paio d’anni fa, senza l’assistenza della tecnologia. Praticamente l’apocalisse: se Orsato avesse dato il gol (difficile, in presa diretta il salvataggio alla disperata di Gagliardini sembrava buono) sarebbe crollato San Siro, e solo fuori dallo stadio i replay avrebbero dato ragione all’arbitro, senza evitare un finale di partita ingestibile. In caso contrario, avremmo avuto polemiche a non finire e recriminazioni per anni. C’è chi per una roba del genere ci ha pure vinto uno scudetto (la Juventus di Conte per quel gol di Muntari che ancora grida vendetta). Oggi, invece, la goal line technology è realtà: una vibrazione all’orologio, la scritta inconfutabile “goal” che spegne immediatamente ogni accenno di protesta. Zero polemiche, nessuno strascico: giustizia è fatta. Più o meno, sui 7 minuti di recupero decisi dal direttore di gara si potrebbe dibattere a lungo. Ma un minimo di discrezionalità ci sarà sempre e forse è pure giusto così: l’arbitro in fondo fa parte del gioco. Presto arriverà anche la Var (Video Assistant Referee), la vera e propria moviola in campo, e le cose andranno ancora meglio: grazie alla tecnologia il calcio del futuro sarà più trasparente. E quindi più bello.
L’unica nota stonata del big match di San Siro sono stati proprio i protagonisti in campo: l’Inter, che ha buttato via una gara già vinta ed esce dal derby ancora più in crisi di quanto c’era arrivata; il Milan, che nonostante l’entusiasmo di un pareggio insperato è stato comunque a lunghi tratti dominato dai cugini. Le milanesi si avviano verso la conclusione dell’ennesima stagione deludente, e rischiano di rimanere entrambe fuori dall’Europa: sarebbe la seconda volta negli ultimi tre anni. I cinesi devono ricostruire, e farlo in fretta, perché non c’è evento che tenga se poi i valori delle squadre sono questi. Ma al netto della mediocrità generale delle due formazioni, in campo c’è stato anche spettacolo: intensità, emozioni, colpi di scena fino all’ultimo. Era pur sempre il derby di Milano. Solo più commerciale, tecnologico e internazionale del solito: per novanta minuti abbiamo visto la Serie A del futuro. E in fondo non è stata poi così male.
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